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Il chavismo: «Un nuovo governo della strada»

Il chavismo: «Un nuovo governo della strada»Venezuela, l'opposizione esulta

Venezuela Prima sessione ordinaria del parlamento conservatore

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 7 gennaio 2016

Sberla salutare o knockout definitivo? I grandi media internazionali non hanno dubbi: il chavismo è in caduta libera e Nicolas Maduro ha i mesi contati come presidente del Venezuela. Esplosa dopo la vittoria di Mauricio Macri in Argentina, l’euforia delle destre e delle ex sinistre socialdemocratiche è ora alle stelle, in un tripudio di messaggi entusiastici rivolti al nuovo parlamento conservatore che si è instaurato l’altroieri a Caracas: dagli Stati uniti all’Organizzazione degli stati americani (Osa), all’Unione europea, passando per gruppi intellettuali avversi ai governi progressisti dell’America latina, tutti salutano il successo della «vera democrazia».

«Siamo di fronte a una guerra non convenzionale», ha detto ieri Maduro annunciando il nuovo indirizzo economico-politico che intende dare al paese. Al Parlamento comunale (il «soviet bolivariano») il compito di realizzare una riscossa dal basso contro le misure neoliberiste, liberticide o propagandistiche annunciate dalle destre. E mentre le aree più critiche del chavismo invitano il presidente a «non fare soltanto annunci» ma a pigiare di più sulle riforme radicali, gli avversari affilano i coltelli (e, per quanto riguarda i settori più oltranzisti, non solo in senso metaforico).

Nei programmi annunciati dalla Mud, vi sono la privatizzazione delle imprese statali, l’abolizione della riforma agraria e di quelle sul lavoro e sul contenimento dei prezzi. La priorità è quella di varare un’ amnistia per faccendieri e golpisti, fuggiti a Miami o in carcere in Venezuela, e di liberarsi «entro sei mesi» del presidente: con un referendum revocatorio o con una campagna violenta simile a quella messa in campo nel 2014, denominata «la salida» (43 morti e oltre 800 feriti). Nonostante alcuni processi pendenti che potrebbero portare a ripetere le elezioni in diversi circuiti e la sospensione di 4 deputati (3 di destra e uno chavista) da parte del Tribunal Supremo del Justicia (Tsj), le destre hanno i numeri per portare avanti un poderoso scontro fra poteri (109 deputati contro 55).

Ieri si è svolta la prima seduta ordinaria del Parlamento che ha istituito le previste 15 Commissioni in cui la sinistra ha solo tre deputati. Per la prima volta da quasi 17 anni, l’Assemblea torna a essere egemonizzata da un arco di forze conservatrici – la Mesa de la Unidad Democratica (Mud). Un’alleanza che va dall’estrema destra al centro-sinistra della IV Repubblica, simbolizzato dal profilodel neoeletto presidente del Parlamento, Henry Ramos Allup. Un veterano della politica, deputato di Accion Democratica (Ad), uno dei due partiti che – insieme al partito socialcristiano Copei – si è alternato alla guida del paese dalla caduta del dittatore Marco Pérez Jimenez (nel 1959) all’arrivo di Hugo Chavez, a dicembre del 1998.

Insieme ad altri deputati, Allup si è fatto accompagnare in Parlamento da una macchina del corpo diplomatico Usa e, come hanno fatto notare molti giornalisti, per giurare si è messo nella stessa posa assunta da Pedro Carmona Estanga, il rappresentante degli imprenditori voluto dagli Usa per sostituire Chavez durante il golpe del 2002. Allup era allora della partita. Dal 2012 è vicepresidente dell’Internazionale socialista, ma non ha cambiato né metodi né opinioni. «Non intendo vedere qui un quadro di Chavez», ha dichiarato, e il ritratto del defunto presidente del Venezuela è stato rimosso dal Parlamento insieme a quello del Libertador Simon Bolivar. Intanto, l’ex candidato presidenziale Henrique Capriles, che dopo essere stato due volte sconfitto aspira a farcela in terza battuta, correva per le stanze del Parlamento gridando: «Abbiamo l’Assemblea!»

Durante la IV Repubblica, Ramos Allup ha promosso le misure neoliberiste imposte dal Fondo monetario internazionale, che hanno portato alla rivolta del Caracazo, repressa nel sangue nel 1989. La ricetta per «uscire dalla crisi», oggi, non è cambiata e gode dell’appoggio di quanti – in America latina o in Europa – l’hanno applicata a scapito dei settori popolari. E con quali risultati?, si chiede l’analista politico brasiliano Emir Sader. Dall’Argentina al Venezuela – dice – non ci sarà nessuna luna di miele tra le destre e i settori popolari.

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