Visioni

Il cinema va perdendo il suo colore

foto De Niro e Scorsese sul set di Toro ScatenatoDe Niro e Scorsese sul set di Toro Scatenato – Corbis via Getty Images

Dall'archivio Dal manifesto del 9 settembre 1980 il grido d'allarme di Martin Scorsese per le pellicole le cui tinte sbiadiscono

Pubblicato più di un anno faEdizione del 20 maggio 2023

Dal manifesto del 9 settembre 1980 il grido d’allarme di Martin Scorsese per le pellicole le cui tinte sbiadiscono. Questo articolo è stato riproposto nella newsletter speciale “Cuore di Cannes” dedicata al Festival francese del cinema in corso in questi giorni.

Che fine fanno i vecchi film a colori? Vengono messi da parte. Alcuni dimenticati. Altri invece ripescati di tanto in tanto per essere proiettati nel corso di qualche retrospettiva tv o per colmare buchi di programmazione estiva. Martin Scorsese, il regista di Taxi Driver e di The Last waltz, ha approfittato della cornice della Biennale cinema per lanciare un grido d’allarme: tutti i film d’autore o meno, dimenticati o continuamente riproposti rischiano la stessa sorte. Svaniscono. O per lo meno sono i colori a svanire, lasciando il posto a un’unica sfumatura rosa – arancione.

Scorsese l’ha dimostrato proiettando nella sala del teatro La Perla al Lido, alcuni spezzoni di pellicola dove, ad esempio, una Joan Collina monocolore (The land of Pharaos di Hawks, 1955) ostentava un paio di occhi rossi da overdose cinematografica (del resto in linea con gli occhi del pubblico biennalino) e capelli della stessa tinta, apparentemente sottoposti a continue applicazioni di hannà.

Il regista ha spiegato che questo effetto disastroso si verifica in particolare su pellicole Eastman Kodak, messe a punto negli anni ’50 e oggi dominatrici del mercato colore.

Il vecchio procedimento della Technicolor, in disuso (le apparecchiature per questo sistema sono state vendute in blocco qualche anno fa al governo cinese), basato sulla separazione del colore in tre bande sottoposte a imbibizione (l’Eastman ottiene invece i colori grazie a un diverso e più rapido processo chimico), permette di conservare quasi intatti i colori, ma nessuno se ne era accorto, e tutte le case di produzione cinematografica si sono via via rivolte alla Kodak.

Nella sala dove Scorsese ha tenuto la «lezione» pochi hanno trattenuto la sorpresa quando Joan Collins ha ritrovato i suoi colori, persi nella pellicola Eastman, in virtù di una versione della Terra dei faraoni stampata inTechnicolor.

Ma lo scoloramento non colpisce soltanto i film di trent’anni fa. I colori possono svanire in pochissimi anni, addirittura in qualche mese se il film non è ben conservato.

Steven Spielberg, in una lettera spedita a Scorsese, avvertiva che proiettando una copia personale dello «Squalo» tenuta in casa a temperatura ambiente, si è accorto che il bel colore blu dell’oceano, frutto di una accurata ricerca di colore, si era trasformato in un celeste pallido.

Il patrimonio culturale della nostra epoca va quindi sbiadendo. Il velo rosato che si abbatte sulle pellicole non fa distinzioni, colpisce Jaws e Nashville. Tinge dello stesso colore Marlon Brando e Dalila Di Lazzaro, imperversa sul repertorio cinematografico come su tutta la documentazione su pellicola: documenti, materiale scientifico. Non a caso la Nasa, l’ente spaziale americano, che produce i film più costosi del mondo (si pensi alle riprese dello sbarco sulla Luna), si è interessata all’iniziativa manifestando la propria disponibilità a collaborare.

Cosa chiedono in sostanza Scorsese e i suoi collaboratori? Che la Kodak (e le altre industrie del settore) si impegnino nella ricerca per dare alle pellicole colori più stabili; che si formi un gruppo di lavoro per studiare il problema e trovare il sistema per salvare le pellicole già malate e conservare in modo adeguato quelle ancora intatte.

Venezia è stata la prima tappa di una serie di incontri che si svolgeranno nei prossimi mesi, fino al grande appuntamento di Los Angeles per un convegno su questo tema. Anche la Biennale ha voluto fissare un appuntamento alla prossima edizione perché la questione, dopo un primo interessamento generale, non finisca nel dimenticatoio.

Non sono mancati comunque, fra il pubblico composto per la maggior parte da addetti ai lavori, apprezzamenti sarcastici nei confronti di Scorsese. Il suo entusiasmo nell’affrontare la cosa è stato giudicato poco elegante. «Del resto anche Venezia muore e si scolora e nessuno si preoccupa poi molto».

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