H.G. Wells, inediti racconti fantastici, sottoposti al criterio della verificabilità scientifica
H.G. Wells; George Grantham Bain Collection (Library of Congress, Public Domain Archive)
Alias Domenica

H.G. Wells, inediti racconti fantastici, sottoposti al criterio della verificabilità scientifica

Scrittori britannici «Cronache dell’altrove», da Mattioli 1885
Pubblicato 10 mesi faEdizione del 14 gennaio 2024

Tra i grandi scrittori del primo Novecento alcuni sperimentatori indifferenti al successo commerciale e alle lusinghe della celebrità, sono stati, com’è noto, inizialmente apprezzati da pochi per poi venire introdotti nel canone e nei libri di scuola; mentre altri hanno avuto successo già in vita, prima di essere magari consacrati dal Nobel.

Ma molti di più sono stati coloro che, popolarissimi in vita, sono andati dimenticati nel corso del tempo, restando nella memoria dei soli agguerriti studiosi specializzati del periodo in cui vissero: fra questi, il polemista inglese Hilaire Belloc, oramai ricordato quasi solo per essere stato sodale di Gilbert Keith Chesterton (a sua volta non proprio dimenticato, ma non più famoso come lo era ai suoi tempi). Ancora più insolito è stato il destino di Herbert George Wells: scrittore di enorme successo in vita, autore di cinquanta romanzi, dozzine di racconti, una serie interminabile di articoli giornalistici e saggi sui più disparati argomenti, godette di una fama pressoché planetaria fino alla sua morte, nel 1946. Successivamente una piccola parte della sua narrativa (fondamentalmente i quattro romanzi canonici pubblicati nel giro di tre anni a partire dal 1895, La macchina del tempo, L’uomo invisibile, L’isola del dottor Moreau e La guerra dei mondi) resta a fondamento di un intero ambito letterario, quello della fantascienza (assieme all’opera di Jules Verne); a quei quattro capisaldi, apprezzati anche da un letterato di gusti non facili come Henry James, si accompagna una serie di racconti tra i quali «Il paese dei ciechi« o «Il fu signor Elvesham»; ma tutto il resto della sua produzione è oggi poco frequentato. Molti dei suoi romanzi non sono mai stati tradotti in italiano, e tra quelli tradotti non pochi sono da tempo fuori stampa.

È interessante, dunque, la proposta di Mattioli 1885, che sta per pubblicare per la prima volta una raccolta di dieci racconti di Wells mai tradotti prima, Cronache dell’altrove (a cura di Francesca Cosi e Alessandra Repossi (pp. 172, euro 10,00). Sono testi pubblicati su diverse riviste tra il 1887 e il 1937, quindi dall’inizio della carriera di Wells alla sua conclusione (l’ultimo romanzo uscito in vita risale proprio al 1937); un campionario assai vario, che rende benissimo la versatilità dello scrittore. Si va dalla fantascienza alla satira in chiave allegorica al giallo allo strano, ma resta costante la prospettiva scientifica, dunque razionale, del laureato in zoologia e biologia che aveva avuto come maestro uno degli allievi di Charles Darwin.

La visione materialistica e demistificatoria di Wells è manifesta in racconti come «Il doppelgänger di Mr Marshall»,dove un fenomeno di bilocazione apparentemente miracoloso viene smontato pezzo per pezzo; o in «La casa al numero 7», nel quale si affronta deduttivamente la tipica ambientazione del soprannaturale: una casa abbandonata in una notte buia e tempestosa, completa di cadavere; e anche il classico fantasma di «La presenza accanto al caminetto» si presta a venire analizzato razionalmente. Quanto a «L’impronta digitale», questo racconto è un giallo in miniatura, dove il colpevole di un attentato viene smascherato con un metodo di indagine scientifica in anticipo sui tempi: l’impronta digitale era, all’epoca (1894) un’assoluta novità.

«Walcote», invece, è un breve giallo psicologico nel quale si avverte sensibilmente la lezione di Poe. Dove il fantastico non viene smentito dall’indagine scientifica Wells punta alla satira: per esempio in «Gli asini selvatici del diavolo», nel quale il narratore incontra un diavolo esiliato dall’inferno, e coglie l’occasione per tirare frecciate a vari politici vittoriani.

Si entra direttamente nella fantascienza in «La strana storia del giornale di Brownlow», dove un uomo del 1930 si ritrova tra le mani una copia di un quotidiano del 1971. A parte la curiosità di assistere a un retrofuturo d ’annata, è brillante l’effetto di straniamento che consente di capire quale visione frammentaria, incompleta, parziale offra la stampa (oggi diremmo i media) della realtà (o di ciò che passa per tale).

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento