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Gli sbarchi non si fermano per decreto, né a colpi di propaganda

Gli sbarchi non si fermano per decreto, né a colpi di propagandaL'hotspot di Lampedusa – Ansa

Mediterraneo In tre giorni a Lampedusa arrivate quasi 2.500 persone. Senza navi delle Ong chi parte da Tunisia e Libia ha l’isola come unica destinazione. I numeri non sono allarmanti ma fanno a pugni con gli slogan di Meloni

Pubblicato più di un anno faEdizione del 18 febbraio 2023

Quasi 2.500 sbarchi a Lampedusa in meno di tre giorni. In totale 9.254 dall’inizio dell’anno, contro i 4.263 dello stesso periodo 2022. Numeri che non devono allarmare un paese di 60 milioni di abitanti, in cui i nuovi arrivati spesso restano solo il tempo di rifocillarsi e riprendere il viaggio verso l’Europa del nord. Numeri che, però, fanno a pugni con la propaganda delle destre, di lotta e di governo.

Ad agosto 2022 Giorgia Meloni affermava che «sui migranti l’unica soluzione è il blocco navale». Archiviata l’irrealizzabile opzione militare il giorno dopo l’investitura da premier, il suo governo ha virato su un nemico più alla portata: le Ong. Da fine dicembre il Viminale spedisce le navi umanitarie in porti distanti centinaia di chilometri subito dopo il primo soccorso. Obiettivo? Tenerle lontane dall’area dei salvataggi. Risultato? Aita Mari e Life Support in navigazione verso Civitavecchia, Geo Barents e Ocean Viking ad Ancona, Mediterraneo centrale sguarnito di soccorritori e tutti i barconi partiti da Libia e Tunisia con Lampedusa come unico orizzonte. Ieri gli ultimi numeri dall’hotspot nascosto nella pancia dell’isola parlavano di 2.270 persone. La capienza è di 400 posti.

Matteo Salvini non dice nulla. Sono lontani i blitz della campagna elettorale, due soltanto lo scorso agosto, quando il leader del Carroccio si presentava con telecamere a seguito. Parlava di «invasione», «tolleranza zero» e puntava il dito contro l’ex ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. Adesso che al Viminale c’è Piantedosi non vola una mosca.

Silenzio anche dai leghisti lampedusani. Come il vicesindaco Attilio Lucia che in passato era molto attivo a lanciare allarmi. Per esempio il 24 luglio 2022 supplicò Salvini di «venire al più presto sull’isola» perché «abbiamo disagi enormi e il degrado è tornato all’hotspot». E ancora: «La ministra Lamorgese si è dimostrata inadeguata. Lo dicono i numeri». Quel giorno nell’hotspot, riporta l’Ansa, c’erano 1.184 ospiti. La metà di ieri. Secondo l’ex sindaco Totò Martello l’amministrazione comunale «pensa sia più conveniente non infastidire il governo così da Roma arrivano i soldi per chiudere il bilancio». 2,5 milioni quelli previsti nel Milleproroghe «in considerazione dello straordinario aumento degli sbarchi».

I migranti arrivati in questi giorni sono partiti principalmente dalla Tunisia, e in particolare da Sfax, ma sono quasi tutti subsahariani. Lo scorso anno i cittadini di altre nazionalità che hanno raggiunto l’Italia dallo Stato nordafricano sono stati 14.050 sui 32.371 totali. «Nel paese c’è una situazione difficile che colpisce migranti e residenti – spiega Flavio di Giacomo, portavoce per il Mediterraneo dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) – Molti subsahariani che vivevano lì da tempo stanno lasciando il paese, spesso diretti verso mete europee diverse dall’Italia, a causa della crisi economica esplosa dopo il covid. Tra i tunisini registriamo l’arrivo di molti più nuclei familiari, anche di classe media o medio-alta. Quest’estate su una barca c’erano due docenti universitari».

Insomma partono un po’ tutti, con o senza navi Ong al largo. Appena un mese e mezzo fa Libero sosteneva che la volontà del nuovo governo di fermare gli sbarchi aveva convinto molti «africani» a rinunciare al viaggio. Immigrazione, tam-tam: «Ora c’è la Meloni, non partiamo più» il titolo dell’articolo pubblicato il 2 dicembre. Una macchietta, se non fosse che Fratelli d’Italia lo ha ripreso sui suoi account social ufficiali con tanto di foto della premier e lo slogan: «Dopo anni di politiche immigrazioniste attuate dalla sinistra, l’Italia torna a difendere i confini». Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Mai come questa volta.

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