Ignorare l’orrore libico, una coazione a ripetere
Ignorare l’orrore davanti ai nostri occhi è una costante della storia dell’Europa dell’ultimo secolo. Dai campi di sterminio nazisti, alle più recenti fosse comuni della ex Jugoslavia, noi europei abbiamo […]
Ignorare l’orrore davanti ai nostri occhi è una costante della storia dell’Europa dell’ultimo secolo. Dai campi di sterminio nazisti, alle più recenti fosse comuni della ex Jugoslavia, noi europei abbiamo […]
Ignorare l’orrore davanti ai nostri occhi è una costante della storia dell’Europa dell’ultimo secolo. Dai campi di sterminio nazisti, alle più recenti fosse comuni della ex Jugoslavia, noi europei abbiamo spesso scelto di chiudere gli occhi.
Lo stesso si appresta a fare la maggioranza che sostiene il governo Draghi, in continuità con il governo Gentiloni nel 2017 e con i due Conte di destra e di centrosinistra poi: confermare il sostegno a crimini contro l’umanità, come quelli perpetrati dalla «guardia costiera libica», nei confronti di persone che vogliono raggiungere l’Europa fuggendo dai lager libici.
Leggi e Convenzioni internazionali, direttive europee, la nostra Costituzione: tante sono le norme non rispettate dal nostro governo per sostenere le cosiddette autorità libiche che gestiscono i respingimenti delegati e che, con risorse italiane ed europee, come tutti sanno, uccidono, torturano, stuprano, riducono in schiavitù decine di migliaia di persone innocenti.
Ci chiediamo, e chiediamo al Presidente Draghi e alla sua maggioranza: cosa altro deve succedere per convincervi a fermare questo scempio? Quanti morti e quali atrocità riuscirebbero a sollecitare le vostre coscienze e ad impedirvi di votare la Delibera che rifinanzia quei crimini che tutto il mondo ha visto e che le stesse agenzie delle Nazioni Unite hanno denunciato?
Sappiamo che dal 2017 a oggi più di 60mila persone sono state oggetto di respingimenti operati, sotto il coordinamento dell’Italia, dalle milizie libiche, con imbarcazioni e strumentazione fornite dal nostro Paese.
Sappiamo inoltre, per ammissione esplicita del Ministro della Difesa Guerini, che ha riferito su questo lo scorso 7 luglio alle Commissioni Esteri e Difesa congiunte di Camera e Senato, che le operazioni di coordinamento di veri e propri respingimenti, spacciati per salvataggi, sono realizzate dalle autorità italiane attraverso la nave che staziona al largo del porto di Tripoli.
Sappiamo ancora che tra i gruppi che operano in nome del Ministero dell’Interno e del Ministero della Difesa libici e le milizie che controllano il territorio, e quindi anche i centri di detenzione formali e informali, c’è quasi completa sovrapposizione e che finanziando gli uni, di fatto si sostengono gli altri. Più di un tribunale italiano ha raccolto elementi su questa sovrapposizione e prove sono state pubblicate da inchieste giornalistiche, così come autorevoli istituzioni internazionali hanno esplicitamente invitato il nostro governo e l’Ue a chiudere il rubinetto che finanzia di fatto gruppi criminali.
Non sono indizi. Sono dimostrazioni schiaccianti del perché le nostre responsabilità, dirette e indirette, sui crimini commessi in Libia e in alto mare dalle milizie libiche, sono pesantissime.
La chiamata in correità dell’Ue alla quale ha ricorso in queste ore il segretario del Pd Enrico Letta, forse per mancanza di coraggio e per cercare di spostare l’attenzione altrove, è davvero imbarazzante: se una operazione è illegittima quando la promuove l’Italia, non diventa giusta se sostenuta dall’Ue.
All’Ue va chiesto di mettere in campo un programma di ricerca e salvataggio e di avviare con urgenza un piano di evacuazione degli stranieri detenuti in Libia. Non di assumersi la responsabilità, al momento tutta italiana, di coordinare i respingimenti vietati per legge, operati da un soggetto esterno per non incorrere nei tribunali europei e internazionali.
Invece si continua a perseguire la politica di esternalizzazione delle frontiere, tentando di scaricare l’onere dell’accoglienza e del diritto d’asilo su Paesi che non garantiscono diritti neanche ai loro cittadini, in cambio di denaro e coperture internazionali, come nel caso di Erdogan.
Non è la ragion di stato, ma quella di partito a prevalere. Non c’è l’interesse dell’Italia o dell’Ue in gioco ma quello dei partiti, in particolare di quelli del fronte democratico, che, per paura di perdere consensi nei confronti delle destre xenofobe, regalano loro degli assist inspiegabili.
Oggi davanti a Montecitorio e in altre piazze italiane saremo bendati, per denunciare le responsabilità del Governo e della sua maggioranza che fingono di non vedere l’orrore davanti agli occhi del mondo intero. Togliere quelle bende è per noi indispensabile per cambiare rotta e tornare a essere un Paese civile.
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