Al ballottaggio di oggi a Salisburgo potrebbe accadere un miracolo, l’elezione di un altro sindaco comunista in Austria, Kay-Michael Dankl. Miracolo se si considera che la Kpoe, partito nato nel 1918 e che ha sempre conservato il proprio nome, è dal 1959 fuori dal parlamento; alle ultime politiche è arrivata allo 0,69%. Miracolo? Per capirne meglio le ragioni bisogna guardare a quanto avvenuto a Graz nel 2021 quando con il 29% la Kpoe è diventata primo partito in città ed Elke Kahr sindaca, da allora governa la capitale della Stiria sostenuta da una coalizione con Verdi e socialdemocratici (Spoe).

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La Spoe mancando il quorum non è in giunta che a Graz si forma secondo criteri unicamente proporzionali. Un meccanismo istituzionale che favorisce la rappresentanza, e che ha permesso alla Kpoe nel tempo di emergere, crescere e rendersi popolare anche grazie all’assessorato alla casa mantenuto per lunghi anni. Intorno alle politiche abitative, centrali in Austria, è nato il successo comunista anche a Salisburgo. Ma non solo, a Graz, seconda città austriaca per grandezza, la Kpoe ha imboccato una propria via basata su poca ideologia e molto lavoro sociale concreto e costante, con reti di ascolto e di intervento. Un lavoro che è stato premiato dalla londinese City Mayors Foundation che a gennaio ha riconosciuto Elke Kahr migliore sindaco del mondo del 2023.
62 anni, figlia adottiva cresciuta in un quartiere operaio di Graz, dove tutt’ora vive, l’abbiamo raggiunta nel suo ufficio a Graz via skype.

«Per il suo impegno altruista per la città e i suoi cittadini» è scritto tra le motivazioni del premio. Con lei è stato premiato un altro, nuovo tipo di politico.
L’ambizione mia e del mio movimento è sempre stata di essere diversi dagli altri politici, non solo per i contenuti ma anche come persone. Sono entrata nella Kpoe non per diventare qualcuno, per avere posti, potere o soldi. Vivo come la media della popolazione, con lo stesso stipendio, perché trattengo solo 2.000 euro della mia paga di 9.000. Non solo coltivo il punto di vista dal basso ma sono a disposizione delle persone concretamente nel mio ruolo da sindaca. Mi sembra naturale, non saprei fare diversamente.

Il settimanale «Falter» ha parlato di un nuovo tipo di politico-assistente sociale, rappresentato da lei, da Dankl, e per alcuni aspetti anche dal segretario nazionale socialdemocratico Andi Babler.
Non è decisivo per me cosa scrivono i media. So che la politica si fa nel parlamento, nella costruzione di alleanze, ma è importante esserci concretamente per le persone e sostenerle in forza della posizione che si occupa. Se qualcuno questo lo chiama elemosina o politica da assistente sociale per me è indifferente. Noi sosteniamo le persone concretamente, alcuni lo vedono positivamente, altri no.

Può dare un esempio concreto di questo tipo di aiuto economico.
Ce ne sono migliaia, l’ultimo ieri: una giovane donna con bambini è rimasta con la luce staccata per un arretrato di 860 euro, spesa extra che non era in grado di sostenere, avendo già sostenuto le spese per il funerale del marito precocemente deceduto. Il suo stipendio di 1.460 euro era però troppo alto per ottenere un sussidio statale. Allora ho agito, ho chiamato l’azienda elettrica annunciando il versamento di un acconto di 300 euro dal mio conto corrente privato. Lo stesso giorno la corrente è stata riattaccata.

È una soluzione strutturale, politica al problema?
Come Comune abbiamo chiesto a Energie Graz di non chiudere la corrente a nessuno tra ottobre e marzo. Ma lo stesso rimangono i debiti perché le bollette vanno pagate. La regolamentazione del prezzo compete alla regione, abbiamo poco margine. Ma abbiamo istituito un fondo per le situazioni gravi, chiunque con reddito basso o medio può richiedere fino a 800 euro nel caso di debiti arretrati.

