Il giorno dopo le parole di papa Francesco sulla grande Russia, rivolte ai giovani cattolici russi, e le energiche proteste di Kiev («propaganda imperialista»), il Vaticano torna sulla polemica. Ne ha parlato Matteo Bruni, direttore della sala stampa vaticana: «Nelle parole di saluto rivolte a braccio ad alcuni giovani cattolici russi negli scorsi giorni, com’è chiaro dal contesto in cui le ha pronunciate, il Papa intendeva incoraggiare i giovani a conservare e promuovere quanto di positivo c’è nella grande eredità culturale e spirituale russa, e certo non esaltare logiche imperialistiche e personalità di governo, citate per indicare alcuni periodi storici di riferimento».

OVVERO personaggi come Pietro I e Caterina II, ma anche i santi di origine russa e gli esponenti di un mondo culturale vasto e ricchissimo, esponenti di un paese, aveva detto Bergoglio, «di grande cultura e grande umanità».

Parole che – e qui compare un piccolo giallo – non sono presenti nel discorso pubblicato dai canali vaticani, né in lingua italiana né spagnola. Tant’è, in tempi di guerra guerreggiata e di guerra di propaganda, anche una delle poche voci del pacifismo mondiale viene tirata per la giacca.

Da Kiev che protesta parlando di imperialismo, alla Chiesa cattolica ucraina di rito latino che ha espresso «dolore»: «La menzione della “grande Russia”, con la sua cultura e umanità, purtroppo testimonia la continua esistenza del mito dell’umanesimo e della grandezza dello stato che da nove anni conduce una guerra sanguinosa e brutale contro l’Ucraina, ha detto il presidente della Conferenza episcopale ucraina, Vitalij Skomarovskjy.

LO TIRA per la giacca anche il Cremlino che ieri ha elogiato il pontefice, per bocca del portavoce del presidente Putin, Dmitri Peskov, e di quella del ministero degli esteri Maria Zakharova: il primo ha detto di aver accolto con favore dichiarazioni «in forte sintonia con le posizioni dello stato e la società russa»; la seconda ha ribadito che il dialogo tra Vaticano e Mosca «continua» e che la Russia «apprezza la linea equilibrata» del pontefice.

Nessun sembra aver capito, o finge di non capire, le parole del papa, che stava rendendo omaggio a una ricca cultura e non a un governo.