«È come versare il contenuto di quattro vasche da bagno in una sola: straripa». È la metafora utilizzata da Eric Chan, numero due del governo di Hong Kong, per descrivere la forza delle piogge torrenziali portate da Haikui, il tifone che si è abbattuto sulla Cina meridionale e ha paralizzato l’ex colonia britannica.

Nella notte tra giovedì e venerdì, Hong Kong è stata inondata dalle piogge più intense degli ultimi 140 anni, che hanno lasciato le strade della città e alcune stazioni della metropolitana sott’acqua, portando allo stop dei trasporti e costringendo scuole e attività commerciali alla chiusura; anche la Borsa di Hong Kong è rimasta chiusa.

Le forti piogge hanno provocato il ferimento di almeno 140 persone e la morte di due, ma il bilancio è ancora provvisorio. La tempesta tropicale, che ha colto di sorpresa molti residenti, è arrivata solo una settimana dopo il passaggio del tifone Saola che il primo settembre aveva costretto alla chiusura precauzionale di numerose attività.

L’AMMINISTRAZIONE di John Lee si è detta preoccupata per i danni causati dal tifone Haikui e ha invitato i lavoratori a rimanere a casa, mentre i servizi di emergenza hanno condotto operazioni di salvataggio in alcune zone allagate. Il governo locale ha invitato chi vie in prossimità dei fiumi a prendere in considerazione l’evacuazione dalle proprie case.

Queste misure, però, non sono una novità. Hong Kong è abituata a far fronte ai tifoni, che segnano lentamente e in modo tempestoso la fine della stagione estiva. Ma ora ad alimentare la preoccupazione è il record registrato dall’Osservatorio meteorologico locale: nell’ex colonia britannica sono caduti 158,1 millimetri di pioggia in un’ora, in particolare sull’isola di Hong Kong, la penisola di Kowloon e i Nuovi Territori.

In sole 24 ore, sono caduti 600 millimetri, circa un quarto delle precipitazioni medie annuali della città. Nella giornata di ieri, l’ufficio meteorologico ha emesso il suo più alto avviso di allerta per poi abbassarlo nel pomeriggio.

La quantità d’acqua caduta sulla città in una sola ora è la più alta mai registrata dall’istituto meteorologico, nato nel marzo 1884 proprio per monitorare i tifoni e dare ai cittadini le indicazioni per affrontare un fenomeno che negli ultimi anni ha assunto dimensioni preoccupanti a causa del cambiamento climatico. Secondo gli esperti, il climate change ha infatti aumentato l’intensità delle tempeste tropicali con più pioggia e raffiche più forti che portano a inondazioni improvvise e danni alle coste.

APPENA OLTRE il confine, le autorità della città cinese di Shenzhen, nel Guangdong, hanno registrato le piogge più forti da quando sono iniziate le registrazioni nel 1952: in sole dodici ore è stata registrata una pioggia media di 202,8 millimetri e un massimo cumulato di 469 millimetri.

Per allontanare il rischio di allagamenti, l’amministrazione della città cinese ha scaricato 16 minuti dopo la mezzanotte dell’8 settembre l’acqua presente nei propri serbatoi, ponendo la zona dei Nuovi Territori di Hong Kong a rischio inondazioni e frane. Gli hongkonghesi lamentano di aver saputo con scarso preavviso del piano di Shenzhen, non riuscendo così a mettere in salvo i propri averi.

La comunicazione da Shenzhen è arrivata a Hong Kong solo 45 minuti prima dell’apertura dei serbatoi e non tre ore come previsto, ma è stata resa nota dalle autorità dell’ex colonia britannica solo quindici minuti prima dell’inizio delle operazioni.

IL GOVERNO locale di Lee, ormai riflesso di quello di Xi Jinping, allontana le critiche e concentra la sua narrativa sulla capacità di intervento e soccorso dell’ex colonia britannica. Probabilmente il governo di Hong Kong attende con ansia il passaggio del tifone Haikui per inviare migliaia di funzionari locali, con elmetto in testa e anfibi ai piedi, ad aiutare i cittadini in difficoltà e accrescere così l’amore verso le autorità. Come già successo il giorno dopo il passaggio di Saola.