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Il clima è sull’orlo del baratro ma il governo va a tutto gas

Il clima è sull’orlo del baratro ma il governo va a tutto gasMeloni a Tripoli – LaPresse

Ambiente C’è bisogno di un grande movimento popolare nonviolento che pratichi azioni di disobbedienza civile, accettando il tribunale o il carcere. Boicottare le banche fossili

Pubblicato più di un anno faEdizione del 23 febbraio 2023

I dati sul disastro ecologico mondiale sono sotto gli occhi di tutti e fanno tremare. Siamo sull’orlo del baratro. È da due milioni di anni che nell’atmosfera ci fosse una concentrazione media di anidride carbonica (CO2) di 419 parti per milione. Questi i dati ufficiali dell’Osservatorio della Commissione Europea. Inoltre, l’Osservatorio aggiunge che la concentrazione media di metano in atmosfera è arrivata a 1.894 parti per miliardo, responsabile di quasi metà (0,52%) del riscaldamento globale, che non si registrava da 800.000 mila anni.
TUTTO QUESTO AVVIENE mentre il governo Meloni vuole trasformare l’Italia in un hub europeo del gas! Nel suo viaggio a Tripoli, Meloni ha siglato un contratto di otto miliardi di euro per realizzare questo. Le conseguenze le tocchiamo con mano: l’estate scorsa è stata la più calda mai registrata e l’autunno scorso il terzo più caldo mai registrato. Questo è il frutto amaro delle politiche criminali dei governi, prigionieri delle multinazionali dei fossili.

La prima vittima di queste politiche è il bene più prezioso che abbiamo: l’acqua. Gli esperti, infatti, prevedono che entro il 2040 l’Italia avrà meno 50% di disponibilità idrica. È incredibile che ora il governo Meloni permetta con il Decreto Aiuti IV la trivellazione di idrocarburi nell’alto Adriatico e alla foce del Po. Questa politica fa dell’Italia il peggior paese in Europa per emissioni di CO2. Questi decreti violano l’articolo 9 della nostra Costituzione che è stato da poco modificato in meglio. «La Repubblica italiana tutela l’ambiente, la biodiversità e gli eco-sistemi, anche nell’interesse delle future generazioni».
MA ANCHE L’UE continua a perseguire politiche ambientali nefaste. Basta un esempio: l’inserimento del gas e del nucleare nella «tassonomia verde» costituisce per la Ue il necrologio del suo Green Deal. E questo grazie alla massiccia presenza di 40.000 lobbisti a Bruxelles. Ma anche in chiave internazionale non c’è molto da sperare. Ne è la riprova il fallimento della COP 27 di Sharm El Sheikh (Egitto) lo scorso novembre. E questo grazie all’invio del più grande contingente di lobbisti del settore.

Per questo diventa assurdo tenere la COP 28 a Dubai (Emirati Arabi Uniti) nel prossimo autunno soprattutto perché Il presidente della COP28 sarà Ahmed Jabber, amministratore dalla compagnia petrolifera degli Emirati. Vuol dire, in un momento così critico per l’ambiente a livello mondiale, votare al fallimento anche la COP 28. Purtroppo, la Ue ha applaudito tale scelta!

Ma c’è un altro aspetto che rende ancora più preoccupante questo quadro: il pauroso riarmo mondiale in atto, il nucleare e le micidiali guerre che pesano sempre di più sull’ecosistema. Siamo folli: il nostro sistema economico-finanziario-militarizzato mercifica tutto e le conseguenze sono sotto i nostri occhi: un Pianeta in fiamme. Davanti a una così grave situazione, Greta Thunberg, leader dei Fridays for Future, afferma: «Non abbiamo più il tempo di accompagnare la gente piano piano. Perché quando si parla di crisi climatica, come afferma Alex Steffen, vincere lentamente equivale a perdere».
DOBBIAMO MUOVERCI subito e in maniera intelligente ed efficace per mettere in crisi i nostri governi che ci stanno conducendo velocemente all’«estate incandescente». Chiaramente per realizzare questo c’è bisogno di un grande movimento popolare per scuotere i nostri governi, con tattiche nonviolente come quelle praticate da Extinction Rebellion e Giudizio Universale. Oggi è sempre più importante muoversi verso azioni di disobbedienza civile, accettando il tribunale o il carcere.

È IN BALLO LA VITA UMANA. Il Movimento Giudizio Universale ha portato lo Stato italiano davanti al tribunale di Roma con l’accusa di inerzia e negligenza nell’affrontare la crisi climatica. In Olanda l’associazione Milieudefensie ha portato la Shell al Tribunale dell’Aja che l’ha obbligata a ridurre il 45% di gas serra entro il 2020. Anche Greenpeace ha deciso di intraprendere un’azione legale contro la decisione della Ue di includere il gas e il nucleare nella «tassonomia verde».

Inoltre, la Rete Legalità per il Clima, network di avvocati, fondata dall’avvocato Luca Saltalamacchia, ha inviato una diffida ad UniCredit e Intesa San Paolo perché smettano di finanziare i progetti climalteranti(www.giustiziaclimatica.it). Ma soprattutto insisto sull’importanza del boicottaggio delle Banche che investono nei fossili. Tra il 2016 e il 2020, ben 3.800 miliardi di dollari sono stati accordati dalle istituzioni finanziarie al settore combustile fossile.
LO RIVELA IL RAPPORTO Banking on Climate Chaos. Al primo posto in Italia c’è Intesa San Paolo, seguita da Unicredit, Deutsche Bank, BPN Paribas, Credit Suisse, UBS e HSBC. C’è già da vari anni una forte campagna internazionale contro le Banche che investono in fossili, promossa anche dal Consiglio Ecumenico delle Chiese di Ginevra. In Italia è rilanciata ora da Extinction Rebellion. È un obbligo civico ed etico per ogni cittadino sapere come i propri soldi sono utilizzati dalla propria banca. Disinvestire diventa oggi una delle forme più efficaci di resistenza. Ora o mai più.

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