Europa

Governo semaforo all’angolo, Baviera e Assia al voto

Manifesti elettorali in Baviera, foto ApManifesti elettorali in Baviera – Ap

Un test fondamentale per Scholz e alleati nei Land-chiave della finanza e dell’industria. Poche chance per la ministra Faeser (Spd) nello Stato che ospita Bce e Bundesbank 

Pubblicato circa un anno faEdizione del 7 ottobre 2023

La posta in gioco in Germania sta condizionando l’intera Ue a partire proprio dal fronte dei migranti. A Berlino come a Bruxelles sono tutti politicamente appesi al doppio voto di domani in Assia e Baviera: i due Land-chiave che incarnano rispettivamente il potere finanziario e la potenza industriale della prima economia d’Europa.

Sarà un test fondamentale per i tre partiti del governo Scholz. In particolare per la Spd, che nello Stato che ospita la Bce più la Bundesbank candida a governatrice la ministra dell’interno Nancy Faeser, si profila anche una partita vitale per i democristiani della Csu fino a ieri padri-padroni del Parlamento di Monaco e ora seriamente minacciati di scendere sotto la «soglia di sicurezza» del 35% del consenso dall’altro partito bavarese Doc protagonista del boom nei sondaggi: i Freie Wähler (Liberi Elettori) attuali partner di governo dei cristiano-sociali che da mesi hanno abbandonato la tradizionale linea popolare per cavalcare l’identica guerra ai migranti dichiarata dall’ultradestra.

I MANGIA-BEVI DELLA BAVIERA

Secondo la tv di stato federale (che a Monaco è considerata una specie di media straniero) il segreto del governatore bavarese Markus Söder, pronto a essere rieletto domani sera, è magistralmente riassunto nell’hashtag che campeggia sui suoi social da ben prima della campagna elettorale: «Söder mangia».

Il cibo (un po’ come per Matteo Salvini) è una preoccupazione costante del leader della Csu e «una vera battaglia di identità culturale» contro Berlino. Attraverso il suo mirino tarato sulla sagoma della Coalizione Semaforo spara soprattutto contro i Verdi, rei di voler «vietare le salsicce bavaresi» ma pure la caccia al lupo che decima il bestiame degli allevatori, lo zoccolo duro dei suoi elettori. Tutto condito con la solita retorica della Csu contro i «prussiani» di Berlino che «niente amano più di una Baviera debole».

Funziona sempre, anche nel 2023 insieme alla «difesa dei confini» (tedeschi e bavaresi in questo caso coincidono) da attuare con il tetto ai migranti di 200mila ingressi massimi all’anno nonostante il made in Germany necessiti dell’importazione di manodopera di almeno 400mila lavoratori dall’estero per poter far funzionare le sue fabbriche.

La presa sugli elettori del capo dei cristiano-sociali, però, non è più quella di ieri. Il dominio assoluto della Csu vacilla non poco di fronte a Hubert Aiwanger, ministro dell’Economia della Baviera e segretario dei Liberi Elettori. Governa con Söder senza troppi problemi, tanto che si appresta a rinnovare il patto di coalizione con la Csu lunedì prossimo, ma stando ai sondaggi è il vero principale avversario dei cristiano sociali che pesa poco meno dei Verdi, il primo partito dell’opposizione.
Fra la Csu quotata al 37% e i Grünen al 16% spuntano i Freie Wähler dati al 15% (quasi 5% in più rispetto al 2018) prima di Afd al 14%. La Spd in Baviera vale appena il 9% mentre la Fdp guidata dal ministro delle Finanze, Christian Lindner, rischia di non superare neppure la soglia di sbarramento al Parlamento, come la Linke.

E mentre Söder ingurgita le salsicce di Norimberga, Aiwanger beve alle cosiddette «Tende della birra» che per lui rappresentano la cultura popolare. Più che incurante delle critiche non solo da sinistra per l’inquietante passato nell’estrema destra e il recente incredibile appello a «riprendersi la democrazia» minacciata dallo stop ai combustibili fossili e dall’«invasione» dei migranti che Scholz non riesce a fermare. Ovvero che Manfred Weber, capogruppo del Ppe a Bruxelles in quota Csu, non riesce a fermare: è la traduzione del messaggio subliminale a misura degli elettori da parte dei “bavarologi” più accreditati. Per Aiwanger insomma sono tutti stranieri: «Una volta sono stato nel Parlamento del Brandeburgo. Mi sembrava di essere a un sermone di una chiesa protestante» riassume l’altro leader popolar-populista della Baviera.

La ministra dell’Interno Nancy Faeser (Spd) in campagna elettorale in Assia, foto Ap
La ministra dell’Interno Nancy Faeser (Spd) in campagna elettorale in Assia, foto Ap

SEMAFORO SPENTO

Fare l’opposto del governo Scholz è la promessa del governatore Cdu dell’Assia, Boris Rhein, 51 anni, avviato verso la rielezione praticamente sicura. «Questo Land deve rimanere una zona senza semafori» spiega metaforicamente il premier agli elettori parlando però anche all’orecchio dei potenziali alleati del suo prossimo Gabinetto.

Anche a Wiesbaden come a Monaco la vittoria dei democristiani sembra già scritta dato l’incolmabile distacco della Cdu rilevata ieri a quota 31,5% con la Spd della ministra Faeser ferma al palo del 16,2%: perfino sotto i risultati delle ultime elezioni e dietro ai Verdi (16,8%) che attualmente governano l’Assia insieme a Rhein.

«È tempo di una prima ministra donna» è lo slogan dei socialdemocratici mirato alla costruzione di un governo con gli ambientalisti: unico modo per interrompere il monopolio democristiano costruito a dosi di «moderatismo» opposto al populismo bavarese.

Proprio Rhein è stato il primo a bacchettare il segretario nazionale Cdu, Friedrich Metz, quando ha ipotizzato alleanze locali con Afd. «Non è il mio stile, non sono le mie parole» è invece la sua presa di distanza dalla tesi degli «stranieri che rubano il lavoro» diffusa dall’ala destra della Cdu. Ma come tutta l’Union anche lui sostiene «fattivamente» la stretta sui migranti.

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