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Gratteri va a Napoli, ma il Csm si spacca

Nicola Gratteri foto LaPresseNicola Gratteri – foto LaPresse

Giustizia Il nuovo procuratore eletto a maggioranza con 19 voti. Esultanza trasversale tra le forze politiche, malumori tra i magistrati. Volpe raccoglie 8 preferenze, Amato si ferma a 5. Giachetti attacca: «Si sente Mazinga»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 14 settembre 2023

Come da previsioni della vigilia, Nicola Gratteri è stato eletto procuratore di Napoli. Il plenum del Csm però si è spaccato, con il vincitore che ha raccolto 19 voti contro le 8 di Rosa Volpe e i 5 di Giuseppe Amato.
Per Gratteri si sono espressi il vicepresidente Fabio Pinelli, il pg della Cassazione Luigi Salvato, i laici del centrodestra, Ernesto Carbone di Italia Viva, Michele Papa del M5s, l’indipendente Andrea Mirenda, Antonino Laganà di Unicost e sette consiglieri di Magistratura Indipendente.

Volpe – reggente di Napoli da quando Giovanni Melillo è diventato procuratore nazionale antimafia – invece, ha ricevuto i voti del gruppo di Area, di Mimma Miele di Magistratura democratica e del laico del Pd Roberto Romboli.
Infine Amato, procuratore di Bologna, ha raccolto le preferenze della presidente della Cassazione Margherita Cassana, di tre consiglieri di Unicost e dell’indipendente Roberto Fontana.

GRATTERI, 65 anni, originario della locride, si trova così a capo di quella che è la più grande procura d’Italia (9 aggiunti, 22 delegati per i rapporti con la giustizia europea, 102 sostituti procuratori e 107 onorari), nonostante nei giorni scorsi le sue parole sugli investigatori napoletani abbiano fatto discutere non poco.

«A Napoli ci sono tendenzialmente dei magistrati anziani – aveva detto in audizione davanti alla quinta commission del Csm -, sostituti di 50-60 anni, ci sono molti che hanno finito la Dda e sono tornati all’ordinaria, quindi sono tendenzialmente depressi». E poi, ancora, ha raccontato il suo metodo di lavoro a Catanzaro: «Giro nelle stanze e vado a trovare i magistrati, a trovare gli impiegati, a vedere cosa fanno e a ognuno faccio la tac, la risonanza magnetica per capire cosa sta facendo, se sta lavorando o non sta lavorando. Se non lavorano li chiamo, gli parlo oppure chiedo direttamente Signora, cosa sta facendo?, oppure al collega Come mai non sei in ufficio? Sono le 10, non ti ho visto, ci sono problemi? Sei di turno? Sei in udienza? Solo in questo modo riesco ad avere il controllo dell’ufficio e io questo lo voglio fare anche a Napoli».

È CON QUESTE PREMESSE che, dopo trent’anni in Calabria, migliaia di arresti e decine di operazioni clamorose (che però poi non sempre hanno retto alla prova dei processi), Nicola Gratteri arriva alla guida di una procura effettivamente importantissima: un grande palcoscenico, oltre che un posto di enorme responsabilità. Da qui la girandola di congratulazioni da ogni parte, tra cui quella del leader di Iv Matteo Renzi, che ieri pomeriggio in tv ha ricordato che lo avrebbe voluto come ministro della Giustizia del suo governo. Diverso il parere del suo compagno di partito Roberto Giachetti, che in un’intervista all’Huffington Post prima ha detto che Gratteri «si sente Mazinga» e poi, ironicamente, ha dato la sua «totale solidarietà ai cittadini napoletani». E questa, almeno dall’ambiente politico, è l’unica voce fuori dal coro, perché per il resto l’entusiasmo e gli attestati di stima sono trasversali, dal Pd alla Lega, dai Verdi a Fratelli d’Italia, dal M5s a Forza Italia. Diverso invece il clima nell’ambiente giudiziario: da Napoli non sono poche le voci che si levano in difesa degli investigatori («Non siamo fannulloni», dicono) e c’è anche chi teme l’eccessivo accentramento di cui Gratteri sarebbe portatore.

IL CURRICULUM del nuovo procuratore di Napoli mostra in effetti tutto il suo attivismo: esponente di spicco della lotta alla ’ngrangheta, alcune sue indagini sono notissime e hanno guadagnato titoli roboanti sui giornali. Sotto scorta dal 1989, nel 2005 il Ros scoprì a Gioia Tauro un arsenale che sarebbe servito a compiere un attentato nei suoi confronti. Nel maggio del 2022, da candidato a procuratore nazionale antimafia, è stato sconfitto da Melillo nella votazione al Csm, 7 voti contro 13. Poco dopo è cominciata la scalata alla procura di Napoli e i voti sono arrivati. Abbastanza da vincere la partita, ma non da evitare la spaccatura in seno al Consiglio superiore della magistratura.

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