«Tutti i migranti devono essere registrati, tutti quelli che entrano nell’Ue devono essere registrati altrimenti il nostro sistema non funziona», dice Ylva Johansson. La commissaria europea agli Affari interni si riferisce in modo particolare a quanto accade nei Balcani occidentali attraverso i quali decine di migliaia di uomini, donne e bambini cercano di arrivare in nord Europa. «La rotta balcanica è al centro della nostra attenzione da un po’ di tempo» ammette Johansson che oggi, in un vertice tra i leader Ue e quelli dei Paesi dell’area in programma per la prima volta a Tirana, presenterà un piano d’azione basato su maggiori controlli alle frontiere e collaborazione per i rimpatri, ma durante il quale si chiederà anche ad alcuni Paesi di rivedere la politica di rilascio dei visti di ingresso.

Sono mesi che Bruxelles spinge perché l’attenzione si concentri in maniera particolare sui Balcani occidentali. Secondo Frontex, l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere, nei primi dieci mesi del 2022 è lungo questo percorso che sono passati 128.430 migranti, il 168% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un numero decisamente superiore a quanti hanno attraversato il Mediterraneo centrale, che sempre nei primi dieci mesi di quest’anno sono stati 85.140 con un incremento del 59% rispetto al 2021.

Il vertice di Tirana servirà a fare il punto sulla questione migranti, anche in relazione a una questione più complicata come quella dell’allargamento dell’Unione, mentre giovedì i ministri dell’Interno discuteranno di un eventuale ingresso nell’area Schengen di Bulgaria e Romania (per la Croazia non ci sarebbero problemi) contro il quale si è già schierata l’Austria che accusa i due Paesi di scarsi controlli alle frontiere.

E proprio maggiore attenzione a chi attraversa i confini interni è uno dei 20 punti del piano che verrà presentato oggi. In particolare si chiederà di consentire a Frontex di impiegare propri uomini e mezzi per operazioni congiunte nella regione. L’Ue ha stilato accordi in tal senso con Albania Montenegro, Serbia e Macedonia del Nord. Bruxelles si impegna inoltre a rafforzare le procedure di asilo nella regione fornendo assistenza anche per quanto concerne l’accoglienza, specie nella stagione invernale.

C’è poi il capitolo rimpatri: «Sosterremo i partner dei Balcani occidentali con l’azione dell’Ue per intensificare i rimpatri nella regione, rafforzando le capacità operative attraverso Frontex e convocando comitati congiunti di riammissione» è scritto nel documento Ue, nel quale si annuncia per il 2023 un nuovo programma per i rimpatri nella regione rafforzando la collaborazione anche con i Paesi di origine dei migranti. Prevista infine una task force con Europol per contrastare il traffico di uomini.

Ma sul tavolo del vertice i leader troveranno anche la complicata questione dei visti di ingresso per i quali i leader dei 27 chiedono un allineamento alle politiche europee, più restrittive in materia. «Il numero complessivo di arrivi irregolari nell’Ue è di circa 250 mila quest’anno, ma il numero complessivo di domande di asilo presentate per la prima volta nell’Ue è di 660 mila», ha spiegato ieri Johansson. «Il che significa che la maggior parte dei richiedenti asilo stanno arrivando lungo altre rotte, principalmente in aereo o spostandosi all’interno dell’Unione europea». Nel mirino c’è soprattutto la Serbia grazie al libero accesso consentito ai cittadini di Tunisia, Egitto, India e Burundi. «Tutti i partner dei Balcani occidentali hanno buchi sulla politica dei visti, ma i problemi principali vengono registrati in Serbia» ha confermato la commissaria annunciando per oggi una missione Ue a Belgrado «per capire come proteggere le frontiere con l’Ungheria, anche attraverso Frontex».