Abramovich mediatore al tavolo delle trattative per la tregua, pugili, ciclisti e allenatori di calcio che indossano la mimetica. L’invasione russa in Ucraina, con i morti anche tra i civili, ha messo in moto un’onda collettiva di condanna verso Mosca. Il conto lo pagano anche gli atleti e le squadre russe delle diverse discipline. Se colpisce la presenza a Gomel, su richiesta di Kiev, del dimissionario presidente del Chelsea – la fondazione benefica cui Abramovich ha ceduto il comando del club non ha ancora accettato – c’è anche, finalmente, la presa di coscienza della Fifa: a breve la nazionale di calcio russa dovrebbe essere sospesa dagli eventi internazionali.

CON L’ATTUALE SCENARIO, la Russia non disputerà gli spareggi di fine marzo per la qualificazione ai Mondiali del Qatar. Due giorni fa la stessa Fifa era stata inondata di critiche per l’approccio soft con la Russia, che avrebbe potuto giocare i playoff ma in campo neutro (anziché a Mosca), senza inno e bandiera. Troppo poco, anche rispetto all’Uefa, che ha deciso di estromettere lo Spartak Mosca (allenato dall’italiano Paolo Vanoli) dagli ottavi di finale di Europa League e soprattutto ha annullato l’accordo di sponsorizzazione da 50 milioni di euro l’anno con il colosso energetico russo Gazprom, che era uno degli sponsor più ricchi della Champions League, seguendo l’esempio dello Schalke 04, club del campionato tedesco che ha rinunciato a dieci milioni di euro annui per rimuovere dalla maglia il logo del colosso energetico russo ; troppo poco anche rispetto allo Schalke 04 che rinuncia a dieci milioni di euro annui per rimuovere dalla maglia il logo di Gazprom: contratto risolto con il colosso dell’energia, che a breve dovrà rinunciare anche a sponsorizzare la Champions League come avviene attualmente.

È troppo poco anche rispetto alla decisione del Comitato olimpico internazionale (Cio) che ha messo il veto alla presenza di atleti russi e bielorussi alle competizioni internazionali. Gli atleti, è la raccomandazione del Cio, si possono accettare esclusivamente come «neutrali», senza simboli, colori, bandiere, inni nazionali. Intanto, anche il basket europeo fa la sua parte, Cska Mosca, Unics e Zenit San Pietroburgo sono state escluse dall’Eurolega, il Kuban dall’EuroCup. E così la Federazione internazionale di pallavolo (Fivb) che ha deciso di trasferire, con effetto immediato, i due turni di Nations League in programma in Russia tra giugno e luglio. In scia anche la federazione mondiale di scherma, che ha annullato le prove in corso in Russia e Bielorussia, seguendo così le indicazioni del Cio.

Anche ieri ci sono stati atleti che hanno assunto una posizione netta contro la guerra proclamata da Putin. Il numero uno del tennis mondiale, il russo Daniil Medvedev, via Instagram ha chiesto l’immediata sospensione della guerra, in nome dei bambini. Come lui un’altra stella del tennis russo, Anastasia Pavlyuchenkova. Intanto Roberto De Zerbi, allenatore dello Shakhtar Donetsk, ha portuto lasciare l’Ucraina assieme al suo staff, dopo i primi giorni rinchiuso in albergo è riuscito a passare in Romania e dalì a tornare a Bergamo. A breve farà ritorno in Portogallo anche l’ex tecnico della Roma Fonseca, anche lui costretto a Kiev assieme alla famiglia.

E POI CI SONO LE STORIE, gli atleti che partono per il fronte. L’ex campione dei pesi leggeri di pugilato, Vasilij Lomachenko è a Odessa, in mimetica tra i militari. Jurij Vernydub, allenatore ucraino dello Sheriff Tiraspol, club della Transnistria rivelazione dell’edizione in corso della Champions League, vincitore sul Real Madrid al Santiago Bernabeu, ha deciso di arruolarsi per difendere il suo paese dall’invasione russa, sebbene in Moldavia e a Tiraspol sono ancora forti i legami con l’eredità sovietica e con la Russia stessa. Sul web ci sono foto del tecnico già in tenuta militare.

E se l’attaccante ucraino del West Ham, Andrij Yarmolenko, in lacrime durante l’ultima partita in Premier League, ha donato 90mila euro alle forze armate del suo paese (lo stesso farà la tennista ucraina Elena Svitolina), c’è la scelta di Andrei Tchmil, ucraino che vive a Chisinau (Moldova), uno dei ciclisti più vincenti negli anni ‘90 (tre Giro della Fiandre, tre Parigi-Roubaix), che ha confidato all’amico e avversario di battaglie sportive, il belga Johan Museeuw, di essere diretto al fronte, dopo aver spedito moglie e figlio in Romania.

Errata Corrige

Niente gare internazionali, individuali o di squadra, con le insegne della Federazione Russa. Da Mosca l’appello no-war dell’altro Medvedev, n.1 del tenni mondiale. Ma sempre più sportivi ucraini indossano la mimetica. E mentre Abramovich, ex patron del Chelsea, tratta a Gomel, Fonseca e De Zerbi tornano a casa