Diversi corpi senza vita sono rimasti a terra per ore coperti alla buona ieri a Kherson. Non per incuria, ma perché i soccorritori erano occupati a correre da una parte all’altra della città man mano che i bombardamenti russi colpivano.
Per il secondo giorno di fila, infatti, una raffica di missili si è abbattuta sulla parte ucraina del capoluogo meridionale e il bilancio dei danni alle infrastrutture e dei caduti si aggrava progressivamente. Il governatore regionale locale, Yaroslav Yanushevych, ha parlato di 10 morti (tutti civili) e di 54 feriti. Nello specifico le zone nei pressi dell’ansa del fiume Dnipro, quelle dove sorgevano i piloni del fiume Antonovsky, sarebbero state oggetto di un «massiccio fuoco d’artiglieria».

YANUSHEVVYCH ha anche affermato che le autorità sono state costrette a trasferire i pazienti degli ospedali cittadini in altri centri più a ovest. I bambini ricoverati nel reparto di pediatria sono stati dislocati a Mykolayiv e i pazienti del reparto psichiatrico invece sono stati trasportati a Odessa. «Vi ricordo che tutti i residenti di Kherson che desiderano evacuare in regioni più sicure dell’Ucraina possono contattare le autorità regionali» ha scritto il governatore sul proprio profilo Telegram.
Il numero così alto di feriti stavolta è dipeso sia dalla quantità di missili lanciati dalle forze di Mosca, sia dalla vicinanza delle batterie nemiche. Avere la possibilità di sparare a distanza ridotta, infatti, permette ai russi di utilizzare mortai e altri pezzi d’artiglieria obsoleti che per loro natura non permettono di mirare precisamente e spesso colpiscono nei pressi dell’obiettivo, mancando il bersaglio ma cogliendo di sorpresa i civili. Infatti, ieri molti edifici residenziali e negozi sono stati ridotti a un cumulo di macerie o hanno preso fuoco in seguito alle esplosioni.

ALL’INIZIO del decimo mese di guerra è ormai evidente che il timore di molti sulle sorti di Kherson ovest è già divenuto una tragica realtà. I russi si sono ritirati oltre il fiume, è vero, ma sono riusciti a trarre in salvo quasi tutti i soldati e gli armamenti che precedentemente occupavano gli avamposti dell’invasione russa in terra ucraina. Ora, mentre lo Stato maggiore riorganizza le truppe, i militari martellano Kherson come prima facevano con Mykolayiv. La città era già in riserva d’acqua a causa degli attacchi recenti e ora si trova a rischio blackout prolungato. Sembra anche che durante la ritirata i reparti del genio di Mosca abbiano fatto saltare alcune infrastrutture civili fondamentali per le reti idriche ed elettriche. L’Onu parla già di «grave crisi umanitaria» e il presidente Zelensky di «azioni terroristiche reiterate» da parte della Russia.

AD OGGI, secondo i dati ucraini, la popolazione di Kherson si è ridotta a circa 80.000 abitanti rispetto ai 300.000 del periodo pre-bellico. Eppure, sia Zelensky sia diversi membri del suo entourage continuano a parlare dell’imminente attacco alla Crimea e del fatto che i tempi siano maturi per riprendere anche Sebastopoli. In che modo la devastazione di Kherson e la riconquista della Crimea siano coniugabili è difficile da comprendere al momento.

DALL’ALTRO LATO del confine, ieri il presidente Putin ha incontrato alcune madri di soldati russi impegnati in Ucraina e si è profuso in pesanti critiche verso i media occidentali e dissidenti. «La vita è più difficile e variegata di ciò che viene mostrato sugli schermi televisivi o anche su internet. Ci sono molti falsi, imbrogli e bugie» ha detto Putin. Secondo il capo del Cremlino il morale dei soldati russi sarebbe ancora alto, contrariamente a quanto dichiarano all’estero, cosa che il presidente ha potuto constatare direttamente parlando al telefono con alcuni militari. È significativo che la passerella mediatica di Mosca sia stata guastata da un gruppo di parenti dei soldati al fronte, il «Consiglio delle madri e delle mogli», che ha lamentato pubblicamente di non essere stato invitato all’incontro e ha attaccato direttamente il presidente. Secondo Associated Press, una dei membri del Consiglio, Olga Tsukanova, ha sfidato Putin ad accettare un confronto pubblico con i parenti dei coscritti mediante un videomessaggio su Telegram.