I mercenari di Wagner sono saliti alla ribalta per la prima volta durante l’invasione della Crimea del 2014, quando hanno sostenuto l’esercito russo. Li abbiamo poi visti in Siria, accanto alle forze di Bashar Al-Assad, per arrivare nel continente africano in Libia, dove hanno sostenuto il generale Khalifa Haftar.

Il Gruppo Wagner è una compagnia militare privata, ma anche una rete opaca di aziende e organizzazioni di influenza politica che godono dell’appoggio implicito dello stato russo. Guidato da Evgueni Prigojine, un oligarca inizialmente vicino al presidente russo Vladimir Putin. Nel gennaio 2023, gli Stati Uniti l’hanno designata «organizzazione criminale internazionale» anche a causa di «numerose esecuzioni sommarie e brutalità contro civili», come documentato dall’Onu nella Repubblica Centrafricana ed in Mali.

Secondo vari studi il gruppo Wagner ha la propria «base operativa ed economica in Africa» dove svolge attività in tredici diversi paesi: Libia, Eritrea, Sudan, Algeria, Mali, Burkina Faso, Camerun, Sud Sudan, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana, Madagascar, Mozambico e Zimbabwe. Ha attivato collaborazioni in alcuni casi di tipo militare, in altri solo commerciali: l’obiettivo è da un lato di ottenere vantaggi economici, con lo sfruttamento delle risorse locali, dall’altro creare nel continente una rete di governi vicini alle posizioni russe e in opposizione ai paesi occidentali.

I mercenari del gruppo avevano iniziato a operare in Libia dopo la fine del regime di Muammar Gheddafi e l’inizio della guerra civile, e avevano affiancato le milizie del maresciallo Khalifa Haftar nella guerra contro il governo di Tripoli, sostenuto dai paesi occidentali.

La redazione consiglia:
Dietrofronte: il giorno più lungo per Vladimir Putin

Ma è nella Repubblica Centrafricana che hanno stabilito «la loro partnership più proficua», stima la Global Initiative against Transnational Organised Crime (Gi-Toc) in un rapporto pubblicato nel febbraio 2023. Arrivato nel 2018 per facilitare i trasferimenti di armi e fornire addestramento e protezione, il personale Wagner ha rapidamente preso parte alle operazioni militari contro i ribelli armati che cercavano di attaccare il governo del presidente Faustin-Archange Touadéra. Le loro aziende sono passate dalla sicurezza anche al settore delle risorse naturali, con accesso privilegiato alle miniere d’oro e di diamanti, oltre al controllo di alcuni ministeri.

Una situazione simile si è verificata in Mali. In seguito a due colpi di stato, i rapporti tra Bamako e Parigi, ex potenza coloniale, si sono deteriorati e, dopo il fallimento dell’operazione Barkhane – la forza antiterroristica francese– il ritiro francese ha lasciato campo libero ai russi. Il Mali nega la presenza di mercenari, riconoscendo solo quella di istruttori e addestratori russi, arrivati in virtù di un accordo di cooperazione con la Russia. Ma il capo dell’Africa Command degli Stati Uniti, il generale Stephen Townsend, ha sostenuto lo scorso luglio che il Mali stava pagando a Wagner «10 milioni di dollari al mese, sotto forma di risorse naturali come oro e pietre preziose».

In Sudan, Wagner ha approfittato dell’instabilità per ottenere profitti. Le aziende della rete Prigojine hanno avuto per anni accesso a concessioni minerarie e trafficato in prodotti auriferi sudanesi. Nel conflitto in corso nel paese, Wagner sostiene i paramilitari delle Rapid Support Forces (Rsf) del generale Mohamed Hamdane Daglo, detto Hemetti, ai quali ha fornito in particolare missili terra-aria e sostegno logistico, in particolare nella zona del Darfur.

Dopo i fatti di oggi, bisognerà vedere quali ripercussioni ci saranno anche per i governi locali africani legati sia a Mosca con rapporti economici e militari, ma intrinsecamente affiliati in numerose operazioni militari ai miliziani di Wagner.