Gkn, la Fiom avverte il Mise: “La fabbrica deve ripartire”
Delocalizzazioni All'indomani del lunghissimo e suggestivo corteo di mercoledì, con 4.000 manifestanti, i metalmeccanici della Cgil chiamano il ministero dello Sviluppo economico a riaprire il confronto con il fondo Melrose, chiedendo l'intervento del governo e di Mario Draghi: "Va rispettata la responsabilità sociale, come previsto dalla Costituzione”.
Delocalizzazioni All'indomani del lunghissimo e suggestivo corteo di mercoledì, con 4.000 manifestanti, i metalmeccanici della Cgil chiamano il ministero dello Sviluppo economico a riaprire il confronto con il fondo Melrose, chiedendo l'intervento del governo e di Mario Draghi: "Va rispettata la responsabilità sociale, come previsto dalla Costituzione”.
Con negli occhi ancora il lunghissimo e suggestivo corteo della notte, aperto dalla bandiera originale della brigata partigiana “Vittorio Sinigaglia” protagonista della liberazione di Firenze dal nazifascismo, gli operai della Gkn vanno avanti con l’assemblea permanente all’interno del “loro” stabilimento. Un altro giorno è passato, e pur senza troppe illusioni a Campi Bisenzio si attendono notizie dal ministero dello Sviluppo economico, dove all’inizio del mese i padroni del fondo Melrose avevano chiesto “qualche ora” per rispondere alla proposta della viceministra Todde di ritirare i licenziamenti, e accettare 13 settimane di cig – tutta pagata dallo Stato – mentre nel frattempo si sarebbe lavorato alla reindustrializzazione del sito.
Il perdurante silenzio del fondo finanziario anglosassone porta ancora una volta la Fiom a intervenire. Così Michele De Palma, segretario nazionale e responsabile automotive dei metalmeccanici Cgil, e Daniele Calosi, segretario generale Fiom di Firenze e Prato, chiedono al Mise di darsi una mossa: “Vorremmo ricordare che siamo ancora in attesa di una nuova convocazione al tavolo ministeriale. Dal 4 agosto sono trascorsi tanti giorni e non abbiamo ricevuto alcuna risposta, pertanto il ministero riapra il confronto”.
De Palma e Calosi ribadiscono la strategia d’azione portata avanti con Fim e Uilm: “Siamo pronti alla trattativa, togliendo dal tavolo la pregiudiziale dei licenziamenti attraverso il ritiro della procedura di licenziamento collettivo e l’attivazione delle 13 settimane di cassa integrazione ordinaria”. Poi sottolineano alcuni dati di fatto: “Per noi e per i lavoratori dello stabilimento Gkn è necessario trovare soluzioni di continuità, visto che non sussiste alcun problema di qualità e quantità della produzione. Qualsiasi ipotesi di cessazione di attività e la relativa cassa brucerebbe una parte importante e qualificata della capacità industriale di Firenze e del Paese. Lo stabilimento è nelle condizioni di continuare a produrre subito: allora si riparta”.
Di qui le richieste della Fiom, sia a Melrose che all’esecutivo di Mario Draghi: “All’azienda di rispettare il contratto nazionale, gli accordi aziendali e l’avviso comune firmato dal presidente del consiglio. Al governo l’attivazione del tavolo di monitoraggio presso Palazzo Chigi; una legge che da subito impedisca speculazioni e delocalizzazioni che colpiscono i lavoratori e il futuro industriale del Paese; e intervenire sulle aziende committenti e sul fondo, per far rispettare la responsabilità sociale come previsto dalla Costituzione”.
“Fino ad oggi – concludono De Palma e Calosi – i tentativi del management di dividere le istituzioni dai lavoratori, i lavoratori dal sindacato, e lo stabilimento dall’opinione pubblica, è fallito. Perché ormai è chiaro che un intero Paese è solidale con i metalmeccanici della Gkn, e non intende cedere alla volontà del management di trattare il prezzo della dignità di chi per vivere deve lavorare”.
A riprova del fatto che Gkn è diventata vertenza simbolo, a Sant’Anna di Stazzema, ad aprire la cerimonia in ricordo delle 560 vittime dell’eccidio nazifascista, è stato Matteo Moretti della Rsu, invitato dal sindaco Maurizio Verona per portare la testimonianza degli oltre 500 lavoratori licenziati. E il sempreverde Bruno Possenti, coordinatore dell’Anpi Toscana, ha sintetizzato le ragioni del corteo di mercoledì con parole chiare: “Anche questa è una insurrezione, contro l’infamia perpetrata ai danni di questi operai, e di tanti altri lavoratori in giro per l’Italia. Gkn è diventata una linea del Piave”. Un pensiero comune ai 4.000 partecipanti a un corteo tanto inconsueto per il periodo quanto coinvolgente nello svolgimento. Con tutta la sinistra sociale, sindacale e politica della città in marcia, dopo l’omaggio fatto ai manifestanti dalla giunta comunale al completo.
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