Dopo il clamore della diplomazia si torna a contare i morti. Nelle ultime 24 ore Zaporizhzhia, Kiev, Donetsk e Sebastopoli sono state colpite e, mentre i bilanci delle vittime dei bombardamenti sono ancora incerti, il presidente Zelensky è tornato a Bakhmut per ribadire l’importanza della tenuta del fronte in Donbass.

Come se non bastasse, la conferma di Londra dell’imminente fornitura di proiettili all’uranio impoverito sta contribuendo significativamente ad alzare la tensione internazionale. Nonostante le dichiarazioni del ministro degli Esteri britannico, James Cleverly – «non c’è nessuna escalation nucleare. L’unico Paese al mondo che parla di questioni nucleari è la Russia.

Non c’è alcuna minaccia per la Russia, si tratta solo di aiutare l’Ucraina a difendersi» -, Mosca non si è sentita affatto rassicurata. Anzi, l’omologo russo di Cleverly, Sergej Lavrov, ha dichiarato che non si è mai raggiunto un tale livello di allerta rispetto all’uso di armi nucleari «neanche nei decenni passati».

Lavrov ha anche aggiunto che «gli Usa stanno giocando a un gioco pericoloso continuando a effettuare ricognizioni con i droni sul Mar Nero». Ma da Washington non hanno affatto ascoltato l’invito a desistere, tutt’altro: ieri il segretario di stato, Antony Blinken, ha fatto sapere che «sarà preparata entro giugno» una strategia per la regione del Mar Nero, che includa componenti politiche ed economiche.

FORSE ANCHE PER QUESTO il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha dichiarato che la guerra in Ucraina andrà avanti ancora a lungo e i Paesi dell’Alleanza atlantica devono prepararsi a sostenere Kiev sul lungo periodo. «Il presidente Putin non pianifica la pace, ma più guerra», ha proseguito Stoltenberg, aggiungendo che la Russia sta aumentando la produzione industriale militare e «si sta rivolgendo a regimi autoritari come l’Iran o la Corea del Nord e altri per cercare di ottenere più armi».

Quindi, «la necessità continuerà ad esserci, perché questa è una guerra di logoramento; si tratta di capacità industriale per sostenere il supporto» e ha poi concluso parlando della necessità per i membri della Nato di «destinare almeno il 2% del Pil per la difesa».

AD OGNI MODO, il presidente cinese Xi Jinping era ancora a Mosca quando i missili hanno colpito i sobborghi di Odessa martedì notte, una larga parte della città portuale è tornata al buio ma i danni non sembrano significativi e al mattino di ieri la situazione era già in miglioramento. A Rzhyshchiv, nella regione di Kiev, è salito a 6 il bilancio delle vittime dopo l’ultimo raid russo che si è abbattuto anche su un edificio residenziale.

Stando alle dichiarazioni del capo della polizia nazionale dell’oblast di Kiev, Andrey Nebitov, sono state colpite una scuola e l’ennesimo edificio residenziale. In tutto, secondo lo Stato maggiore delle forze armate ucraine, la Russia nelle ultime ore ha lanciato 21 droni kamikaze dei quali 16 sarebbero stati abbattuti.

Così come sarebbero stati abbattuti tutti i droni di Kiev, sia aerei sia navali, che alle prime luci dell’alba erano diretti al porto militare di Sebastopoli. Stando alle dichiarazioni del governatore filo-russo Mikhail Razvozhaiev: «La nostra flotta ha respinto un attacco di droni di superficie stamattina presto. Tre droni sono stati distrutti. I droni hanno tentato l’ingresso nella baia, ma la Marina ha sparato. Sono state allertate anche le difese aeree».

Non ne ha parlato durante la sua visita al fronte, nei pressi di Bakhmut, il presidente Zelensky. Il quale, invece, ha ribadito l’importanza della tenuta della cittadina del Donbass e ha elogiato «tutti coloro che hanno sacrificato la vita per la nostra indipendenza» invocando una benedizione per i caduti.

POCO DOPO IL LEADER ucraino è intervenuto nuovamente per biasimare la «ferocia bestiale» con la quale i russi hanno bombardato Zaporizhzhia. «Un missile russo ha colpito un edificio a più piani» ha scritto il presidente, «si spara contro aree residenziali in cui vivono persone comuni e bambini. Lo stato terrorista cerca di distruggere le nostre città, il nostro stato, la nostra gente». Al momento di andare in stampa il bilancio ufficiale è di 1 morto e 33 feriti, tra cui 3 in condizioni gravi e 3 bambini feriti lievemente.