I missili russi lasciano al buio e al gelo 10 milioni di persone
Il limite ignoto Metà delle infrastrutture energetiche dell’Ucraina sono fuori uso. E le temperature scendono. Da Kiev intanto prime aperture alla tesi del Pentagono: «La guerra può finire anche senza riconquista totale»
Il limite ignoto Metà delle infrastrutture energetiche dell’Ucraina sono fuori uso. E le temperature scendono. Da Kiev intanto prime aperture alla tesi del Pentagono: «La guerra può finire anche senza riconquista totale»
Mezza Ucraina resta al buio in conseguenza della tempesta di missili russi (100 solo nella giornata di martedì) che hanno messo fuori uso circa la metà delle infrastrutture energetiche nazionali. Una situazione ai limiti dell’emergenza umanitaria, anche per effetto delle temperature che si fanno sempre più rigide. Per ben 10 milioni di persone ormai è difficile anche ricaricare i telefoni. E diventa impossibile per gli studenti continuare a seguire le lezioni online, ultimo barlume di scuola nel Paese sconvolto dalla guerra.
IERI LA STRATEGIA RUSSA è proseguita con un fitto lancio di razzi su un impianto solare di Nikopol che ha provocato danni agli edifici circostanti ma senza fare vittime. Una persona invece è morta a Kherson per i colpi dell’artiglieria russa sulla città da poco riconquistata dalle truppe di Kiev e su altri centri sulla riva destra del fiume Dnipro.
La Russia, che dopo la ritirata da Kherson ha iniziato a fortificare le sue postazioni in Crimea, accusa Kiev, anche sulla base di alcuni video circolati in rete, dell’esecuzione a sangue freddo di almeno 10 dei suoi soldati che si erano arresi.
Ai margini del campo di battaglia, la novità più rilevante è data dal primo riscontro ucraino alle recenti analisi dei vertici militari Usa, che ritengono impossibile una vittoria sul campo con la riconquista di tutti territori occupati: «La guerra potrebbe finire prima che questa avvenga», ha detto il primo consigliere del presidente Volodymyr Zelensky, Mykhailo Podolyak. Prima però, ha aggiunto, servirebbe che Mosca perdesse «una grande città occupata dal 2014», riferendosi a Luhansk. Questo innescherebbe a suo dire «processi irreversibili, sia nelle élite politiche russe che nella società».
SUL LUOGO DELL'”INCIDENTE” in territorio polacco che martedì ha fatto tremare il mondo è stata un’altra giornata di rilievi. Al lavoro stavolta un team ucraino con il permesso delle autorità di Varsavia e della Nato, che da parte loro hanno concluso che trattavasi di razzi della contraerea ucraina in risposta ai raid russi.
Altri rilievi sul luogo di un altro “incidente” consentono alla procura svedese che indaga sui danni subiti il 26 settembre dai gasdotti Nord Strem 1 e 2 di dire che «si è trattato di un grave sabotaggio» in quanto «sono state trovate tracce di esplosivi su diversi oggetti estranei rinvenuti». Individuare la mano che ha colpito non sarà facile. Le analisi continuano.
IN EQUILIBRIO SPERICOLATO sui cocci del conflitto si conferma Recep Tayyp Erdogan, che ieri ha parlato sia con Putin che con Zelensky. Con il presidente russo avrebbe rilanciato l’idea di fare della Turchia un «hub energetico» in cui convogliare il gas che non può più fluire in Europa attraverso i gasdotti Nord Stream. E di cooperazione nel campo dell’energia il presidente turco ha parlato anche con quello ucraino, ma prima i due si sono reciprocamente felicitati per l’estensione dell’accordo sul grano e per il buon funzionamento del canale che ha consentito fin qui scambi abbastanza regolari di prigionieri tra le parti. Ieri si è parlato anche di un imminente esito positivo del negoziato tra Mosca e Washington per uno scambio di reclusi eccellenti: gli Usa sperano in particolare nella liberazione della cestista Brittney Griner , condannata a 9 anni per possesso di stupefacenti e appena trasferita in una colonia penale di Yavas, nella regione occidentale della Mordovia, e dell’ex marine Paul Whelan che sconta 16 anni per spionaggio; in cima alla lista dei invece c’è il trafficante d’armi Viktor Bout. «Spero che questa prospettiva si rafforzi e che presto raggiungeremo un accordo concreto», ha detto il viceministro russo degli Esteri, Serguei Ryabkov. Che confermato i colloqui al Cairo con gli Usa sui trattati di non proliferazione nucleare, precisando che sull’Ucraina non ci sarà «niente da discutere», considerate le «posizioni radicalmente divergenti».
IL PAPA INVECE è tornato a offrire la mediazione della Santa Sede nel definire la pace, quella che «non si ottiene con le armi», ancora «possibile». Certo, aggiunge, ognuno dovrebbe fare il suo: «Bisogna che tutti si impegnino per smilitarizzare i cuori, a cominciare dal proprio, e poi disinnescare, disarmare la violenza». Non sarà facile.
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