Gli orrori della dittatura? Solo «errori», peraltro «commessi da tutti i settori». Questa la lettura del golpe della coalizione di destra Chile Vamos, la quale, respingendo l’invito del presidente Boric a sottoscrivere una dichiarazione congiunta in difesa della democrazia ha voluto diffonderne una per conto suo. Nel rispetto, almeno a parole, dello stato di diritto, della Costituzione e dei diritti umani, ma senza una sola parola di condanna del golpe e declassando la tragedia della dittatura a «una profonda frattura sociale e politica».

Una dichiarazione trasversale, tuttavia, c’è stata e a firmarla sono stati Boric e i quattro ex presidenti ancora in vita: Eduardo Frei Ruiz-Tagle, Ricardo Lagos, Michelle Bachelet e Sebastián Piñera (quest’ultimo in controtendenza rispetto alla destra), i quali, nel documento dal titolo «Compromiso: Por la Democracia, siempre», prendono le distanze, «al di là delle loro differenze legittime», dalla «rottura violenta della democrazia in Cile che è costata la vita, la dignità e la libertà a tante persone, cilene e di altri paesi».

Invitando a difendere la democrazia e lo stato di diritto, i cinque presidenti si impegnano a «proteggere tali principi di civiltà dalle minacce autoritarie e dall’intolleranza», ad affrontare «le sfide della democrazia con più democrazia» – espressione quest’ultima molto cara a Boric – e a «fare della promozione dei diritti umani, al di là di ogni ideologia, un valore condiviso dall’intera comunità politica e sociale».