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I ministri degli esteri Ue in visita da Zelensky

I ministri degli esteri Ue in visita da ZelenskyZelensky con i ministri degli Esteri Ue a Kiev – Ap

L’Europa tra stanchezza e sostegno Assenti i responsabili di Ungheria, Polonia e Lettonia, ufficialmente malati. Kyiv punta a essere membro dell’Unione europea a pieno titolo nel giro di due anni. Ma ci sono altre opzioni sul tavolo

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 3 ottobre 2023

Un simbolo: ieri si è riunito a Kyiv il Consiglio Affari esteri dell’Unione europea. Per la prima volta fuori dai confini Ue, «all’interno delle future frontiere» del blocco, «un messaggio che l’Ucraina sta diventando un membro Ue» per Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri ucraino, che ha accolto i suoi omologhi europei, anche se tre sono mancati all’appello (i responsabili degli Esteri di Ungheria, Polonia e Lettonia, ufficialmente “malati”, mentre era presente il ministro slovacco).

Alla riunione ha partecipato anche Volodymyr Zelensky, che in difficoltà dopo il colpo dei 6 miliardi di dollari Usa messi in forse sabato, ha reso omaggio alle prove di solidarietà e sottolineato che la vittoria «dipende in gran parte dalla forza degli accordi con amici e partner». Dopo le dichiarazioni di Robert Fico, che ha vinto le elezioni in Slovacchia, sulla volontà di tagliare i finanziamenti all’Ucraina e le immediate congratulazioni dell’ungherese Viktor Orbán, la Ue ha voluto rassicurare. Il capo della diplomazia, Josep Borrell, ha insistito sul fatto che i 27 «hanno mostrato unità fin dall’inizio» della guerra, ma ha dovuto ammettere: «malgrado i dubbi, abbiamo sempre trovato una soluzione». La ministra francese, Catherine Colonna, avverte Mosca ma al tempo stesso rivela l’incrinatura: «la Russia non deve contare sulla stanchezza della Ue».

La Ue è ormai in prima fila per i finanziamenti all’Ucraina. Dall’inizio della guerra, nel febbraio 2022, la Ue ha già versato 85 miliardi di euro in assistenza militare. Entro fine anno, salvo sorprese visto l’annunciato voltafaccia della Slovacchia, dovrebbe essere approvato il pacchetto di altri 50 miliardi per l’assistenza finanziaria, più 20 miliardi di qui al 2027 per l’acquisto di armi. Mentre i 50 miliardi sono sulla buona strada, per i 20 destinati all’assistenza militare crescono i dubbi: finora, c’è il via libera per i primi 5 miliardi.

In stand by è anche la nuova tranche di 500 milioni da versare a Kyiv nel quadro dell’European Peace Facility, bloccata da mesi dall’Ungheria (5,6 miliardi in tutto). Ma qui lo sblocco è vicino. Gli ucraini hanno accettato di togliere dalla lista nera degli «sponsor internazionali della guerra», oggetto possibile di sanzioni, la banca Otp, la prima banca commerciale ungherese, che ha molti clienti in Russia e anche nelle regioni occupate del Donetsk e Luhansk. Orbán dovrebbe far cadere il veto. Kuleba ieri ha chiesto ai ministri degli Esteri Ue di impedire ai 27 di partecipare indirettamente alla costruzione di armamenti russi, con trasferimenti triangolari di tecnologia. E di operare per permettere l’export di cereali «a pieno ritmo».

Consiglio europeo informale questa settimana a Granada, seguito dal terzo vertice della Cpe (Comunità politica europea) – 47 stati presenti – sull’allargamento del blocco (attualmente 5 stati hanno iniziato i negoziati – Serbia, Montenegro, Macedonia del Nord, Albania e Turchia – mentre 3 stati – Ucraina, Moldavia e Bosnia – sono ufficialmente candidati, ma i negoziati non sono ancora aperti, Kosovo e Georgia lo sono in potenza).

Kyiv punta a essere membro della Ue a pieno titolo nel giro di due anni. Ma ci sono altre opzioni sul tavolo: in particolare, Francia e Germania propongono un sistema a 4 cerchi concentrici, con diversi livelli di adesione. Intanto, la ministra tedesca Annalena Baerbock, ha proposto ieri un «piano di protezione invernale» per l’Ucraina, con difesa aerea, generatori e rafforzamento dei rifornimenti di energia.

La Danimarca ha annunciato l’apertura di un ufficio dell’ambasciata a Mykolaiv, una cittadina situata tra Kherson e Odessa. A Granada, i 27 discuteranno anche del conflitto tra Armenia e Azerbaijan: il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, Emmanuel Macron e Olaf Scholz propongono un tentativo di mediazione tra il primo ministro armeno Nikol Pachinian e il presidente azero Ilham Aliyev.

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