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Il dem Sarracino: «Dobbiamo recuperare credibilità verso la sinistra che ci ha voltato le spalle»

Il dem Sarracino: «Dobbiamo recuperare credibilità verso la sinistra che ci ha voltato le spalle»Marco Sarracino

Il congresso Pd Elezione del segretario campano, il governatore vuole imporre un suo nome per ottenere la modifica della legge elettorale in regione. La replica del neo parlamentare: «La questione del terzo mandato di Vincenzo De Luca non mi pare una priorità, mi concentrerei sul superare la metà del secondo»

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 22 gennaio 2023

Neo parlamentare, segretario dem di Napoli, coordinatore dell’organizzazione della mozione Schlein, orlandiano, Marco Sarracino è tra quelli che spingono per portare il Pd fuori dalla «Terza via» verso un partito del lavoro.

È finita la fase di adesione all’ideologia neo liberale?
Sta nascendo il nuovo Pd e noi crediamo che debba essere innanzitutto il partito che difende i lavoratori combattendo le diseguaglianze sociali, che nel nostro paese hanno raggiunto livelli inaccettabili. Il modello di sviluppo nel quale viviamo non funziona. Accadono cose assurde: Google, ad esempio, può licenziare 12mila persone con una mail. È altrettanto evidente che in Italia la questione salariale è un’emergenza: stipendi fermi, inflazione alta e costo dell’energia, le persone faticano a vivere. Nel Pd c’è chi dice che negli ultimi 15 anni è andato tutto bene, io invece ritengo che il mondo così non funziona, la sinistra ha il dovere di cambiarlo. Il manifesto deve spingere il partito a prendersi cura di chi è colpito dalla crisi. Se lo stipendio medio di un under 35 è di 850 euro come si può vivere?

Art1 rientra alla base.
Sono contento del ritorno dei compagni, è la dimostrazione dell’apertura di un percorso nel Partito democratico verso non solo quei gruppi dirigenti ma anche quei mondi che ci avevano voltato le spalle. Se questo è avvenuto è anche perché nel Pd ci sono persone che hanno resistito quando non era semplice farlo, mantenendo vivo un punto di vista e una prospettiva di sinistra.

Schlein ha posto il tema della democrazia interna e delle primarie per allargare la base.
Il successo delle primarie si verificherà se verranno percepite come l’appuntamento da cui parte la stagione di opposizione al governo. Sostengo Elly perché al Pd serve innanzitutto credibilità sui temi del lavoro e della povertà. Alle ultime politiche avevamo un programma molto netto, di sinistra, ma quando facevamo volantinaggio le persone non credevano a quello che dicevamo. Elly potrà garantire il rinnovamento di cui il Pd ha bisogno ma è soprattutto una candidatura espansiva, che aggrega una nuova generazione.

Il Pd è ostaggio delle correnti e degli apparati?
Il tema dei gruppi dirigenti è il principale problema non solo dei dem ma del paese. La nostra classe dirigente deve essere selezionata per la qualità delle battaglie che fa, su che partito le costruisce, quante elezioni vince. Abbiamo visto gruppi dirigenti selezionati in alcuni casi in base alla velocità con cui ritwittavano i post del proprio capo. Non credo però nella rottamazione ma nei patti tra generazioni. Le correnti continueranno a esistere e sono utili se contribuiscono alla definizione di una linea politica. Chi in passato annunciò che avrebbe superato il correntismo poi ha fatto nascere la propria o addirittura un partito. Per non parlare delle correnti che nascono in queste ore solo per dichiarare il proprio sostegno a una candidatura. Il problema, soprattutto al Sud, riguarda pezzi di ceto politico che fanno del trasformismo la propria stella polare, lavorano a occupare il potere anziché utilizzarlo per cambiare la società.

Autonomia differenziata, Bonaccini in Veneto ha detto «Dire no sarebbe un errore clamoroso».
Sono contrario e aggiungo che non si può dire una cosa al nord e un’altra al sud. La proposta Calderoli spacca l’Italia e aumenta le diseguaglianze. Il No deve essere uno dei punti identitari su cui fondere l’opposizione al governo.

Autonomia, terzo mandato per governatori e sindaci. Il Pd sembra inseguire la destra.
Stiamo facendo un grande bagno di umiltà rispetto alla sconfitta alle politiche. Oggi chi ritiene che le riforme istituzionali siano una priorità non ha capito quello che si sta verificando nel paese. C’è una guerra alle porte dell’Europa, milioni di posti di lavoro a rischio. Per la destra, e qualcuno che vuole inseguirla, le priorità pare siano riformare le istituzioni. Per noi sono i lavoratori.

Congresso regionale. Il governatore De Luca è pronto a mettere in campo un suo candidato per arrivare al terzo mandato.
Auspico una candidatura unitaria. Ma uno dei punti che il prossimo segretario dovrà assumere credo debba essere replicare a livello regionale la coalizione che abbiamo creato a Napoli con 5S e forze moderate. E, come fatto a Napoli, scegliere il candidato tutti assieme. Il terzo mandato non mi pare una priorità, mi concentrerei sul superare la metà del secondo.

Non è ancora chiaro se a Napoli si eleggerà un nuovo segretario.
Lavoro perché si faccia il congresso nel più breve tempo possibile. Mi auguro che il prossimo gruppo dirigente possa continuare il lavoro fatto. Il Pd negli ultimi due anni ha vinto tutte le elezioni locali e non era facile visti i disastri ereditati. Ci dicevano che eravamo degli improvvisati e invece abbiamo vinto più di chi che c’era prima.

De Luca fa pesare il suo potere sul sindaco di Napoli, ultimo sgarbo il delegato della regione ha bocciato il bilancio del teatro San Carlo. Il braccio di ferro politico tiene le istituzioni in ostaggio.
I conflitti istituzionali non sono mai utili. Occorre collaborazione, anche con il governo per confermare il patto per Napoli, che è una priorità per la città. I sindaci sono i referenti della cittadinanza, fondamentali per i dem. Ma attenzione a costruire un partito dei sindaci perché abbiamo già sperimentato il Pd che concentrava tutte le sue forze sugli amministratori e abbiamo visto com’è finita

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