I gironi infernali delle sette miniere dove l’uomo distrugge il pianeta
Berlinale 69 «Earth» di Nikolays Gethralter presentato nella sezione Forum
Berlinale 69 «Earth» di Nikolays Gethralter presentato nella sezione Forum
Il Forum della Berlinale è da sempre un luogo dove si cerca , in maniera più o meno riuscita, di conciliare due antichi compiti che il cinema si è dato, e che sono in un certo senso antitetici: raccontare il mondo e reinventarlo. Il documentario Earth, Terra, dell’autore austriaco Nikolays Getrhalter, si pone decisamente su questo terreno, ma la soluzione è terra terra.
SI COMINCIA in California. Lontane dalle spiagge e dalle palme della costa, delle potentissime scavatrici spianano intere montagne per rendere possibili i disegni speculativi di famelici promotori immobiliari. Da lontano le ruspe sembrano giocattoloni gialli e le montagne semplici dune di terra, come se ne trovano nei giardinetti. Entrando nella cabina di un manovratore scopriamo una realtà infernale. L’uomo è corpulento, con una barba che lo fa assomigliare a un membro degli ZZ Top, ma sembra un operaio di Metropolis mentre, sballottato in tutte le direzioni, aziona una moltitudine di leve e bottoni. «Da bambino, – spiega nell’intervista che segue –, mi piaceva giocare con le macchine. Qui ho realizzato il mio sogno, ne guido di potentissime. Certo la terra è una brutta bestia: resiste. È vero che quando si torna a casa si è esausti…». Nei sette scenari minerari che, come altrettanti gironi infernali il film attraversa, la formula resta la stessa: il campo lunghissimo per i paesaggi, il totale per scoprire gli esseri umani che si muovono come playmobil, e infine il campo corto, per le interviste. In tutte e tre (e più in generale nel catalogo delle inquadrature) è sempre la figura umana a fare da riferimento.
QUESTO MODELLO normativo estetico, viene trasferito tale e quale nel giudizio politico. A livello delle interviste, ovvero dell’individuo, lo spettatore percepisce un conflitto tra due elementi. Da un lato l’economia di sfruttamento delle risorse naturali in genere, ovviamente è assurda in sé, ma sensata per l’individuo che ne dipende e che non riesce ad immaginare come vivere altrimenti. E poi, come dicono tutti, «se non fossi io a farlo sarebbe un altro». Quando il campo si allarga l’individuo sparisce e rimane solo l’umanità in generale: che non ha nessuna scusa e che nella sua indifendibile corsa alla distruzione della natura condanna se stessa.
TRA LE IMMAGINI più forti c’è senza dubbio l’antica miniera di sale in Germania, riconvertita a deposito di rifiuti nucleari negli anni settanta, e che doveva essere sicura per un milione di anni, mentre dopo soli cinquanta è già una bomba ad orologeria (che nessuno sa come disinnescare). L’Italia è filmata una volta e mezzo. C’è l’antichissima cava di Carrara, che il progresso tecnologico ha completamente stravolto, moltiplicando di 100 volte la velocità d’estrazione (ma anche i pericoli per il personale). E c’è la galleria di base sotto il Brennero – che però viene esplorata da parte austriaca. Il messaggio è fin troppo chiaro. Monoliticamente dimostrativo. Restano le immagini e un giro del mondo, al tempo stesso impressionanti e inquietanti.
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