Gli eventi estremi sono in aumento e le infrastrutture non sono adeguate
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Gli eventi estremi sono in aumento e le infrastrutture non sono adeguate

I dati Tornado, grandinate, piogge torrenziali. Per il direttore dell’Anbi Gargano l’Italia è «l’hub mediterraneo» della crisi climatica

Pubblicato 6 giorni faEdizione del 21 settembre 2024

Sulla Romagna ieri è tornato il sole e le temperature medie sono quelle di fine estate, sopra i venti gradi. In Appennino, però, i campi sono zuppi d’acqua, dopo aver raccolto fino a 350 millimetri di pioggia in 48 ore: è un record, un dato superiore a quello delle precipitazioni che hanno causato le due alluvioni del maggio 2023, un «evento estremo», di quelli sempre più frequenti nel nostro Paese.

In attesa di contare le nuove frane, che si vanno ad aggiungere a quelle del 2023, non ancora sanate, ieri è stato l’Osservatorio sulle risorse idriche di Anbi, l’Associazione nazionale tra i consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, a fornire dati rilevanti: dall’inizio dell’anno al 15 settembre 2024 in Italia sono già stati registrati ben 1.899 eventi estremi.

Si tratta, in particolare, di 212 tornado (52 nella prima metà di settembre, il 71% sulle coste tirreniche), 664 grandinate con chicchi di grandi dimensioni (di cui 37 nella prima metà di settembre, con un record in Versilia dove i chicchi caduti sono arrivati a un diametro fra 7 e 9 centimetri) e ben 1.023 nubifragi. Di questi, 157 sono stati registrati nella prima metà di settembre, il 91% sulle regioni dell’Italia Centro-settentrionale.

Secondo le informazioni raccolta dall’European Severe Weather Database, tutte e tre i tipi di eventi meteo estremi hanno colpito nel mese di settembre l’area orientale dell’Emilia-Romagna.

«È un dato su cui occorre riflettere, perché spiegherebbe il ripetersi di un’alluvione a soli 16 mesi dalla disastrosa inondazione di maggio 2023» ha commentato il direttore generale di Anbi, Massimo Gargano. «Se l’Italia è l’hub mediterraneo della crisi climatica, sulle aree costiere dell’Adriatico convergono probabilmente fenomeni atmosferici incompatibili e scatenanti piogge torrenziali, che esaltano l’inadeguatezza dell’attuale rete idraulica» ha aggiunto.

Ed è così: un mare dai fondali molto bassi, come quello che divide l’Italia dalla penisola balcanica, raggiunge facilmente temperature molto elevate al termine di un’estate calda come l’ultima, e questo rende estremamente più probabili questi rovesci temporaleschi di fine estate (nel 2022, nello stesso periodo, un’alluvione tremenda colpì meno di cento chilometri più a Sud l’interno della provincia di Pesaro e Urbino e la città di Senigallia, in provincia di Ancona, facendo 13 vittime).

Le zone alluvionate di Motta, Traversara e Faenza
Le zone alluvionate di Motta, Traversara e Faenza, foto Ansa

La complessità della situazione di oggi obbliga ad affrontare «una verità scomoda – aggiunge Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi -, ma che va detta per rispetto verso chi sta soffrendo le conseguenze di nuove alluvioni: è dagli anni Ottanta che in Italia manca la pianificazione nazionale di interventi per la prevenzione idrogeologica, privilegiando di intervenire con fondi per le emergenze.

È quanto sta accadendo anche in Romagna – prosegue Vincenzi -, dove stiamo operando in sintonia con la Struttura di Missione governativa, guidata dal generale Figliuolo. Si sta lavorando, ma nessuno, però, ha la bacchetta magica soprattutto di fronte al ripetersi di violenti eventi meteo a distanza di soli pochi mesi».

Sul tema ieri è intervenuto anche Maurizio Zamboni, referente per l’Emilia-Romagna della Sigea (Società italiana di geologia ambientale): «Di interventi da maggio 2023 a oggi ne sono stati fatti, ma andrebbe ripensato del tutto l’assetto idraulico dell’Emilia-Romagna. Parliamo forse di centinaia di miliardi di euro» stima il geologo.

Intanto, a Modigliana, nel primo Appennino forlivese, i tecnici di Hera erano al lavoro, con autobotti e camion cisterna in azione, per gestire la rottura dell’acquedotto, con l’obiettivo di mettere in piedi entro la sera di ieri un’infrastruttura provvisoria per garantire l’acqua potabile.

I tecnici erano al lavoro anche sulla rete fognaria. Gli effetti più estremi del nuovo clima cancellano anche il godimento dei diritti essenziali di cittadinanza.

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