Il commissario c’è ma la crisi peggiora in tutto il Centro-Sud
Allarme siccità Sono già 4 miliardi i danni all’agricoltura nelle regioni più colpite secondo le stime di Legacoop: «Basta rinviare, serve un piano»
Allarme siccità Sono già 4 miliardi i danni all’agricoltura nelle regioni più colpite secondo le stime di Legacoop: «Basta rinviare, serve un piano»
L’osservato speciale per misurare il livello dell’acqua è l’invaso di Chiauci, lungo il fiume Trigno, tra Molise e Abruzzo. Se all’inizio dell’estate era la Sicilia l’epicentro della crisi idrica, oggi a soffrire è tutto il Centro e il Sud Italia, dove la siccità e le alte temperature portano gli enti a misure d’emergenza, dal razionamento idrico (accade nelle Marche e in Campania) all’apertura straordinaria di pozzi (lo han fatto nel pesarese), prelevando dai fiumi più acqua di quella che permetterebbe di conservare la vita all’interno dei corsi d’acqua. Un brutto circolo vizioso che per garantire l’acqua potabile mette a rischio l’equilibrio ecologico, mentre inevitabilmente si riduce la portata disponibile per l’irrigazione di campi sempre più assetati.
Le dighe e gli invasi del Meridione d’Italia rappresentano il simbolo dell’incuria e dell’abbandono Cristian Maretti, Legacoop Agroalimentare
SECONDO LE STIME di Legacoop Agroalimentare, i danni per il comparto sono già pari a 4 miliardi di euro nelle regioni del Sud, dove quasi 33mila posti di lavoro sono andati persi solo nel primo trimestre del 2024.
L’ELENCO delle situazioni critiche comprende la Basilicata, dove sono stimate perdite del 90% della produzione di grano e del 40% di quella vitivinicola, la Puglia, dove la produzione delle olive è al di sotto del 50% e il comparto ortofrutticolo ha cali che superano il 40%, la Sicilia, dove «allevatori e agricoltori sono allo stremo delle forze e devono fare i conti con una crisi strutturale che rischia di far collassare un comparto che un tempo era trainante per l’intera isola», mentre si registra il 70% di perdite nella produzione cerealicola e oltre il 45% nelle coltivazioni arboree.
Ieri anche il presidente della regione Abruzzo, Marco Marsilio, ha chiesto lo stato d’emergenza per la crisi idrica.
Secondo Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare, «aziende agricole e di trasformazione del comparto agroalimentare pagano il prezzo più alto di una crisi che certamente risente dei cambiamenti climatici e del surriscaldamento del clima. Ma che è anche la diretta conseguenza dell’assenza di una visione e di una politica infrastrutturale in grado di garantire un sistema idrico efficiente e funzionale. Le dighe e gli invasi del Meridione d’Italia – commenta Maretti – rappresentano il simbolo dell’incuria e dell’abbandono» e niente ha potuto in un anno mezzo il Commissario straordinario incaricato dal governo Meloni, la cui operatività è ancora appesa a un palo.
E mentre nel Bacino del Po la situazione resta sotto controllo, in Centro Italia il comprensorio di Aprilia, Cisterna di Latina e Latina, il più importante per la coltivazione del kiwi, soffre in modo drammatico: Legacoop fa l’esempio delle aziende agricole servite da un impianto che attinge dal fiume Ninfa a Sermoneta, 4mila ettari di superficie agricola dove l’acqua scarseggia. L’associazione chiama a «un tavolo con Regione Lazio, autorità di bacino provincia di Latina, Acqua Latina, Consorzio di bonifica per trovare urgentemente una soluzione», anche se con tutta probabilità l’unica possibile è limitare le colture più idroesigenti, come quella del kiwi appunto.
INTANTO GLI EFFETTI della pesante ondata di calore che ha colpito l’Europa, e sta portando molta più acqua dolce ad evaporare dai bacini e dai fiumi, prima di essere immessa in rete, sono misurabili anche in tutto il bacino del Mar Mediterraneo, all’interno del quale l’acqua salata ha raggiunto la temperatura più alta mai registrata.
Secondo i ricercatori del programma di osservazione della Terra Copernicus dell’Unione europea è stato battuto il record del luglio 2023, con una media giornaliera di 28,90°C. Questi risultati preliminari, tratti dai dati satellitari, significano in poche parole che per due estati consecutive il Mediterraneo è stato più caldo che mai, battendo dopo vent’anni il record raggiungo durante l’eccezionale ondata di caldo estivo del 2003, quando il 23 agosto la media giornaliera fu misurata a 28,25°C .
IL MARE NOSTRUM sta raggiungendo temperature vicine ai 30 gradi e almeno quattro gradi sopra alla media, temperature che minacciano la vita marina: durante le precedenti ondate di caldo sono state decimate circa 50 specie, tra cui coralli e molluschi. Le alte temperature favoriscono inoltre la proliferazione della mucillagine e la migrazione di specie aliene tipiche dei climi tropicali. Il problema, quindi, non è solo quello delle vacanze rovinate ai bagnanti che hanno scelto i lidi dell’Adriatico.
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