Fuggire in macchina da Bakhmut è ormai impossibile: troppo pericoloso ha detto un rappresentante delle forze armate di Kiev all’Ap. I civili sono così costretti a fuggire a piedi, e ieri una donna è stata uccisa e due uomini sono rimasti gravemente feriti dall’artiglieria russa proprio mentre cercavano di lasciare la città assediata. I civili rimasti, ha detto il vicesindaco Oleksandr Marchenko in un’intervista a Bbc Radio 4, sono fra 4.000 e 4.500, ma il numero preciso «è impossibile da sapere con certezza».

Eppure Marchenko è uno dei funzionari ucraini che ieri ha continuato a sostenere che Bakhmut non è ancora in mano russa: «Ci sono combattimenti in città e nelle strade, ma grazie alle forze ucraine i russi non hanno ancora preso il controllo» della città – che però ormai è «quasi del tutto distrutta, non c’è un singolo edificio che sia rimasto intatto».

A NEGARE che Bakhmut sia ormai caduta è anche il portavoce delle forze armate ucraine Serhiy Cherevatyi: alla Cnn ha detto che ieri ci sono stati «21 attacchi nemici» e nove combattimenti «nella sola zona di Bakhmut», aggiungendo che non c’è stato alcun ritiro di massa delle truppe di Kiev dalla città. Truppe che sono però «sotto intensa pressione» secondo un comunicato del ministero della Difesa ucraino: le vie libere per far arrivare gli approvvigionamenti dentro la città sono «sempre più limitate».

Più a ovest, nella città di Zaporizhzhia, con il ritrovamento del cadavere di una donna nel pomeriggio di ieri è salito a 11 il bilancio delle vittime del missile che si è abbattuto su un edificio residenziale. Tra di loro anche un bambino.
Nelle stesse ore un video del ministero della Difesa russo mostrava Sergei Shoigu in visita alle truppe di Mosca sul fronte ucraino, nella zona sud del Donetsk, dove ha incontrato tre ufficiali e a detta del ministero «ha condotto un’ispezione della postazione». La visita, un raro evento per il ministro, ha tutta l’aria di una risposta al video pubblicato venerdì su Telegram dal comandante del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin, in cui sosteneva che i suoi uomini hanno stretto Bakhmut in una morsa, intestandosi l’imminente presa della città dopo settimane di polemiche a distanza proprio con il ministero della Difesa russo, accusato di incompetenza e di non fornire armi a sufficienza ai suoi mercenari.

LUNGO IL CONFINE con la Polonia, a Leopoli, si sono incontrati invece il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola: entrambi hanno detto di auspicarsi che le procedure per l’ammissione dell’Ucraina nell’Unione europea comincino già quest’anno. Kiev, ha affermato Zelensky, «è al lavoro per implementare tutte le raccomandazioni della Commissione europea». E Metsola ha aggiunto che i paesi membri «devono prendere in seria considerazione» l’invio di caccia da guerra all’Ucraina.
Quanto alle armi fornite al paese, diversi media tedeschi riportavano ieri che sarebbero in corso delle trattative fra funzionari ucraini e l’azienda tedesca produttrice di armamenti Rheinmetall per costruire una fabbrica per la produzione di carri armati sul territorio ucraino.

In Russia intanto, a quanto riporta la testata Meduza, la bambina che lo scorso aprile aveva fatto un disegno pacifista in classe – in cui aveva scritto «sono contro la guerra» e rappresentato la bandiera russa e ucraina vicine una all’altra -, Masha Moskaleva, è stata messa in un istituto per la «riabilitazione sociale», dal quale è arrivata la comunicazione che non verrà rilasciata. Il padre, ha fatto sapere il suo avvocato, si trova agli arresti domiciliari: su di lui pende un’accusa penale per aver «screditato» l’esercito.