Il mio 25 Aprile lo festeggerò con i giovani sarzanesi dell’Anpi che, come ogni anno, camminano sui sentieri della Resistenza sulle colline sopra Sarzana. E sarò con loro al Museo della resistenza di Fosdinovo, alla cui costruzione mio padre, antifascista condannato alla galera dal Tribunale Speciale e poi commissario politico della brigata partigiana Ugo Muccini, ha dedicato gli ultimi anni della sua vita, conclusasi nel 2011 a 98 anni. Perché i ragazzi di oggi potessero continuare a sentire la voce dei protagonisti di quelle storie.

Dell’apertura dell’Anpi ai giovani Sarzana fu un’anticipatrice, già negli anni ’70 del secolo scorso. E fu la conclusione naturale delle centinaia di incontri che i partigiani fecero in decine di scuole, a spiegare i valori e il retroterra sociale e culturale che rese possibile e vittoriosa la Resistenza. A raccontare le azioni dei partigiani certamente, ma anche e soprattutto la straordinaria consonanza con la popolazione di quelle terre, i sacrifici e la generosità dei contadini, degli operai, dei vecchi e di tante giovani donne.

Riuscirono ad educare una generazione di giovani alla necessità della partecipazione politica alle sorti della propria terra. Non si presentarono a loro come eroi, ma spiegarono la durezza e la disumanità di una condizione in cui uccidere era spesso l’alternativa ad essere uccisi. Trasmisero loro non il culto della violenza, ma la voglia di libertà e di democrazia che nutriva la loro dura vita fra i monti. Oggi l’Anpi della mia terra è fatta di quei giovani, che hanno imparato dai ricordi di guerra l’amore per la pace e il rifiuto della violenza come modo per affrontare e risolvere i conflitti.

La posizione sulla guerra in Ucraina andrebbe rapportata al sentire di quei giovani, più che ai vecchi conflitti fra i nostalgici del comunismo che non c’è più, e i democratici, che sono veri solo se si schierano senza se e senza ma con la Nato e l’aumento delle spese militari e l’invio delle stesse all’Ucraina.

Non c’è nei ragazzi dell’Anpi che conosco ombra di filoputinismo e di acquiescenza alla propaganda del nuovo zar. C’è casomai la convinzione profonda che fabbricare ed esportare armi, a chiunque siano inviate, aumenta le morti e prolunga le guerre. Allontana i negoziati e la fine delle ostilità e delle stragi. C’è in loro lo slancio dell’utopia di un mondo senza guerre e senza pretese egemoniche, e la concretezza di chi sa che dalle guerre si esce solo in due modi: o con un compromesso, che ciò a cui tende ogni negoziato, o la distruzione dell’avversario. Sono per il compromesso. E sono giustamente preoccupati quando sentono dire che perché l’Ucraina viva è necessario mettere in ginocchio la Russia, e non perché sono equidistanti ma perché sentono che non sarà così facile mettere in ginocchio uno Stato come la Russia, tra l’altro con un rilevante arsenale nucleare, senza conseguenze terribile per il resto del mondo e per il futuro delle loro vite.

E c’è poi una preoccupazione ancora più grande, che la corsa agli armamenti e la ricerca di nuovi rifornimenti di combustibili fossili, mettano a serio rischio il contrasto al cambiamento climatico, che resta per molti di loro- Greta non è passata invano- la minaccia più grande per il genere umano. E sanno che armi e petrolio sono inestricabilmente legati, perché all’origine delle tante guerre del nostro tempo c’è proprio il controllo delle fonti fossili di energia, i nome del quale non solo gli autocrati come Putin, ma anche i più democratici dei Paesi appoggiano dittature, e fanno affari vendendo le armi ai contendenti.

Hanno un sogno, che è lo stesso di papa Francesco. Che si apra un grande negoziato, di cui l’Europa potrebbe essere protagonista, per il disarmo, a partire dal nucleare, e per il passaggio deciso alla produzione energetica col sole e col vento, di cui è difficile per chiunque appropriarsi in esclusiva. La posizione dell’Anpi come quella della Cgil e dei movimenti per la pace lungi dall’essere pilatesca ed astratta pare quella più di tutte capace di rispondere alle angosce del presente. Un messaggio di giovani che parla ai giovani.