Torna l’Aryan Brotherhood, la Fratellanza Ariana. Nell’aprile scorso, dietro mura metalliche alte tre metri, la polizia di stato dell’Oklahoma ha trovato cumuli di legno e ossa carbonizzate in un’area isolata nella contea di Logan. Il fortino era legato alla Fratellanza Ariana Universale, una gang di suprematisti bianchi nata nelle carceri. Gli agenti hanno trovato quella che sembra una discarica di cadaveri dove varie persone erano state smembrate e bruciate, almeno tre ma forse nove o dodici. Alcuni resti sono stati trovati anche in un secondo sito, vicino a un pozzo di petrolio a circa 18 miglia di distanza, nella piccola città di Luther.

Si trattava chiaramente di un compound di survivalisti simile a quelli trovati molto tempo fa sempre in Oklahoma ma anche in Arkansas e Missouri. Nascono nei boschi, il più lontano possibile dalle città, come luoghi di addestramento di razzisti e milizie antigovernative che hanno bisogno di basi sicure. Molti di questi gruppi hanno una visione apocalittica del mondo in cui viviamo, si preparano allo “scontro finale” con il “governo sionista” o quanto meno a un collasso delle strutture governative e a un periodo dove ciascuno dovrà sopravvivere contando solo sulle proprie forze e sulle riserve di armi e munizioni accumulate nel frattempo.

L’OKLAHOMA è il luogo dove avvenne il peggior attentato di matrice interna della storica americana: il 19 aprile 1995 Timothy McVeigh, un reduce della prima Guerra del Golfo, fece saltare in aria un palazzo di uffici governativi a Oklahoma City, facendo 168 morti. A quasi trent’anni di distanza, secondo la Anti-Defamation League, lo Stato ospita almeno cinque importanti gang carcerarie di suprematisti bianchi, la frangia più pericolosa e in più rapida crescita del movimento suprematista bianco statunitense. A differenza di gruppi più noti come gli Oath Keepers e i Threepercenters, presenti nell’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021, queste gang combinano il know-how e la segretezza della criminalità organizzata con il razzismo e l’odio per le minoranze.

A QUATTRO MESI di distanza dalla scoperta dei resti umani, le dimensioni del caso rimangono oscure e non sono stati compiuti arresti. L’unica cosa certa è che i leader gestiscono le organizzazioni criminali da dietro le sbarre attraverso una rete di killer all’esterno, quindi i cadaveri ritrovati appartengono probabilmente a membri di gang rivali o di informatori.

La piccola fattoria nella contea di Logan ricorda il rifugio di Leonard Ginter nei monti Ozarks, in Arkansas, dove un altro estremista di destra, Gordon Kahl, trovò la morte in uno scontro a fuoco con la polizia del 1983. La casa assomigliava più a un bunker che a uno chalet di montagna: era costruita su una collina e soltanto il portico sporgeva dal fianco dell’altura. Il resto dell’abitazione era scavato nel terreno, con prese d’aria che spuntavano dall’erba. Il proprietario, un falegname in pensione di 61 anni, credeva in un prossimo Giudizio Universale e agiva di conseguenza: teneva in casa provviste sufficienti per molti mesi e aveva canalizzato l’acqua di un ruscello vicino per garantirsi il rifornimento in ogni circostanza.

IL SURVIVALISMO dei suprematisti bianchi ha una lunga storia alle spalle. Una storia che inizia addirittura nel 1948 con l’esplosione della prima atomica sovietica: per la prima volta nella loro storia gli Stati Uniti diventavano vulnerabili ad un attacco nemico sul loro territorio continentale. La terza guerra mondiale, con l’uso di armi nucleari sembrava inevitabile.

I militari americani avevano un atteggiamento ambiguo nei confronti delle conseguenze di un conflitto atomico: da un lato essi continuavano ad affermare che le armi atomiche sono armi come le altre e che sarebbero state senza dubbio usate in caso di bisogno, come del resto era avvenuto a Hiroshima e Nagasaki nel 1945. Le amministrazioni Truman e Eisenhower quindi mantennero per anni una politica ufficiale in cui le radiazioni erano definite “innocue”, cercando di evitare che si sapesse la vera sorte dei superstiti di Hiroshima o delle vittime di esperimenti nucleari sul territorio americano: l’attore John Wayne e molte comparse furono vittime di tumori contratti dopo i test nucleari condotti nel Nevada, la zona preferita da Hollywood per girare film western.

All’inizio degli anni Cinquanta partì una campagna di propaganda tesa a convincere gli americani che in fondo una guerra nucleare non sarebbe stata l’Apocalisse ma solo un conflitto dal quale gli Stati Uniti sarebbero usciti i vincitori, a condizione di essere ben preparati. Di qui le esercitazioni che gli studenti americani facevano alle elementari o alle medie: la maestra spiegava che al suono delle sirene d’allarme o se avessero visto un “grande bagliore” dalla finestra dell’aula avrebbero dovuto coprirsi gli occhi con le mani e gettarsi sotto il banco. Una canzoncina il cui ritornello faceva Run for Cover [corri al riparo] doveva aiutarli a ricordare le semplici regole per sopravvivere.

LA CAPACITÀ DELL’APPARATO propagandistico del governo americano di rendere appetibile un tema come la guerra nucleare (di cui oggi si riparla a proposito del conflitto in Ucraina) non cesserà mai di stupire gli studiosi delle comunicazioni di massa: come ci ha mostrato molto tempo dopo il film di Kevin Rafferty Atomic Café, venne inventata una simpatica tartaruga, Burt, che mostrava come salvarsi in caso di esplosione. In molte città si organizzavano esercitazioni di evacuazione. Nel film Il ruggito del topo, l’esercito di un immaginario principato europeo guidato da Peter Sellers sbarcava in una New York deserta a causa di un’esercitazione di questo tipo e la “conquistava” innalzando la propria bandiera sull’Empire State Building.

L’IDEA DI VIVERE in un mondo ridotto a un cumulo di rovine fumanti e radioattive è sempre rimasta poco attraente per il cittadino medio, ma non per i fondamentalisti cristiani e per gli anticomunisti fanatici, che invece credevano fermamente in un mondo postatomico vivibile. Le cronache degli anni Ottanta e Novanta sono piene di casi di comunità che si ritiravano dal mondo civile, a volte in maniera pacifica, a volte con intenti criminali, come nel caso della Silent Brotherhood che nel 1984 rapinò due furgoni portavalori e poi uccise a Denver il conduttore radiofonico di religione ebraica Alan Berg.

Nel caso della gang di cui si parla in questi giorni, i sospetti delle autorità dell’Oklahoma si concentrano su un ergastolano violento di nome Mikell “Bulldog” Smith: sua moglie Robin risulta proprietaria del terreno dove sorgeva il fortino, un fratello è stato arrestato il mese scorso per possesso di armi e un altro fratello è scomparso.

I resti di un cadavere che potrebbe essere quello di un piccolo spacciatore in contatto con la Fratellanza Ariana Universale sono stati trovati qualche tempo fa in una località rurale a mezz’ora di macchina dal compound della contea di Logan. Le indagini continuano.