I misteri di Chernobyl, tra accuse e incertezze
La croce russa Kiev: «Militari russi affetti da Ars». Una grave sindrome da radiazioni in questo caso improbabile
La croce russa Kiev: «Militari russi affetti da Ars». Una grave sindrome da radiazioni in questo caso improbabile
La AIEA invierà esperti nelle centrali nucleari ucraine e forniture per garantire la sicurezza all’interno di esse, ma, come previsto, non è stata ancora fatta alcuna concessione alle richieste ucraine di istituire una zona off-limits per un raggio di trenta chilometri attorno ad esse (compresa la centrale di Zaporizhzhia attualmente in mano russa) e sull’esclusione dei membri russi e bielorussi nei processi decisionali all’interno dell’istituzione atomica internazionale.
Anche la richiesta della vicepremier Iryna Vereshchuk di istituire una forza di pace dell’Onu per mettere in sicurezza la centrale di Chernobyl, per ora non ha trovato appoggi internazionali se non da parte di singole entità politiche.
La AIEA ha fatto sapere in un suo comunicato che l’innalzamento della radioattività dovuta agli incendi scoppiati nella Zona di esclusione non desta preoccupazione, pur consigliando il continuo monitoraggio. I livelli misurati sono ancora inferiori rispetto a quelli del 2020, quando le autorità ucraine avevano raccomandato alla popolazione di alcuni quartieri di Kiev di chiudersi in casa serrando le finestre e di non uscire se non per necessità.
Sebbene gli incendi a Chernobyl si sviluppino periodicamente, la particolare situazione in cui ci troviamo impedisce un immediato intervento da parte dei vigili del fuoco rischiando di aggravarne la situazione e l’estensione.
Rimangono invece ancora confuse le notizie secondo cui i russi sarebbero entrati in zone altamente radioattive restandone contaminati. Le prime informazioni su cui si basano queste indicazioni sono trapelate il 20 marzo, quando due lavoratori ucraini impiegati nella centrale di Chernobyl dal 24 febbraio, hanno potuto abbandonare il sito raggiungendo Slavutych.
Qui, intervistati da alcuni giornalisti, hanno affermato che i soldati russi entravano senza alcuna precauzione in zone normalmente precluse, dove la radioattività è particolarmente elevata. Valery Seida, direttore della centrale di Chernobyl, pur non confermando le testimonianze di due colleghi ha però attestato che i russi «si muovono all’interno della Zona contaminata liberamente e senza precauzioni».
Poi il 31 marzo Yaroslav Yemelianenko, direttore dell’agenzia turistica Chernobyl-Tour, ha riportato la notizia, rilanciata in seguito dall’agenzia ucraina Intermedia Group, secondo cui i telegiornali bielorussi hanno annunciato l’arrivo di sette minibus con soldati russi al Centro di medicina radiologica di Gomel, sempre i tg bielorussi hanno aggiunto che la prassi è una routine a cui sono sottoposti tutti i soldati russi di stanza a Chernobyl.
Ad alimentare l’incertezza (o infondatezza) delle voci è l’annuncio fatto dagli ucraini che i soldati sarebbero stati utilizzati per scavare trincee in un’area, come la Zona di esclusione, disabitata e non soggetta a battaglie. Infine, sempre la stessa fonte ucraina, avrebbe aggiunto che i militari sarebbero affetti da ARS (Sindrome da radiazioni acute), un avvelenamento che si manifesta solo con esposizioni ad altissime dosi di radionuclidi ad intensa attività e che decadono molto velocemente.
Per avere i sintomi da ARS, tali sorgenti radioattive (peraltro rarissime e facilmente rilevabili con semplici dosimetri non professionali) devono essere manipolate direttamente senza alcuna precauzione. Nessuna di queste situazioni è oggi presente a Chernobyl se non nel reattore 4, impossibile da raggiungere perché sepolto in tonnellate di cemento.
Foto satellitari hanno mostrato colonne di mezzi provenienti dalla Bielorussia che hanno ammassato materiale non identificato a Pripyat e in alcune zone ai limiti della Foresta rossa, una delle aree più contaminate della Zona di esclusione che copre circa 10 chilometri quadrati di superficie e che si trova a circa quattro chilometri dalla centrale nucleare.
Qui i livelli di radioattività raggiungono anche i 350 milliSievert annui, all’incirca la quantità che si assorbirebbe fumando tre pacchetti di sigarette al giorno per un anno o circa cento volte la dose di radioattività naturale assorbita in media da ognuno di noi.
Lavorare o anche trattenersi all’interno della zona potrebbe causare danni da radiazioni, ma non tali da essere così acute come quelle descritte dalle autorità ucraine.
Va inoltre aggiunto che restando al di fuori anche di pochi metri dagli hotspot dove si concentrano con più intensità i radioisotopi, la radioattività decresce rapidamente.
Nel frattempo, il Pentagono ha affermato che le truppe russe si stanno ritirando da Chernobyl, ma secondo lo Stato maggiore ucraino la mossa sarebbe solo un ritiro temporaneo per raggruppare i reparti della 35° Armata russa che avrebbero subito significative perdite nell’avanzata e nell’assedio di Kiev.
Anche il Ministro degli Interni ucraino ha confermato il rapporto dei militari, sostenendo che, più che di un ritiro, si dovrebbe parlare di un avvicendamento di truppe, stanche e demoralizzate, con nuove truppe più fresche e meglio organizzate.
La riorganizzazione russa potrebbe portare, secondo Kiev, ad una nuova offensiva sulla capitale proveniente da nordest. La notizia sarebbe corroborata dalla testimonianza di Vyacheslav Chaus, amministratore della regione di Chernihiv, lungo il confine nordorientale con la Bielorussia, dove, a differenza del fronte nordoccidentale, non si sarebbero notati ritiri da parte delle forze russe e, anzi, l’aviazione russa avrebbe intensificato i bombardamenti.
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