La svolta politica della Kpoe si può far risalire al 1998 grazie a Ernst Kaltenegger, che, primo assessore comunista alla casa, aveva creato a Graz il servizio ‘emergenza inquilini’. Davanti al suo ufficio c’era una bella fila di gente. Com’è cambiata Graz da quando è sindaca?
Io ero già nel 2005 assessora per le case comunali. Abbiamo risanato migliaia di alloggi e costruito 1.800 di nuovi negli ultimi 10 anni, e adesso negli ultimi due altri 300. Compreremo dei terreni per costruirne altri. Si tratta di alloggi belli, di alta qualità, con affitti a tempo indeterminato. Nessuno dei 12mila inquilini paga più di un terzo dello stipendio per affitto e spese, l’eccedenza la paga il comune. Abbiamo creato un fondo cauzione per gli affitti privati. Due mesi fa abbiamo aperto una casa, grande, bella con giardino per giovani senza tetto. Ognuno ha una propria stanza, spazi comuni, una equipe professionale li accompagna finché non trovano una loro propria strada. Ma l’elenco delle misure sociali è lungo, per esempio le persone con le pensione minima non devono più pagare per i servizi di cura e assistenza domiciliare di cui hanno bisogno. La pensione gli rimane e non sono costretti ad andare in un istituto. Abbiamo trasformato i precari, come il personale di pulizia, in lavoratori dipendenti del comune, abolito il part time imposto, aumentato gli stipendi del personale di cura e tanto altro.

E sul versante clima, altra colonna portante del programma comune della coalizione con Verdi e socialdemocratici, «per una città più gentile, più sociale, più klimafreundlich e più democratica».
Acquistiamo dei terreni in aree di forte densità per trasformarle in arie verdi per la popolazione. Abbiamo cominciato a decementificare, e rinaturalizzare vari posti, anche un parco che aveva sentieri di cemento, o il cortile di un condominio comunale.

Parliamo della Kpoe, del successo di un partito che fino al crollo del muro di Berlino è stato appiattito sui regimi dell’est. Lei ha aderito alla Kpoe nel periodo della svolta di Kaltenegger?
No, già prima, a 17 anni. Leggevo Marx e cercavo una comunità per costruire insieme un mondo basato sulla giustizia sociale. E la Kpoe era vicina alle cose per me importanti. Ma la cosa che predico ancora oggi è che non serve imparare a memoria Karl Marx o la teoria, ci devono essere anche le qualità umane, senza quelle non servono neanche le idee migliori. C’era nella Kpoe una severità, un accanimento, una mania di voler convertire gli altri, il credere che in un volantino si dovesse spiegare tutto il mondo. Tutte cose che – diventata responsabile per la costruzione del partito – ho fatto finire. Invece ho organizzato molte feste e tante iniziative. Bisogna essere molto attivi se si vuole convincere gli altri, perché di soli circoli di dibattito la gente non se ne fa niente.

Salisburgo ha seguito il vostro modello, e il resto del paese?
È difficile a dire. So solo che quando abbiamo cominciato a Graz eravamo completamente soli. Al più tardi al secondo grande successo elettorale a Graz (il primo nel 1998 con il partito al 7,9%, il secondo nel 2003 con il 20,8%) la Kpoe avrebbe dovuto riconoscere che il nostro stile politico non era del tutto sbagliato. Ma non l’hanno fatto. Ci siamo detti, noi non litighiamo, come è successo nel Pci, perché scindersi non porta a niente. Conta dimostrare ogni giorno di essere un partito utile per la vita quotidiana delle persone, e se questo non viene compreso allora si può discutere anche 100 volte per su e per giù ma non porta a niente. Adesso abbiamo nuovi dirigenti nazionali e qualcosa è cambiato, molto tardi ma meglio che mai. Ora ci sostengono, potremo diventare un partito su scala nazionale, con un stile nuovo degno di un partito comunista.