Con la ratifica dei candidati proposti da Giuseppe Conte, ieri si è concluso il percorso per l’approvazione delle liste del Movimento 5 Stelle alle europee. Al secondo turno, che è servito a selezionare i candidati proposti dalla base, hanno votato poco più di 23 mila iscritti (su circa 150 mila, il service SkyVote che ha sostituito la piattaforma Rousseau segnala che ha votato meno del 15% degli aventi diritto). Tra i più votati figurano il diretto de La Notizia Gaetano Pedullà (988 preferenze), l’ex parlamentare europeo, dei tempi in cui il M5S stava a Bruxelles con Nigel Farage, Dario Tamburrano (818 voti), l’ex deputata pugliese Valentina Palmisano (965), l’ex sindaco di Bagheria Patrizio Cinque (842).

A questi si uniscono i nomi dei tre membri della delegazione a Bruxelles che non hanno raggiunto il tetto del secondo mandato ( Maria Angela Danzì, Mario Furore e Sabrina Pignedoli) e le figure selezionate direttamente dal leader (l’ex presidente di Banca etica Ugo Biggeri, la giurista specializzata in diritti degli animali Martina Pluda, l’ex calciatrice e allenatrice della nazionale femminile Carolina Morace, l’economista ed ex presidente Inps Pasquale Tridico, il prorettore dell’Università di Salerno Maurizio Sibilio, l’ex presidente del Parco delle Nebrodi Giuseppe Antoci e la manager Cinzia Pilo).

Non è affatto detto che gli esponenti della società civile scelti dal leader raggiungano il consenso degli elettori pentastellati: alle europee del 2019, ad esempio, l’attuale presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde, all’epoca cooptata da Luigi Di Maio, non venne eletta nonostante fosse stata posizionata come capolista nelle isole.

Proprio nelle ore in cui si aprivano le urne digitali per il terzo passaggio della selezione dei candidati, è scoppiato il caso delle esclusioni dalle liste degli aspiranti parlamentari europei. L’ex magistrato pugliese Francesco Mandoi e l’avvocato campano Angelo Melone, che aspiravano a candidarsi nella circoscrizione Sud, sono stati esclusi dal primo turno di votazione dello scorso 18 aprile. Melone, nominato nel 2021 console onorario del Congo in Italia, aveva presentato la sua candidatura, ma ha raccontato di aver ricevuto dai vertici romani dei 5 Stella la richiesta di ritirare la candidatura. Stessa sorte sarebbe toccata a Mandoi, che è stato sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia e che già si era candidato all’uninominale nel 2022 nel collegio di Bari ma non era stato eletto. Mandoi, tra l’altro, ha poi svolto la funzione di consulente del presidente del consiglio albanese Edi Rama per la lotta alla corruzione. Ha fatto sapere che lo stesso Conte lo avrebbe contattato e gli avrebbe chiesto di fare un passo indietro dal proposito di essere in lista, e in questo caso avrebbero pesato anche questioni di equilibri interni e distribuzione delle candidature.

Dal quartier generale di via Campo Marzio trapela una spiegazione più formale che politica: si tratta di scelte legittime prese in base alle norme dello statuto del Movimento 5 Stelle «che consentono, fino al completamento dell’iter di formazione delle liste, di valutare o meno l’esclusione di candidati». Sarebbero pervenute segnalazioni circa la posizione dei due candidati circa la compatibilità con lo statuto e la Carta dei valori del Movimento. Da qui la scelta di escludere Mandoi e Melone.