Si è concluso ieri a Bruxelles il vertice tra Unione Europea e America Latina e Caraibi (Celac). Tutto secondo copione, con la presentazione del piano di investimenti Global Gateway, 45 miliardi, e la firma di vari accordi su energia e materie prime tra Ue e Uruguay, Argentina e Cile.

LA PIETRA D’INCIAMPO nel dialogo, come previsto, è stata l’Ucraina. Dopo lunghe negoziazioni, il 15° paragrafo della dichiarazione finale dichiara «profonda preoccupazione per la guerra contro l’Ucraina» e l’impegno a sostenere gli sforzi diplomatici per la pace. E nell’ultima pagina si legge «questa dichiarazione è stata approvata da tutti i paesi, eccetto uno». L’uno è il Nicaragua, unico paese a non votare contro l’invasione russa nell’assemblea generale Onu. «La stragrande maggioranza d’America Latina e dei Caraibi ha votato a favore. Abbiamo una posizione chiara, il resto sono speculazioni giornalistiche» afferma nella conferenza stampa finale il presidente argentino Fernández.

«Missione compiuta, rilanciate le relazioni biregionali e anche i dialoghi tra i singoli paesi. Abbiamo anche definito il nuovo accordo Post-Cotonou, che significherà il rilancio della cooperazione tra l’Ue e i paesi africani, caraibici e del Pacifico», ha dichiarato Charles Michel, presidente del Consiglio Europeo. Rimandata la firma dell’accordo con il Messico e il Mercosur, ma «contiamo di firmarlo nei prossimi mesi» ha detto la presidente von der Leyen nella conferenza stampa conclusiva del vertice, iniziata con due ore di ritardo a causa delle trattative prolungate sulla dichiarazione finale.

Assente per le conclusioni il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, che dopo il vertice è volato a Madrid per impegni di campagna elettorale. Lo difende dalle critiche l’argentino Fernández: «Ha lavorato molto per questo vertice, è un bene che sia impegnato in campagna elettorale per difendere valori democratici che condividiamo». «Non vogliamo aspettare otto anni per rincontrarci» dichiara Michel, riferendosi al tempo passato dal vertice precedente, svoltosi nel 2015, «abbiamo stabilito un meccanismo di incontri biennali». Prossimo appuntamento nel 2025 in Colombia, quando la presidenza del foro Celac toccherà a Bogotà con il governo Petro.

A MARGINE DEL VERTICE, si è svolto un incontro tra il governo e l’opposizione del Venezuela, insieme ai presidenti di Colombia, Brasile, Argentina, Francia e all’Alto Rappresentante della politica estera Ue. Argomento: le elezioni presidenziali del 2024 a Caracas e l’agibilità democratica per l’opposizione. Clima teso anche a causa del voto di condanna del Parlamento Europeo la settimana scorsa per l’esclusione di una leader dell’opposizione, Maria Corina Machado, e il rifiuto di Caracas di ricevere gli osservatori elettorali Ue.

Il governo italiano conferma il sostanziale disinteresse per l’America Latina. Il ministro Tajani era assente, Meloni ha partecipato solo alla seconda giornata del vertice. Alla plenaria ha ricordato gli investimenti italiani in America Latina e le iniziative di cooperazione sulla lotta alla criminalità organizzata. Ha poi tenuto bilaterali con gli omologhi argentino e uruguaiano. Presente la segretaria generale dell’Istituto Italia-America Latina, Antonella Cavallari, che organizza il vertice Italia – America Latina a Roma il prossimo ottobre. La recente visita del presidente Mattarella in Cile e Paraguay è un lampo nel cono d’ombra dentro il quale si trova l’America Latina per la politica estera di Roma.

Oltre agli incontri istituzionali, ci sono state anche riunioni politiche. Come quella dei leader progressisti d’Europa e America Latina, promossa dal Partito socialista europeo. Un’occasione per il primo ministro Sanchez per una foto con i leader internazionali da spendere nella campagna elettorale spagnola. «Se vogliamo evitare il rischio di The West vs The Rest, è interesse di noi europei costruire ponti con questo pezzo di Sud del Mondo» dice al manifesto Peppe Provenzano, responsabile esteri Pd presente a Bruxelles.

NELLA DICHIARAZIONE FINALE de la Cumbre de los Pueblos, il controvertice dei movimenti sociali e dei partiti di sinistra delle due regioni svoltosi in parallelo al vertice Ue-Celac, si è annunciata l’istituzione di un tribunale internazionale contro il bloqueo a Cuba che si terrà a novembre presso il Parlamento europeo.