«Se la patria è la terra dove sono sepolti i nostri morti, anche il Cile è la mia patria». Così scriveva Ignazio Delogu nel suo ultimo libro  Parallelo sud descrivendo il suo rapporto con il paese amato da sempre e che con cui, dopo il golpe Pinochet, divenne inseparabilmente legato diventando segretario esecutivo dell’Associazione Italia-Cile.
L’intellettuale sardo è stato ricordato martedì a Santiago del Cile all’interno del programma delle tante iniziative celebrative previste per la ricorrenza dei 50 anni dal nefasto golpe militare fascista del 1973. Il Museo della memoria e dei diritti umani di Santiago ha organizzato una giornata di eventi conclusa con il concerto degli Inti-illimani, gruppo musicale che proprio grazie a Delogu si è stabilito in Italia ed è diventato famoso in tutta Europa.
La giornata di martedì è stata riparatrice. Delogu infatti, diversamente da molte altre personalità con ruoli minori nell’accogliere gli esuli cileni scappati per il golpe, non era stato ricordato dal Cile al ritorno della democrazia, venendo ingiustamente dimenticato, quanto meno nei programmi istituzionali dei vari governi che si sono succeduti.

Il Covid aveva contribuito a rarefare il suo ricordo anche in Italia. Le celebrazioni previste per il decennale dalla morte (avvenuta il 27 luglio 2011) si erano dunque trasformate in un documentario «Ignazio. Storia di lotta, d’amore e di lavoro» di Marco Antonio Pani.

Nel bellissimo e approfondito lavoro del 2022, viene mostrata l’immagine di Delogu mentre sale sull’aereo appena atterrato a Fiumicino per accogliere i primi esuli cileni, impauriti e tesi per i controlli dei passaporti e la presenza dei carabinieri. Il sorriso di Delogu diventerà familiare per tutti loro e per molti di più che saranno aiuti a trovare una sistemazione in Italia, lungo tutta la penisola costruendo con loro rapporti durati anche dopo il ritorno alla democrazia e il loro ritorno a casa.

Molte le testimonianze di esuli, scrittori, poeti, musicisti, artisti vari. Una poliedricità che rispecchiava perfettamente la personalità di Delogu, che da responsabile del Pci per i rapporti con i paesi ispanici a partire dalla Spagna franchista, è stato un intellettuale a tutto tondo: poeta, scrittore e poi professore universitario a Sassari, quando lasciò la politica e si dedicò alla causa della lingua e cultura sarda.

Il legame con il Cile era fortissimo anche prima del golpe. Delogu infatti fu l’autore delle prime traduzioni di Pablo Neruda, di cui poi divenne amico. Per conto di Editori Riuniti cuò poi gli scritti dei più grandi nomi del mondo ispanico: Castro, Guevara, Marti e una innumerevole sequenza di autori latino americani, tra i quali oltre al citato Neruda, spicca Gabriel Garcia Marquez.

Di Neruda, si racconta nel documentario, Delogu era molto orgoglioso di aver tradotto immediatamente il libro «Incitamento al nixoricidio ed elogio della rivoluzione cilena», libro che «trovò letto da moltissimi per le strade di Santiago alla vigilia delle elezioni del 4 marzo» «nel clima di straordinaria partecipazione popolare»: «quel piccolo libro dalla sobria copertina colorata lo si vedeva dovunque», scrisse Delogu, fra i primi a visitare il Cile in vista della vittoria di Allende. Neruda parlò a lungo a Delogu di Allende e della campagna elettorale e in giro per la Patagonia. Delogu poi conobbe personalmente anche Allende – «mi colpì molto la sua sicurezza e al tempo stesso la sua affabilità», scrisse – per poi venire citato nell’incipit della lettera che il 23 marzo Allende scrisse a Enrico Berliguer (di cui fu strettissimo collaboratore) per ringraziarlo della solidarietà del Pci contro «l’embargo del rame» che preannunciava i tentativi di destituirlo.

La giornata di celebrazione di martedì è stata introdotta da Javier Ossandon, ex dirigente del Mapu, e da Marcia Scantlebury Presidente del Museo della Memoria, poi è seguito un recital di poesia di un gruppo di poeti esuli cileni che diede vita a Roma al laboratorio di poesia Maruri al quale Delogu partecipò (inizialmente in incognito con lo pseudonimo di Pablo Magallanes). È seguita una tavola rotonda con Vieragallo, Jorge Coulon e in rappresentanza dell’ambasciata italiana a Santiago, la responsabile dell’istituto italiano di cultura Cristina di Giorgio. Infine un messaggio della ex compagna Veronica Torres, un intervento della figlia Silvia Delogu e un video messaggio del regista sardo Marco Antonio Pani – impegnato in Sardegna a completare il suo ultimo film.
La proiezione si conclusa con un lungo e caloroso applauso, seguito dall’omaggio degli Inti-Illimani in concerto con sentiti ringraziamenti a Delogu e al popolo italiano per la solidarietà dimostrata in tutti questi anni.
«Sono molto felice di essere oggi a Santiago con tutti voi per rendere omaggio alla figura di un combattente per la democrazia, la libertà dei popoli, di un amico e di un compagno, inteso nel senso più autentico della militanza politica e civile», lo ha ricordato l’ex sindaco di Carbonia e fraterno amico, Antonangelo Casula.