Sarà la procura generale della Corte dei conti a decidere se e come sanzionare Marcello Degni, il consigliere finito nella bufera per un suo post su X nel quale sottolineava l’eccessiva arrendevolezza delle opposizioni sul bilancio, passato in una sola giornata di lavori parlamentari, senza gravi paturnie per la maggioranza e il governo. Un dettaglio che non è sfuggito a molti commentatori politici. Degni ha lavorato fino al 2008 al Senato, e in più occasioni si è occupato del bilancio pubblico.

«Anche quando al governo c’era Berlusconi – sottolinea – e nessuno ha mai messo in dubbio la mia imparzialità». Il magistrato contabile, citato anche dalla premier Giorgia Meloni nella sua conferenza stampa d’inizio anno, definito «sfrontato», sottolinea che, al di là dei toni forse rivedibili, la sua è stata una critica di metodo, oltre che una critica alle minoranze parlamentari. «Dal 2005 in poi è cominciata questa pratica di soppressione del dibattito parlamentare sul bilancio dello stato – spiega -, si fa un maxi emendamento, il governo mette la fiducia, i parlamentari fanno le loro dichiarazioni di rito e la questione finisce lì. Prima si lavorava molto di più, la discussione era vera e il parlamento aveva un ruolo molto più importante».

Da qui la difesa dall’accusa di essere un nemico della patria, anzi della nazione, per aver parlato di esercizio provvisorio («Èprevisto pure dalla Costituzione») e di ostruzionismo («È prassi parlamentare più che centenaria ormai»). D’altra parte, un eventuale esercizio provvisorio sarebbe durato sì e no una giornata, o forse non ci sarebbe neanche stato se i parlamentari avessero lavorato il 31 dicembre (e magari in questo modo qualcuno avrebbe anche evitato di strafare al veglione): la maggioranza in parlamento è molto ampia, in fondo, in nessun caso l’eventuale discussione l’avrebbe messa in difficoltà. Segno dei tempi: il bilancio si vota per titoli e non più articolo per articolo.

PER IL RESTO, la Corte dei conti ha le sue procedure di rito per le eventuali infrazioni disciplinari: si apre un procedimento in tutto e per tutto simile a un processo, con regolamenti, capi di incolpazione e possibilità di difendersi. E infatti Degni ha già provveduto a nominare un avvocato che seguirà con lui i prossimi passi, quando ci saranno. Il consiglio di presidenza della Corte dei conti, in buona sostanza, si è riunito ieri, in via telematica, quasi solo per rispondere all’onda mediatica che si è scatenata contro Degni, decidendo un qualcosa che in ogni caso sarebbe andato avanti da sé. La polemica, però, infuria lo stesso e si susseguono dichiarazioni di parlamentari della destra che chiedono le dimissioni immediate del consigliere, anche se lui non appare assolutamente intenzionato a fare un passo del genere.

DEGNI è stato messo al centro del mirino dal capogruppo di FdI alla Camera Tommaso Foti (e a seguire dall’orda social) per la sua condivisione su X della prima pagina del manifesto sulla morte di Toni Negri. «Èun giornale che leggo sin dal suo primo numero e ancora oggi vado tutti i giorni in edicola per comprarlo», racconta Degni, che al collettivo del manifesto peraltro si avvicinò quando era studente, negli anni ’70, a Roma.