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Hasina progetta il suo futuro nell’India dell’amico ultrainduista

Hasina progetta il suo futuro nell’India dell’amico ultrainduistaCheikh Hasina accolta da Narendra Modi a New Delhi in occasione di una visita di stato nel 2017 – Ap

Dopo la fuga dal Bangladesh L'ex premier ospite del governo Modi valuta diverse opzioni. Nel paese che l'ha accolta intanto le fake news sulle violenze contro la minoranza hindu bangladese infiammano il clima

Pubblicato circa 2 mesi faEdizione del 14 agosto 2024

Dopo più di una settimana dalla fine di 15 anni di governo e la fuga da un Bangladesh disastrato da un mese di manifestazioni e scontri, la ex premier bangladese Sheikh Hasina è ancora in India, ospite del governo Modi, in attesa di capire cosa ne sarà del suo futuro.

Le indiscrezioni dicono che Hasina starebbe cercando di chiedere asilo politico nel Regno Unito, dove già vive una parte considerevole della sua famiglia allargata: sua sorella Rehana, fuggita con lei dal Bangladesh e in questi giorni con lei in India, è cittadina britannica; sua nipote Tulip Siddiq da dieci anni siede nel parlamento inglese tra i banchi del Labour Party.

CI SAREBBERO PERÒ dei problemi legali per cui Hasina, comunque intenzionata a rientrare prima o poi in Bangladesh, starebbe valutando altre opzioni temporanee: Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e India, dove la garanzia di un visto di residenza permanente rasenta la certezza matematica. Hasina ha sempre intrattenuto rapporti molto buoni con l’India di Narendra Modi, tanto che ad accoglierla all’aeroporto militare di Hindon, a pochi chilometri da New Delhi, ha trovato il National Security Advisor del governo Ajit Doval, ex capo dei servizi segreti e uomo di fiducia del premier Modi.

Il regime di Hasina in Bangladesh si è consolidato di pari passo con quello ormai pluridecennale di Modi in India e ha rappresentato per New Delhi un argine all’avanzata di partiti islamici, considerati una minaccia sia per la sicurezza nazionale – l’India abbraccia quasi la totalità del territorio del Bangladesh – sia per la comunità hindu bangladese, l’8% della popolazione del Bangladesh, che in qualche modo è stata «adottata» dalle istanze ultrainduiste del governo Modi.

È IMPORTANTE SOTTOLINEARE che in India il rischio di una crescita esponenziale dell’estremismo islamico in Bangladesh è un tema sistematicamente ingigantito sia dalla propaganda governativa sia dalle campagne di disinformazione sui social media, che raramente ricordano come Jamaat-e-Islami, il principale e controverso partito islamico del Bangladesh, attiri consensi risibili nel Paese: nel 2014, alle ultime elezioni a cui ha partecipato prima di essere messo al bando, aveva vinto tre seggi parlamentari su trecento.

Gli episodi di violenze contro la minoranza hindu però ci sono stati, ci sono e hanno macchiato le straordinarie mobilitazioni popolari di queste ultime settimane. Secondo i media bangladesi, dallo scorso 5 agosto sono stati registrati decine di attacchi a case e negozi di hindu in almeno 27 dei 64 distretti in cui è suddiviso il Bangladesh. Una spirale di violenza che è stata condannata ufficialmente dalla dirigenza di Jamaat-e-Islami e ha innescato un circolo virtuoso di iniziative dal basso a difesa della minoranza hindu: i social dei media nazionali bangladesi da giorni rilanciano foto e video di volontari musulmani che presidiano giorno e notte quartieri e luoghi di culto hindu, a difesa di un principio di solidarietà interreligiosa che ha caratterizzato la maggior parte della storia del Bangladesh indipendente.

UN APPELLO IN QUESTO SENSO è stato fatto anche da Muhammad Yunus, economista e premio Nobel per la pace alla guida del governo ad interim bangladese. Lo scorso 8 agosto, in una conferenza stampa a poche ore dalla cerimonia di giuramento, Yunus ha condannato gli attacchi alle minoranze religiose e ha detto che «è nostro dovere proteggere tutti. Tutti sono nostri fratelli e nostre sorelle. Il disordine è il nostro più grande nemico e il nostro primo compito è quello di ristabilire l’ordine e la legge».

Nel frattempo però i social media indiani sono inondati da false notizie di violenze contro gli hindu del Bangladesh che partono da account vicini all’ultradestra e si diffondono in centinaia di migliaia di gruppi Whatsapp. I fact checker sono all’opera ma gli effetti deleteri della disinformazione di massa in India stanno già facendo le prime vittime. Venerdì 9 agosto un gruppo di estremisti ha diffuso due video in cui si vedono degli uomini hindu prendere a bastonate degli uomini musulmani accampati in uno slum di Ghaziabad, in Uttar Pradesh, accusati di essere dei «bangladesi criminali illegali». Trattavasi invece di cittadini indiani che hanno prontamente sporto denuncia.

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