È arrivato al Parlamento italiano il testo della proposta Act in Support of Ammunition Production, quella avanzata dal commissario per il Mercato unico, il francese Thierry Breton, in base al quale gli Stati possono adoperare i fondi del Pnrr per aumentare la produzione di munizioni da destinare all’Ucraina. La stessa proposta, non ancora approvata dal Parlamento europeo, consente di devolvere alla Difesa anche parte dei Fondi di coesione e del Fondo sociale. L’acronimo Asap in realtà ha un doppio senso: è quello che si adopera in inglese per intendere As soon as possible, il prima possibile. In effetti se il testo deve ancora essere approvato la procedura d’urgenza è invece già passata a stragrande maggioranza a Strasburgo. Hanno votato contro solo la sinistra, il M5S e una parte dei verdi. Tra gli europarlamentari del Pd due hanno rifiutato la scheda, uno solo, Massimiliano Smeriglio, ha votato contro.

«Questa proposta snatura completamente il Pnrr che mirava a un’uscita dalla crisi Covid orientata in direzione della transizione ecologica e della lotta alle diseguaglianze», spiega Smeriglio. «È evidente – prosegue – che indirizzare i fondi sulla produzione di armi distorce completamente il Recovery Plan ed è particolarmente grave che possano essere adoperati per il riarmo anche i Fondi di coesione e il Fondo sociale, che chiaramente devono servire a tutt’altro scopo. Inoltre mi sembra che Asap violi l’art. 41 del Trattato, che vieta di usare fondi europei per il settore militare o della difesa. Sto verificando e mi riservo di portare la questione di fronte alla Corte di giustizia europea».

Sulla carta il semaforo verde del Pd per la procedura d’urgenza, chiesta dall’asse Popolari-Conservatori che sta prendendo sempre più corpo grazie alla regia del popolare tedesco Weber e alla leader dei Conservatori Meloni, non implica il sostegno alla proposta. Ma ci sono poche speranze che il Pd inverta la marcia. Per il momento punta sull’emendare il testo, percorso strettissimo perché per accogliere gli eventuali emendamenti sarebbe necessaria l’approvazione della stessa Commissione che ha messo in campo la proposta.

L’alibi del Pd è che permettere a chi vuole di usare il Pnrr per finanziare la produzione di munizioni non significa che debba farlo anche l’Italia. La premier, dal canto suo, ha già assicurato che il governo non userà il Pnrr per le armi. Argomentazione fragile per molte ragioni. Prima di tutto permettere ai Paesi dell’est di devolvere i fondi del Pnrr per le spese militari non sembra comunque una buona idea. In secondo luogo la promessa della premier riguarda il Pnrr ma non i Fondi di coesione e quello sociale. In terzo luogo, con la conclamata impossibilità italiana di realizzare tutti gli obiettivi del Piano da un lato, l’esigenza di non rinunciare comunque a una parte del Recovery e soprattutto le pressioni facilmente prevedibili dei produttori di armi e di Finmeccanica, per il governo mantenere quella promessa sarà molto difficile.