Il ’68 del jazz, l’antifestival di Berlino che cambiò l’improvvisazione
Musica Uno dei più necessari fra i titoli di argomento jazzistico usciti nelL’anno appena passato è certamente Free Music Production FMP: The Living Music, dedicato all’etichetta tedesca che ha rappresentato il più importante riferimento per l’improvvisazione radicale europea
Musica Uno dei più necessari fra i titoli di argomento jazzistico usciti nelL’anno appena passato è certamente Free Music Production FMP: The Living Music, dedicato all’etichetta tedesca che ha rappresentato il più importante riferimento per l’improvvisazione radicale europea
Uno dei più necessari fra i titoli di argomento jazzistico usciti nelL’anno appena passato è certamente Free Music Production FMP: The Living Music, dedicato all’etichetta tedesca che ha rappresentato il più importante riferimento per l’improvvisazione radicale europea. Alle origini, nel fatidico ’68, il primo Total Music Meeting, antifestival messo in piedi a Berlino Ovest in contrapposizione ai Berliner Jazztage; nel ’69 poi il varo dell’etichetta; nel ’70 il primo Workshop Freie Musik: TMM e WFM saranno per decenni le principali articolazioni annuali di una formidabile attività live, che nutrirà molta della produzione discografica della FMP. Per impulso di figure emblematiche come Peter Brotzmann e Peter Kowald, nei settanta la FMP connette il fior fiore degli improvvisatori tedeschi, britannici, olandesi, svizzeri, e sviluppa pionieristici contatti con gli improvvisatori di Berlino Est; altro ruolo pionieristico, la creazione di ponti fra la free music europea e l’avanguardia afroamericana, che culmina nel rapporto con il carismatico pianista Cecil Taylor (e nella pubblicazione di un box di 11 cd, ricavati da un mese di soggiorno di Taylor a Berlino nell’88, omaggio senza precedenti ad un jazzman vivente). Edito.da Wolke Publishing in due lingue, tedesco o inglese, di grande formato, 400 pp., e in vendita in rete a poco più di 30 euro, il volume è curato da Markus Muller, ed è collegato alle mostre a cura di Muller presentate alla Haus der Kunst di Monaco di Baviera nel 2017 e alla Akademie der Kunste di Berlino nel 2018.
Alle origini, nel fatidico ’68, il primo Total Music Meeting, antifestival messo in piedi a Berlino Ovest in contrapposizione ai Berliner Jazztage
ALL’ALLESTIMENTO delle esposizioni Muller fu incoraggiato da Okwui Enwezor, il compianto critico d’arte nigeriano, all’epoca direttore della Haus der Kunst: Muller opera appunto in ambito curatoriale nell’arte contemporanea, ed è significativo che guardi alla mole di lavoro prodotta dalla FMP non solo in relazione al mondo della musica d’avanguardia, ma come ad un fatto culturale di primissima grandezza per la Berlino dell’ultima parte del Novecento. Giustamente Muller presta molta attenzione anche agli aspetti più concreti dell’epopea della FMP: i finanziamenti così come l’inesausto lavoro di Jost Gebers, anima della FMP, che per decenni si è prodigato senza risparmio mantenendosi al contempo con un lavoro «normale». Il declino della FMP comincia negli anni novanta: con la riunificazione cambiano i responsabili delle istituzioni pubbliche e culturali, e Gebers non trova più la stessa sensibilità nei nuovi interlocutori.
MA C’È ANCHE un altro cambiamento di sensibilità: l’89 della caduta del muro è anche l’anno della prima Love Parade a Berlino Ovest, marcia trionfale dell’elettronica che ridisegna la colonna sonora della città. Oltre ai testi e a una ricca documentazione fotografica, il volume contiene in abbondanza riproduzioni di copertine e di programmi di sala: sfogliando il libro salta all’occhio anche sul piano della grafica (che spesso era opera di Brotzmann o di Gebers), quello che la FMP è stata sul piano musicale: un misto di creatività, rigore e coerenza.
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