Greta Thunberg in versione pro-Pal non piace, Dortmund vietata
Brutto clima in Germania Da paladina dell'ambiente a persona «pronta alla violenza». E al Bundestag va in scena lo scontro sul ritardo nella consegna delle armi a Tel Aviv
Brutto clima in Germania Da paladina dell'ambiente a persona «pronta alla violenza». E al Bundestag va in scena lo scontro sul ritardo nella consegna delle armi a Tel Aviv
Greta Thunberg è una persona «pronta alla violenza». Con questa incredibile motivazione la polizia di Dortmund ha spiccato il «divieto di comparire» all’attivista svedese se si fosse presentata – come aveva annunciato – al campus di protesta pro Palestina organizzato nella città del Nordreno-Vestfalia.
Prima di rettificare l’«errore di valutazione» su colei che da queste parti fino a un anno fa era solo la paladina del clima acclamata da tutti: «Thunberg avrebbe attirato troppa gente creando un grave problema di ordine pubblico».
A denunciare il caso, abbastanza rappresentativo del livello di repressione delle voci scomode nel più importante Paese dell’Unione europea è lei stessa, così: «La Germania minaccia e silenzia tutti gli attivisti che condannano il genocidio e l’occupazione».
Pubblicamente disconosciuta dalla leader locale del Fridays For Future, Luisa Neubauer, per via della sua inaccettabile posizione «anti-Israele», Thunberg tocca la realtà della libertà di espressione nella Bundesrepublik tedesca.
«La polizia di Dortmund dice che mi arresta se mi presento lì. Tutto perché gli studenti della città mi hanno invitato a parlare, e io ero presente a un sit-in pro Palestina a Berlino il giorno prima che venisse sgomberato».
Basta il collegamento con questo evento a far scattare il divieto di comparire. «A Dortmund prevedevamo crimini antisemiti e Thunberg pochi giorni fa a Berlino si trovava a una manifestazione in cui i partecipanti hanno lanciato bottiglie contro gli agenti scandendo slogan anti-israeliani» insiste la nota ufficiale.
Mancante però ancora del collegamento con la presunta vocazione alla violenza di Greta, impossibile da dimostrare come ammette il portavoce della polizia, Kay Becker, in conferenza stampa.
«Non ci è sembrata violenta». Perché allora bollarla come pericolosa? «Influenza gli eventi e si porta dietro schiere di simpatizzanti. Noi non vogliamo certo creare l’immagine di lei come di una che lancia sanpietrini o molotov, ma resta il fatto che alla base del corso non pacifico degli eventi c’è il suo modo di incitare».
Suonerebbe come un’accusa di incitamento alla violenza, se non fosse che la polizia di Dortmund dopo lo scivolone iniziale si guarda bene dal declinare il termine: «non pacifico» è sufficiente allo scopo e forse mette al riparo da gaffe, anche se non esattamente dal senso del ridicolo.
Mentre al Bundestag su Israele si accende il serio scontro fra il cancelliere Olaf Scholz e il leader della Cdu, Friedrich Merz. «Abbiamo fornito armi a Israele e continueremo a farlo» scandisce ad alta voce il capo del governo per difendersi dall’accusa di ritardo nelle consegne a Tel Aviv.
Non è un segreto che Berlino non abbia mai sospeso il sostegno militare allo Stato Ebraico: nel 2023 sono stati inviati stock per 326,5 milioni di euro, dieci volte più del 2022. Dal 21 agosto l’export è stato invece pari a 14,5 milioni di euro. In teoria “solo” il 5% delle spedizioni post 7 ottobre 2023 contenevano vere e proprie armi, almeno così precisa il governo nella risposta all’interrogazione parlamentare dell’Alleanza Sahra Wagenknecht.
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