Mentre il neo presidente designato Francesco Maria Chelli presentava a Montecitorio il rapporto annuale dell’Istat, fuori dalla sede dell’istituto nazionale di statistica era in corso la protesta dei lavoratori che quel rapporto hanno reso possibile ma che rischiano di perdere il posto.

Si tratta di oltre 400 rilevatori precari che rischiano di non vedersi confermati per i tagli in corso all’istituto nazionale di statistica.

«La situazione grida vergogna, chiediamo a Istat, parlamento e governo di intervenire: è necessario e urgente aprire tavolo di confronto su futuro occupazionale di 400 collaboratori storici», denunciano Felsa Cisl, NidiL Cgil, Uiltemp.

Nel “Rapporto annuale 2024. La situazione del Paese” – il documento più importante dell’Istat- i dati su “Spese delle famiglie” e “Forze di Lavoro” con indagini Capi sono stati raccolti proprio dal personale storicamente precario ex Ipsos oggi in lotta, che rischia di rimanere a casa, dopo aver subito un drastico calo dei compensi. Preoccupazione anche per la qualità delle rilevazioni, messe a rischio dall’ipotesi di un cambio di personale non formato e senza esperienza.

«È necessario aprire subito un tavolo di confronto – chiedono Felsa Cisl NidiL Cgil e uiltemp – . Bisogna tutelare la professionalità, l’esperienza e la continuità lavorativa dei circa 400 rilevatori Istat, da anni con contratto di cococo sebbene impiegati nelle due grosse indagini nazionali che rilevano dati strategici per il paese».

La società Csa che in raggruppamento con Emg e Intellera si è aggiudicata l’appalto con un ribasso del 30% da mesi ignora gli appelli del sindacato per individuare una soluzione di prospettiva per le lavoratrici e i lavoratori.

I sindacati sollecitano da tempo un intervento diretto dell’Istituto «chiamato ad assumersi le sue responsabilità politiche in quanto soggetto pubblico». Chelli, presidente facente funzioni da un anno e mezzo – nel lungo tira e molla su Blangiardo – in attesa della validazione del parlamento, proprio ieri è stato difeso dal ministro Zangrillo dopo le accuse di poca trasparenza nella procedura di scelta, non ha mai preso posizione.

«Proseguiremo la nostra azione mettendo in campo azioni di mobilitazione e di sciopero, domani incontreremo tutti i lavoratori e le lavoratrici in una grande assemblea nazionale per decidere insieme quali saranno i passi successivi. Non ci fermeremo», concludono i sindacati.

Dopo scioperi e proteste che hanno creato vari problemi all’istituto, Csa punterebbe a scegliere solo alcuni dei 400 lavoratori.