Europa

Gli agricoltori francesi pronti a occupare Parigi

La protesta degli agricoltori francesi foto ApLa protesta degli agricoltori francesi – foto Ap

La rabbia rurale Blocchi in tutto il Paese, trattori in attesa di una risposta del governo Attal. Ong sfidano Bruxelles: azione legale contro la proroga dell’uso del glifosato

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 26 gennaio 2024

Gli agricoltori francesi non hanno alcuna di intenzione di arrestare le proteste, in atto attraverso azioni di disturbo sulle arterie del Paese e blocchi autostradali che da giorni sono in corso. Anzi alzano il tiro: se il governo non darà loro ascolto, potrebbero arrivare a ingolfare le strade della capitale. Il governo francese è chiamato a rispondere alla protesta in tempi rapidi. E una nota dei servizi di sicurezza, ottenuta dal network France24 ha allertato in merito a «rischi concreti per l’ordine pubblico».

LA CONFERMA della volontà di arrivare a Parigi arriva anche da Arnaud Gaillot, leader dei Jaunes agricolteurs quando ai giornalisti scandisce: «Tutte le possibilità sono ancora sul tavolo». Tratti dell’autostrada tra Marsiglia e Lione – rispettivamente la seconda e la terza città più grandi del Paese – sono stati cosparsi di casse di ortaggi, mentre poco più a sud di Parigi decine di trattori hanno rallentato il traffico dell’ora di punta al mattino. Ai giornalisti che gli chiedevano quando i dimostranti si sarebbero fermati, Gaillot ha risposto: «Chiedete ad Attal, dipende da lui». E infatti ieri mattina a Parigi il premier ha riunito i ministri della Transizione ecologia e dell’Economia per mettere a punto le prime misure, da annunciare plausibilmente proprio oggi. La Fnsea, il maggior sindacato agricolo, mercoledì scorso aveva indirizzato al governo una lista di richieste. Tra queste, una migliore applicazione della legge per salvaguardare i prezzi dei prodotti alla produzione, il mantenimento delle agevolazioni fiscale sul diesel, e non da ultimo il pagamento immediato dei sussidi Ue.

Intanto ieri, proprio nella capitale europea – teatro mercoledì mattina di una manifestazione del mondo rurale francese di fronte alla sede dell’Europarlamento – la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha aperto, come annunciato nei giorni scorsi, il dialogo strategico per il futuro dell’agricoltura. Il primo incontro, svoltosi a Palazzo Berlaymont (sede dello stesso esecutivo Ue) ha annunciato la scansione del dialogo, che avverrà più o meno una volta al mese, da ora fino all’estate. Negli incontri, i responsabili delle politiche Ue siederanno al tavolo con le associazioni di categoria, con la volontà dichiarata di rivelare il lato della transizione ecologica più compatibile con il business. «Dobbiamo superare la polarizzazione con il dialogo» ha detto durante l’evento di inaugurazione la presidente von der Leyen facendo riferimento alle proteste in corso in tutti i maggiori Paesi Ue. Gli agricoltori meritano «una giusta remunerazione per il loro lavoro. E il nostro obiettivo è sostenere i vostri mezzi di sussistenza, e garantire la sicurezza alimentare dell’Europa».

L’OBIETTIVO PRINCIPALE di molti agricoltori – soprattutto quelli rappresentati attraverso le grandi confederazioni – è rappresentato dall’applicazione Green Deal europeo, compresa la diminuzione o eliminazione dell’utilizzo di pesticidi. Discorso a parte merita invece il glifosato – un diserbante ampiamente usato in agricoltura con effetti sulla salute umana molto dibattuti – la cui licenza all’utilizzo è stata rinnovata per altri 10 anni dalla Commissione Ue lo scorso dicembre.

IERI UN GRUPPO di organizzazioni ha presentato ricorso contro la decisione. Si tratta di un passo articolato in due iniziative indirizzate alla stessa Commissione Ue: la richiesta di una revisione interna avanzata da sei ong europee e la domanda di altre cinque ong, tutte francesi, di annullamento della riapprovazione del glifosato. In entrambi i casi la Commissione ha tempo fino alla fine di giugno per fornire una risposta, in mancanza della quale verrà avviata l’azione legale vera e propria. L’errore è stato «non è prestare sufficiente attenzione alla scienza», accusa il Pesticide Action Network, tra i promotori dell’iniziativa. Ma considerati i grandi interessi lobbistici in campo, non sarà una battaglia facile.

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