«L’integrità fisica della centrale di Zaporizhzhia è stata ripetutamente violata, non può continuare così». Il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Mariano Grossi, parla poco dopo aver lasciato gli impianti nucleari più grandi e più caldi d’Europa, lamentando di «essere arrivato alla centrale sotto tiri di artiglieria pesante» e reclamando una missione di controllo più lunga del solo giorno inizialmente concesso dalle autorità filorusse che da marzo controllano la centrale – mentre Mosca chiede una riunione del consiglio di sicurezza dell’Onu su Zaporizhzhia.

LA MISSIONE dell’Aiea è al lavoro, comunque. Agli impianti nucleari sono arrivati rappresentanti di dieci Paesi (Albania, Cina, Francia, Giordania, Italia, Lituania, Macedonia del Nord, Messico, Polonia, Serbia) dopo essere arrivati mercoledì nella città di Zaporizhzhia, controllata dall’esercito ucraino. Hanno varcato la linea del fronte per entrare nel sito nucleare che dal 4 marzo è sotto il comando militare russo. Per assicurare la neutralità della missione nessun rappresentante russo e ucraino è stato incluso nella squadra.

I RUSSI, dopo che per settimane avevano affermato di non aver obiezioni nel voler accogliere la missione di controllo, oggi dimostrano nervosismo e agitazione. Il governatore filorusso della provincia di Zaporizhzhia, Evgenij Balitsky, ha negato al convoglio la procedura d’urgenza per poter accelerare il passaggio della linea del fronte. Al canale televisivo Rossiya-24 ha affermato sarcasticamente che «ci è stato chiesto di accelerare il processo, ma ho rifiutato dicendo di lasciarli in fila e dare così un’occhiata alle aree non ancora sottoposte al nostro controllo».

IN CONDIZIONI normali i 120 chilometri che separano la città di Zaporizhzhia dalla centrale si percorrono in due ore di auto, ma con i controlli, resi più restrittivi dai russi in questi giorni, i tempi di viaggio si sono allungati considerevolmente a scapito della permanenza della missione.

Nei giorni scorsi Vladimir Rogov, membro del consiglio direttivo dell’amministrazione militare-civile della regione di Zaporizhzhia, aveva profetizzato che gli ucraini avrebbero potuto intensificare i bombardamenti nell’area della centrale per impedire alla missione Aiea di avere luogo. Lo stesso Rogov ha poi denunciato che la composizione degli esperti (i cui nomi sono stati attentamente vagliati e concordati anche con Mosca e da questa accettati) è fortemente sbilanciata verso i Paesi della Nato e che quindi i rapporti che verranno redatti a missione conclusa saranno distorti. Rogov ha anche accusato di partigianeria il direttore generale dell’Aiea Grossi perché di nazionalità italiana (in realtà Rafael Mariano Grossi è argentino).

INFINE GLI UCRAINI, che hanno de jure la gestione della centrale e hanno la giurisdizione nel rilasciare i permessi necessari per l’ispezione, hanno autorizzato l’Aiea a restare nella centrale tutto il tempo necessario affinché le ispezioni vengano condotte con perizia e accuratezza. Viceversa le autorità russe, che de facto controllano il sito, insistono perché la permanenza sia limitata ad un solo giorno. Data la complessità, la grandezza dell’impianto e la prolungata assenza di controlli nei sei mesi di guerra, poche ore non saranno certo sufficienti per verificare che tutte le strutture siano in sicurezza e che nessuna diversione o trafugamento di materiale nucleare sia stato compiuto o manomesso in questo periodo.

GROSSI HA RIMARCATO che «la missione rimarrà a Zaporizhzhia tutto il tempo necessario». Il direttore generale dell’Aiea ha anche aggiunto che la missione che condurrà avrà come obiettivo quello di «valutare le reali condizioni all’interno della centrale» e «stabilizzare la situazione per quanto ci sia possibile».

Sebbene il governo ucraino e la stessa azienda nucleare statale Energoatom abbiano reiteratamente lanciato allarmi apocalittici sullo stato della centrale, annunciando eventi catastrofici sull’intera Europa, Zaporizhzhia non ha mai raggiunto livelli di pericolosità tali da rappresentare una “nuova Fukushima”. Lo sanno bene gli ispettori dell’Aiea il cui compito primario, oltre a quello di accertare che nulla sia stato alterato, sarà quello di intervistare i lavoratori. Kiev ha più volte accusato i militari russi di aver intimidito i dipendenti ucraini della centrale e di aver praticato torture a vari livelli sugli elementi più critici verso l’occupazione straniera.

Per quanto riguarda la proposta ucraina di demilitarizzare la centrale, Grossi ha glissato affermando che è una questione di volontà politica, la cui messa in opera è in mano alle parti in causa, «in particolare alla Federazione russa».