Visioni

Grimoon, una fiaba in musica per raccontare le migrazioni

Grimoon, una fiaba in musica per raccontare le migrazioniGrimoon

Musica La band racconta il nuovo album «Clair Obscur», pubblicato per La Tempesta, che sostiene chi salva vite in mare

Pubblicato più di un anno faEdizione del 14 maggio 2023

Una fiaba, per raccontare che cos’è l’immigrazione. Un disco che è anche un film animato, in cui a condurci è lo sguardo di un bambino, pronto a partire per mare, pieno di meraviglia alla volta del mondo nuovo verso cui è diretto. Quel bambino si chiama Alan, e il suo nome è il monito che ci riporta a confrontarci con la triste realtà che spesso questi viaggi rappresentano: il protagonista è ispirato ad Alan Kurdi, il bimbo curdo-siriano di tre anni ritrovato affogato su una spiaggia in Turchia. Le canzoni e le immagini di Clair obscur, il nuovo lavoro dei veneziani Grimoon appena pubblicato da La Tempesta, affrontano in modo poetico e sognante le storie di giovanissimi migranti, in un viaggio avventuroso. La cronaca di questi anni, tuttavia, dal naufragio di Lampedusa fino alla recentissima tragedia di Cutro, sta lì a ricordarci qual è il prezzo di questo esodo alla ricerca di una vita migliore.

IL DISCO della band italo-francese arriva a otto anni dal precedente Vers la lune, concept album a tema ambientalista uscito nel 2015, accompagnato a sua volta da un film animato. «In quegli anni si è intensificato l’arrivo di migranti sulle nostre coste, di cui molti in fuga dalla Siria», spiega Solenn Le Marchand, alla voce e ai sintetizzatori, fondatrice della band insieme al chitarrista Alberto Stevanato. «E quel periodo è caratterizzato da immagini molto forti, di bambini morti durante la migrazione, fotografie quasi insostenibili da guardare. Da lì ho pensato che fosse importante affrontare questo tema, che ci colpiva così tanto».

Volevamo fare qualcosa di concreto, e l’unico modo che noi vedevamo possibile era quello di sostenere chi è lì a salvare vite in mare Solenn Le Marchand
Il periodo di gestazione è durato diverso tempo, utile anche a metabolizzare le drammatiche vicende che il disco tenta di esorcizzare. Documentandosi sulle storie, incontrando bambini e ragazzi che quei tragitti li avevano percorsi in prima persona. La voce del protagonista è di un bambino, Taman, che vive con la sua famiglia a Marghera. I suoi genitori, curdo-siriani, hanno intrapreso il lungo viaggio via terra verso la Germania e poi l’Italia quando Taman aveva sei mesi, e mentre la mamma era incinta. Quando è nato, il fratellino è stato chiamato Alan, proprio in memoria di Alan Kurdi. «La produzione di questo lavoro è anche stato questo: noi siamo andati da loro, che ci hanno accolto in modo meraviglioso, con la voglia di raccontare una storia che era anche la loro, in un certo senso. È stato molto forte, toccante».

A SEGUIRE la band nella scrittura delle canzoni, pezzi che si muovono tra rock, elettronica, psichedelia, con una grande attenzione all’aspetto melodico, c’è Sacha Tilotta (Stash Raiders e Three Second Kiss) in veste di produttore. E poi sono intervenuti molti ospiti: Enrico Gabrielli, Cabeki, Erik Ursich ai sintetizzatori. Ora, nel tour di presentazione, suona una band formata da Alberto De Grandis alla chitarra, dal batterista Niccolò Romanin e dal bassista Marco Centasso. Tutti i brani di Clair obscur sono accompagnati da un video in stop motion, realizzato nello studio di animazione della band, FrameByFrame: un cortometraggio per ogni canzone, a formare un film animato che anche dal vivo viene trasmesso per intero.
Parte dei proventi del disco e del merchandise andranno a Mediterranea, organizzazione che si occupa del salvataggio in mare dei migranti. «Quando abbiamo deciso di dedicarci a questo tema, abbiamo pensato che i nostri strumenti sono la musica e le immagini, un linguaggio utile per sensibilizzare», riflette la band. «Ma volevamo fare anche qualcosa di più concreto, perché ci si sente sempre impotenti di fronte a questo dramma. E l’unico modo che noi vedevamo possibile era quello di sostenere chi è lì a salvare vite in mare».

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