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I cosmonauti celebreranno il 9 maggio

I cosmonauti celebreranno il 9 maggioI cosmonauti russi Oleg Artemyev e Denis sulla Iss con il Vessillo della Vittoria – Ap

Crisi ucraina L’equipaggio russo della missione Iss tra storia e propaganda spaziale. Il Vessillo della Vittoria, quello issato il 30 aprile ’45 sul Reichstag, nello spazio sullo sfondo del pianeta che Gagarin descrisse come «senza barriere e confini»

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 3 maggio 2022

La squadra russa che sta lavorando sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) si sta preparando a celebrare il 9 maggio, la festa che ricorda la resa della Germania nazista. Su richiesta del comandante astronauta Oleg Artemyev, il 28 aprile, tra la merce inviata sulla Stazione spaziale internazionale dalla navicella Progress, c’era la replica del Vessillo della Vittoria, la bandiera sovietica innalzata il 30 aprile 1945 sul Reichstag di Berlino, il cui originale è oggi conservato al Museo centrale delle Forze armate russe.

Il vessillo era stato consegnato al direttore del Centro di addestramento per cosmonauti Yuri Lonchanov in una breve, ma significativa cerimonia tenutasi l’8 aprile dalle mani del veterano della Seconda guerra mondiale Vladimir Shatalov e di Alexei Leonov, il primo astronauta a condurre una passeggiata spaziale nel 1965.

IL 29 APRILE, Oleg Artemyev e il suo collega Denis Matveyev, sono usciti per una passeggiata spaziale, durata in totale 7 ore e 42 minuti, attorno al Nauka, il Modulo di laboratorio polivalente russo collegato alla Iss per ispezionare il braccio robotico Era (European Robotic Arm) coadiuvati dal terzo cosmonauta, Sergey Korsakov, rimasto all’interno del Nauka.

Prima di rientrare nel modulo, i due astronauti russi hanno esposto il Vessillo della Vittoria. L’operazione di dispiegamento della bandiera è stata trasmessa in diretta tv dal canale televisivo della Roscosmos accompagnata dalle note dell’inno russo.

La bandiera rossa completa della falce e martello e delle iscrizioni in cirillico “150° Fucilieri, Ordine di Kutuzov di II classe, Divisione Idritskaya, 79° Corpo di Fucilieri, 3a Armata d’assalto, 1° Fronte Bielorusso”, è apparsa nello spazio con lo sfondo del pianeta che Yuri Gagarin, durante il suo volo di 108 minuti il 12 aprile 1961 descrisse come «senza barriere e confini».

IL FILMATO, con il colore rosso acceso della bandiera che emerge dal bianco della Stazione spaziale, dal nero cupo dello spazio e dai tenui colori azzurrini della Terra, ha un effetto propagandistico enorme, in particolare in questo periodo così travagliato per la storia russa.

Al termine del lavoro al di fuori del Nauka, Artemyev e Matveyev sono rientrati nel modulo riportando la bandiera rossa che comunque continuerà a fare da sipario nei collegamenti con la base terrestre di Roscosmos e nei post che i tre astronauti inviano sui social. Lo stesso stendardo, dal 2018 è anche ufficialmente utilizzato dalle Repubbliche Popolari di Lugansk e Donetsk nelle parate del 9 maggio.

La squadra russa che compone l’attuale spedizione 66/67 Soyuz MS-21 aveva già fatto parlare di sé il 20 marzo quando i tre cosmonauti arrivarono alla Stazione spaziale internazionale sfoggiando tute gialle su cui, oltre alle bandiere della Federazione russa, spiccavano dei piccoli risvolti blu.

L’INVASIONE dell’Ucraina da parte di Mosca aveva appena fatto il suo primo giro di boa mensile e Dmitry Rogozin, l’eccentrico direttore dell’agenzia spaziale russa Roscosmos, aveva fatto sapere che le navicelle e i vettori russi Progress, Zvezda e Nauka non avrebbero più collaborato con la Iss per riportare la stazione nell’orbita prevista.

Lo stesso Rogozin aveva minacciato di escludere l’astronauta statunitense Mark Vande Hei, un veterano della Guerra in Iraq, dal rientro sulla Terra assieme agli astronauti russi Pyotr Dubrov e Anton Shkaplerov a bordo di una navicella Soyuz (rientro poi, alla fine regolarmente avvenuto il successivo 30 marzo).

Quando, quel 20 marzo, il video di benvenuto agli astronauti russi venne pubblicato sui social, i media notarono che i colori delle tute indossate dagli astronauti russe imitavano (con un bel po’ di fantasia) quelli della bandiera ucraina. E subito si lanciarono articoli in cui si insinuava una sorta di «ammutinamento» spaziale russo ai danni della posizione ufficiale del Cremlino. Allora fu lo stesso Artemyev a chiarire che il colore delle tute viene scelto mesi prima del lancio e che il giallo era il colore del tessuto al momento più disponibile.

IN SEGUITO, il canale Telegram di Roscosmos ironizzò sulla dietrologia dei media occidentali dichiarando che «a volta il giallo è solo giallo» e che il colore delle tute degli astronauti russi riecheggiava quello della Bauman Moscow State Technical University, l’università in cui studiano e si preparano i futuri cosmonauti russi.

In diverse occasioni Rogozin si esibì in frasi d’effetto che, anziché essere interpretate come dichiarazioni estemporanee come in effetti erano, furono tradotte dalla stampa internazionale come una minaccia alla stessa futura esistenza della missione internazionale.

Per stemperare la tensione, prima del suo rientro sulla Terra, Shkaplerov, passò il comando dell’Iss allo statunitense Thomas Marshburn salutando «i miei fratelli e sorelle spaziali» con un abbraccio al collega aggiungendo che «sulla Terra i popoli hanno problemi, ma in orbita noi siamo un solo equipaggio» definendo la stazione spaziale «un simbolo di amicizia e cooperazione e un simbolo della futura esplorazione dello spazio».

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