Quindici novembre 2023. Il portavoce della giunta militare del Myanmar, Zaw Min Tun, ammette che Tatmadaw (l’esercito regolare birmano) sta subendo «pesanti attacchi da parte di un numero significativo di ribelli armati» nello Stato Shan a nord (ai confini con Cina, Laos e Thailandia), in quello Kayah a est (con la Thailandia) e nello Stato Rakhine a ovest (Bangladesh). Sono i primi effetti sul terreno della massiccia e sistematica campagna, tuttora in corso e denominata Operazione 1027, lanciata contro i golpisti nel precedente mese di ottobre dalla Brotherhood Alliance, formata da tre gruppi ribelli: l’Arakan Army (Aa), la Myanmar National Democratic Alliance Army (Mndaa) e il Ta’ang National Liberation Army (Tnla).

Le loro numerose vittorie stanno mettendo la giunta in seria difficoltà, al punto che i golpisti hanno attualmente perso il controllo di oltre il 50% del territorio.

Il tutto grazie a un’importante novità messa in campo dai ribelli: “La chiave del nostro successo sono i droni”, ha rivelato al quotidiano britannico The Guardian l’assistente del segretario generale del Chin National Army (Cna), Ram Kulh Cung. Anche quest’altra formazione ribelle dello Stato Chin (al confine con l’India), pur non facendo parte della Fratellanza, possiede ormai una vasta flotta di migliaia di droni adoperati per colpire il territorio controllato dalla giunta con attacchi mirati, importati principalmente dalla Cina, dalla Thailandia, ma anche da Paesi occidentali come gli Stati Uniti.

Si trovano principalmente nella base di Camp Victoria, tra le più grandi del Cna e loro sede centrale, che il manifesto aveva visitato (assieme ai villaggi limitrofi controllati dai ribelli) a maggio del 2023. “Gli attacchi con droni in nostro possesso, compiuti da operatori che li controllano nascosti nella foresta – continua Ram Kulh Cung del Chin National Army – sono stati effettuati dopo mesi di pianificazione e addestramento”. Il dipartimento dedicato ai droni del Cna è stato creato oltre un anno fa ed è oggi formato da giovani che già pilotavano droni commerciali a livello hobbistico. A guidarli, un uomo di 49 anni che preferisce restare anonimo, che ammette: “All’inizio non eravamo in grado di utilizzarli e nei primi 12 mesi abbiamo mancato la maggior parte degli obiettivi”, mentre ora “sono la nostra forza aerea”.

L’hanno capito anche i soldati della giunta militare, a quanto è dato sapere terrorizzati dagli improvvisi e sempre più precisi attacchi dal cielo dei ribelli. Fino a poco tempo fa, i golpisti avevano il grande vantaggio del possesso di un’aeronautica militare ben equipaggiata, utilizzata per effettuare nelle aree ribelli centinaia di attacchi aerei che hanno ucciso migliaia di persone e reso fantasma città e villaggi. Ma ora il ricorso ai droni, come in tutti i conflitti del nostro tempo, anche in Myanmar sta cambiando il corso della guerra.