Rimosso dall’incarico per il suo inquietante link con i servizi russi. La decisione è clamorosa anche se non ancora ufficiale, visto che la ministra dell’Interno, Nancy Faeser (Spd) sta ancora valutando le modalità del licenziamento che sconvolge la Germania al pari degli alleati Nato.
Eppure il fatto è accertato: Arne Schönbohm, capo dell’agenzia per la cybersecurity, è legato a doppio filo con una società che lavora anche per l’intelligence di Mosca.

Informazione di dominio pubblico dopo le rilevazioni della tv pubblica Zdf, e seconda brutta notizia per il governo di Berlino dopo il bollettino di guerra arrivato da Kiev: tra gli obiettivi colpiti ieri dai missili di Putin lanciati sulla capitale figura il consolato tedesco responsabile del rilascio dei visti. Un segnale sintomatico nonostante gli uffici siano vuoti ormai da mesi.

IN QUESTO QUADRO DEFLAGRA il caso Schönbohm, dal 2016 presidente dell’Ufficio federale per la sicurezza informatica (Bsi), accusato apertamente di contatti con agenti del Fsb da fonti governative anonime.

Nel dettaglio, emerge che il funzionario dieci anni fa ha co-fondato “Cyber-Sicherheitsrat Deutschland E.V.”, associazione imprenditoriale del settore tecnologico che comprende un’azienda tedesca diretta emanazione di una società di cybersicurezza fondata da un ex dipendente del Kgb.

Nel mirino della ministra dell’Interno spicca la collaborazione della sua organizzazione con “Protelion Gmbh” di proprietà della russa “Infotecs” con cui Schönbohm ha continuato a mantenere stretti contatti, come dimostra la sua visita in occasione del decimo anniversario della fondazione lo scorso 8 settembre.

Un incontro tutt’altro che fugace: il capo del Bsi ha tenuto un lungo discorso cerimoniale vietando ai dipendenti del Bsi di comparire insieme a quelli dell’associazione di imprese. Così ha rivelato il comico Jan Böhmermann nel seguitissimo programma di satira politica “Magazin Royale” in onda sulla Zdf, innescando la reazione del governo federale. Secondo la Bild la ministra Faeser sarebbe orientata a dare a Schönbohm un nuovo incarico piuttosto che a rimuoverlo, scelta dettata unicamente dalla legge sulla funzione pubblica che in Germania limita il licenziamento dei dipendenti pubblici.

TUTTAVIA A BERLINO non possono certo cadere dalle nuvole: sapevano eccome della relazione pericolosa con Mosca del capo del Bsi. Tanto che nel recente passato Schönbohm era stato più volte sollecitato dal ministero dell’Interno a prendere le distanze dall’associazione imprenditoriale russo-tedesca. La celebrazione dell’anniversario di “Cyber-Sicherheitsrat Deutschland E.V.” ha fatto traboccare il vaso del governo Scholz.

Ma Schönbohm era già salito alle ribalte della cronaca immediatamente dopo la sua nomina all’agenzia nel febbraio 2016 su proposta dell’allora ministro dell’Interno, Thomas de Maizière. Il numero uno della cybersicurezza tedesca, figlio del politico cristiano-democratico Jörg Schönbohm, ha studiato management internazionale a Dortmund, Londra e Taipei per poi lavorare fino al 2008 per il consorzio aerospaziale Eads.

La sua nomina, all’epoca, apparve come minimo anomala: Schönbohm è il primo economista messo a capo del Bsi: i predecessori erano tutti fisici, matematici e naturalmente crittologi (l’Agenzia è l’erede del vecchio dipartimento Crittologia del Bnd, i servizi segreti federali).

IL PRIMO A CRITICARLO fu il deputato dei Verdi, Konstantin von Notz, che denunciò il link fra “Cyber-Sicherheitsrat Deutschland E.V.” e colossi come come TÜV, Commerzbank e Ibm, oltre alla divisione armi di Eads e allo specialista di sicurezza informatica Kaspersky. Tutti soggetti che, in teoria, il Bsi avrebbe dovuto controllare. Mentre sorsero dubbi anche sul suo grado di competenza. A sentire il teorico informatico Sandro Gaycken «il livello tecnico di Schönbohm è prossimo allo zero».

Un po’ poco per l’uomo che doveva guidare l’ente incaricato di sorvegliare, prima di tutto, le ingerenze provenienti dalla Russia. La Germania accusa ufficialmente Putin di attacchi alle proprie reti fin dal 2015, quando un cyberattacco oscurò le comunicazioni dell’intero Bundestag.