Gli unionisti nordirlandesi, forti delle rassicurazioni – e soprattutto dei molti soldi – di Londra, hanno mollato finalmente la presa: ieri il leader del Dup Jeffrey Donaldson annunciava la fine dei due anni di boicottaggio del parlamento nordirlandese attuato dal suo partito. Il Dup protestava contro i nuovi assetti doganali fra Londra e Belfast che, introducendo controlli su alcune merci provenienti dalla Gran Bretagna, a suo dire politicamente minano l’unità dell’Irlanda del Nord al Regno Unito. Gli altri tre partiti che formeranno un nuovo esecutivo – il repubblicano Sinn Fein, l’Alliance Party e l’Ulster Unionist Party – hanno accolto con favore gli sviluppi e si sono detti pronti a governare di nuovo.

La gestione condivisa del potere da parte di repubblicani cattolici del Sinn Fein e unionisti protestanti del Dup, sancita dall’accordo del Venerdì santo del 1998, potrà dunque riprendere. E con in testa per la prima volta un premier repubblicana, Michelle O’Neill, dal momento che il Sinn Fein ha vinto le recenti elezioni politiche del 2022: un passaggio storico che, sommato alla realistica vittoria dello stesso partito nella repubblica d’Irlanda l’anno prossimo, apre la pista a una riunificazione dell’isola, prospettiva più che infernale per lo stesso Dup. Da Brexit a un’Irlanda riunificata, insomma, il passo è ormai concepibile.

L’accordo fra il governo di Rishi Sunak e il partito di Donaldson arriva dopo mesi di negoziati inconcludenti, siglato grazie all’assicurazione da parte di Londra che la posizione dell’Irlanda del Nord nell’Unione è indiscussa, unita allo stanziamento di oltre tre miliardi di sterline per soccorrere l’economia e risolvere vertenze salariali che hanno portato a un’ondata di scioperi nel paese. Per ammorbidire le rigidità del Dup, oltre alla carota, Londra aveva usato il bastone: dandogli tempo fino all’8 febbraio per ripristinare il governo locale o come alternativa tornare di nuovo alle urne. È finito così un Aventino che ha anche scosso le fondamenta del trattato di pace.

Con la riapertura di Stormont, probabilmente entro la settimana, trova forse (l’accordo lascia molti scontenti a destra del Dup) soluzione la crisi degli assetti politico territoriali tra l’Unione europea e la Gran Bretagna – violentemente scombussolati da Brexit – di cui l’Irlanda del Nord è stata finora allo stesso tempo nodo critico e vittima kafkiana. L’origine della protesta del Dup risale proprio all’uscita della Gran Bretagna dall’Ue scattata quattro anni fa. Sunak aveva invano tentato di placare le fobie unioniste di distacco da Londra attraverso il Windsor Framework, l’accordo negoziato con Bruxelles la scorsa primavera che riduce al minimo i controlli sulle merci che entrano nell’Irlanda del Nord. Controlli che, a loro volta, erano stati istituiti per mantenere aperto il confine tra il nord e la Repubblica d’Irlanda a sud, onde scongiurare il riacutizzarsi delle violenze fra repubblicani e unionisti.