I mondi di John Sanborn
Tra i più noti videoartisti, lo statunitense è stato molto presente nell'estate italiana
Tra i più noti videoartisti, lo statunitense è stato molto presente nell'estate italiana
Video musicale, televisione, teatro e danza, spot e clip, immersività, videogioco, opere interattive, arte, esperienze di realtà aumentata e intelligenza artificiale. E Hollywood, e Silicon Valley: si è chiusa a Milano, al centro di cultura digitale MEET di Piazza Oberdan fondato e presieduto da Maria Grazia Mattei, la mostra dedicata a John Sanborn, autore multimediale statunitense, uno degli esponenti più noti e versatili della «seconda ondata» della videoarte: la generazione di Bill Viola e Gary Hill, con i necessari distinguo. Ha avuto come «maestro» a New York Nam June Paik, di cui è stato giovanissimo collaboratore (e a cui ha dedicato un videoritratto nel 1982), e nel corso dei decenni ha rivolto lo sguardo e le tecnologie ai più diversi ambiti del video, fino a occuparsi delle ultime frontiere del digitale.
Ma la mostra «Out of order», inaugurata a giugno (e che ha ripercorso strade e sguardi di questo autore) è stata anche motore di un itinerario italiano dell’infaticabile Sanborn, invitato per accompagnare i suoi video a Pisa, a Alatri, infine a Palermo per possibili progetti e iniziative future, e di nuovo a Milano per un incontro al MEET denso di sollecitazioni e di racconti su quattro decenni di esplorazioni dell’immagine elettronica e sul suo futuro. La musica ha sempre guidato e accompagnato il lavoro di Sanborn, dagli esordi negli anni Settanta e Ottanta nel variegato scenario artistico newyorkese fino a MTV. Un classico il suo Ear to the Ground, insieme a Kit Fitzgerald, con David Van Tieghem che «suona» le strade di New York; le sue collaborazioni con musicisti come Philip Glass per il metamorfico Act III e col coreografo Bill T. Jones, gli episodi della serie Perfect Lives, opera composta da Robert Ashley commissionata dalla rete TV inglese Channel 4 (1983). E, negli anni e decenni successivi, gli omaggi a Prince, a The Residents, a John Cage.
Negli incontri di giugno a Pisa (invitato da Ondavideo) e a Alatri (invitato dalla Biblioteca Totiana) Sanborn ha presentato e commentato selezioni in cui ha messo a confronto la sua produzione di ieri e di oggi, con video «a coppie» in dialogo fra i primi decenni e oggi: a individuare fili conduttori nel salto temporale ma anche a segnare le differenze tecnologiche e di linguaggio, di tematiche e di contesti: dall’AIDS alle questioni di genere e al queer, dalla mitologia alle religioni e alle guerre. Videoinstallazioni ma anche brevissimi spot, oppure opere in cui si combinano danza, declamazione di testi, cabaret e teatro di varietà, gusto del travestimento, gioco, paradosso.
A Sanborn era stata dedicata una grande mostra, nel 2022, allo ZKM, il Centro per le Arti e i Media di Karlsruhe in Germania, luogo prezioso e imprescindibile per le arti elettroniche: intitolata «Between Order and Entropy», voluta dal compianto Peter Weibel, ha raccolto opere dal 1976 al 2022, illustrando in un ricco catalogo testi critici, interviste, testimonianze.
Omaggio internazionale a un autore che non è mai stato fermo, e che dopo una lunga stagione in California (dove vive) come consulente per produzioni hollywoodiane e per la Apple e Adobe è tornato a un’attività creativa più personale, spesso affiancato da giovani appassionati quanto lui, come Lali Wilde, collaboratrice per la ricerca più attuale e autrice della serie Capitan Earthquake, fra animazione e grafiche fiabesche: nella sede di «Visual Container» a Milano le è stata dedicata una serata. L’estate italiana di Sanborn ha consentito di illuminare la mescolanza di stili, tecniche, temi, media di un autore-artista eclettico e ritenuto talvolta lontano da una videoarte «pura» (ammesso che esista).
In un certo senso, e perciò, unico nel panorama dell’immagine elettronica: insaziabile, tecnologicamente aggiornato, attento all’attualità, esploratore di territori anche commerciali e al confine con l’intrattenimento, curioso del futuro: con sorprendente ed energico entusiasmo.
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