I costi della crisi climatica sono insostenibili e gli aiuti insufficienti
Il rapporto Oxfam «Footing the bill» «C’è un’emergenza umanitaria globale a cui è sempre più difficile rispondere, sia per la costante crescita della frequenza e intensità degli eventi meteorologici estremi dovuti ai cambiamenti climatici, sia per la mancanza dei finanziamenti necessari a mitigarli». I Paesi ricchi e industrializzati hanno contribuito per circa il 92% alle emissioni storiche in eccesso e impattano per il 37% sui livelli attuali
Il rapporto Oxfam «Footing the bill» «C’è un’emergenza umanitaria globale a cui è sempre più difficile rispondere, sia per la costante crescita della frequenza e intensità degli eventi meteorologici estremi dovuti ai cambiamenti climatici, sia per la mancanza dei finanziamenti necessari a mitigarli». I Paesi ricchi e industrializzati hanno contribuito per circa il 92% alle emissioni storiche in eccesso e impattano per il 37% sui livelli attuali
Dal 2000, circa 3,9 miliardi di persone nei Paesi a basso e medio reddito sono state colpite da disastri climatici, ma gli appelli delle Nazioni Unite hanno previsto aiuti solo per circa 474 milioni di persone, il che significa appena una persona su 8. Rispetto all’inizio del secolo, quando servivano 1,6 miliardi di euro all’anno per far fronte agli effetti della crisi climatica, oggi (dato medio negli anni tra il 2019 e il 2021) ce ne vogliono 15,5, l’819% in più. Di fronte a tutto questo, secondo la denuncia di Oxfam, i Paesi ricchi dal 2017 hanno stanziato appena il 54% di quanto richiesto.
LA FOTOGRAFIA e la mappa dell’impatto reale della crisi climatica è stato presentato dall’organizzazione non governativa in nuovo report, diffuso ieri in occasione dell’avvio della Conferenza sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (Unfccc), in programma a Bonn fino al 16 giugno. È l’incontro che precede la Cop27 di novembre in Egitto. L’analisi di Oxfam ha un titolo eloquente Footing the bill, pagare il conto, ed è rivolto a tutti quei Paesi che dovrebbero garantire un finanziamento equo per le perdite e i danni in un’epoca di impatti climatici in aumento.
Non sono le associazioni ambientaliste a evidenziare i paradossi di un modello di sviluppo che sta letteralmente distruggendo il Pianeta: Oxfam cita un report della società di assicurazioni Aon (2021 Weather, Climate and Catastrophe Insight) secondo cui il costo dell’impatto di eventi meteorologici estremi nel 2021 sarebbe di almeno 329 miliardi di dollari a livello globale, il terzo dato più alto mai registrato e quasi il doppio di quanto stanziato per i Paesi in via di sviluppo per lo stesso anno.
Oxfam pubblica anche un elenco degli 11 Paesi colpiti da almeno 10 eventi climatici estremi negli ultimi anni. Sono Afghanistan, Burkina Faso, Burundi, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Haiti, Kenya, Niger, Somalia, Sud Sudan e Zimbabwe.
L’ELENCO DISEGNA una mappa che – spiega un comunicato della Ogn – «descrive un’emergenza umanitaria globale a cui è sempre più difficile rispondere, sia per la costante crescita della frequenza e intensità degli eventi meteorologici estremi dovuti ai cambiamenti climatici, sia per la mancanza dei finanziamenti necessari a mitigarli, sostenendo l’adattamento delle comunità più vulnerabili». Le conseguenze più dirette e immediate sono l’aumento vertiginoso dell’insicurezza alimentare e degli sfollamenti forzati di milioni di persone.
«Siamo di fronte a un’emergenza senza precedenti che denunciamo da tempo» commenta Francesco Petrelli, policy advisor sulla sicurezza alimentare di Oxfam Italia. «Molti dei Paesi più colpiti dai cambiamenti climatici, già attraversati da guerre, subiscono le conseguenze dell’attuale aumento dei prezzi dei beni alimentari e della crisi economica dovuta alla pandemia da Covid 19, con un forte aumento di fame, povertà e flussi migratori. Le prime vittime sono le donne che rappresentano l’80% dei migranti climatici del mondo, secondo le stime delle Nazioni Unite» aggiunge Petrelli.
Quest’anno, ad esempio, la devastate siccità in corso in Etiopia, Kenya e Somalia potrebbe causare la morte per fame di una persona ogni 48 secondi, secondo le stime di Oxfam.
CONSAPEVOLI DI QUESTA situazione e del fatto che l’attività umana è responsabile (già oggi) dell’aumento di 1,1°C delle temperature globali rispetto ai livelli pre-industriali, secondo Oxfam è tempo di agire in particolare nel Nord del mondo. A livello globale, infatti, l’1% più ricco è stato responsabile tra il 1990 e il 2015 del doppio di emissioni di CO2 in atmosfera, rispetto alla metà più povera dell’umanità. I Paesi ricchi e industrializzati hanno contribuito per circa il 92% alle emissioni storiche in eccesso e impattano per il 37% sui livelli attuali. L’Africa, ad esempio, ad oggi è responsabile solo per il 4% del totale. «Aspettarsi che i Paesi poveri paghino da soli il conto di quest’emergenza è profondamente ingiusto. Quelli ricchi e le grandi multinazionali devono pagare per ciò che stanno causando» sostiene Gabriela Bucher, direttrice esecutiva di Oxfam International.
LE SOLUZIONI PROPOSTE e adottate all’ultima Cop 26 di Glasgow non sono sufficienti: le nazioni ricche hanno respinto le proposte dei Paesi in via di sviluppo che chiedevano una nuova modalità per affrontare perdite e costi causati dalla crisi climatica. Per questo Oxfam in occasione del summit in corso in Germania, lancia un appello urgente, affinché i governi dei Paesi ricchi si impegnino allo stanziamento di finanziamenti a fronte ai danni causati dalla crisi climatica e tutti i partecipanti alla Cop27 lavorino all’istituzione di un nuovo soggetto dedicato al risarcimento di perdite e danni causati dai disastri climatici e a finanziarlo annualmente sulla base delle proprie responsabilità e capacità economiche.
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