Dal paradossale ammutinamento del 24 giugno, non passa praticamente giorno senza che la saga del “cuoco di Putin” si arricchisca di nuovi capitoli. Ieri, dopo le rivelazioni del quotidiano Liberation, il portavoce del Cremlino Peskov ha ammesso che Putin e Prigozhin si sono incontrati il 29 giugno.

MOLTO INTERESSANTI le circostanze: l’imprenditore della violenza era accompagnato dai principali capi manipolo della sua Wagner, che per tre ore si sono intrattenuti con la guida suprema. Lo Zar ha quindi voluto sincerarsi personalmente di quali umori serpeggino fra le fila della compagnia di ventura che è sembrata mettere in forse la stabilità della Russia. Secondo Peskov, impassibile nel non far trasparire alcun imbarazzo dopo aver ripetutamente negato di saper alcunché sulla posizione di Prigozhin, Putin è rimasto soddisfatto di come i mercenari abbiano «ribadito il loro sostegno al presidente» e la prontezza a continuare a combattere per la patria. Putin ha elogiato le qualità militari dei “wagnertsy”, ripetendo la retorica di Prigozhin sui «migliori soldati del mondo», destinati quindi a restare operativi. La verifica avverrà fra poche settimane, ad agosto, quando la Wagner aveva annunciato un nuovo dispiegamento sul fronte ucraino. Riguardo all’operatività della Wagner, Libération ha anche riportato che 500 dei 1.400 mercenari attivi nella Repubblica Centrafricana hanno lasciato il paese negli ultimi giorni.
Nonostante il disorientamento che traspare dalla riunione con dei presunti traditori, è del tutto logico che il Cremlino abbia voluto condurre una discussione aperta con i diretti interessati sul futuro di un’impresa come la Wagner, cruciale per la geopolitica della Russia. Per Putin è importante comprendere così da rimuovere le cause politiche dell’insoddisfazione fra le strutture di sicurezza.

SEMPRE IMPERSCRUTABILE invece la figura e la localizzazione attuale di Prigozhin, avvolto nel mistero dal giorno dell’oscuro atto di ribellione. È probabile che il “cuoco” abbia ricevuto una lavata di capo dal boss di fonte ai suoi sodali. Dopo l’incontro infatti vi sono stati diversi attacchi mediatici volti a discreditare l’operato dell’oligarca. Al tempo stesso, il fatto che Prigozhin rimanga a piede libero sembra suggerire che Putin intenda ancora avvalersi dei suoi servigi. Sarebbe interessante a proposito sapere se alla riunione del 29 abbia partecipato o meno Dmitry Utkin, considerato il numero due e principale mente operativa della compagnia di ventura, il quale è invece totalmente assente dalla vita pubblica dopo l’ammutinamento.
Ieri, è riapparso un altro dei figuranti principali del dramma del 24 giugno, il capo di stato maggiore e responsabile dell’”operazione speciale” in Ucraina Valeri Gerasimov, di cui Prigozhin esigeva la testa. Il Ministero della Difesa ha diffuso un filmato dove l’alto ufficiale veniva informato sui tentativi ucraini di attacchi missilistici contro la Crimea e alcune regioni russe domenica scorsa. La riapparizione sembra segnalare che Putin continua a fare affidamento sull’attuale assetto dell’Esercito, in opposizione a Prigozhin. Si mantiene invece il mistero a riguardo della posizione del generale Surovikin, l’eroe di guerra, la cui effettiva organizzazione delle linee di difesa russe viene considerata la causa del fallimento dell’offensiva ucraina finora. Continuano quindi le voci su un suo stato di fermo quale sostenitore di Prigozhin.

IL PANORAMA informativo russo continua infine ad essere marcato dagli strascichi degli schiaffi diplomatici inferti a Mosca da Ankara in riferimento all’Ucraina. Il Cremlino ha denunciato la violazione degli accordi sottesa alla liberazione dei comandanti neofascisti del Battaglione Azov e ha ribadito che quest’atto avrà conseguenze sul futuro delle relazioni bilaterali fra i due paesi. Questo però non concernerà le prospettive d’attuazione del progetto volto a creare un hub del gas russo sul territorio turco in sostituzione ai flussi interrotti con l’Ue. A la guerre comme à la guerre, ma il Business rimane intoccabile per il regime neoliberale di Vladimir Putin.