“Ci sono troppe cose che non tornano fra quanto sottoscritto nello scorso gennaio, e quanto invece ci viene ora prospettato”. Era stato facile profeta Matteo Moretti, dieci giorni fa, quando al termine di un irrituale incontro in Prefettura, senza le organizzazioni sindacali, aveva chiesto a nome della Rsu ex Gkn un nuovo accordo quadro per le reindustrializzazione dello stabilimento di Campi Bisenzio. Una fabbrica all’avanguardia nella produzione di semiassi, ferma dal 9 luglio di un anno fa, quando il fondo finanziario Malrose che controlla la multinazionale dell’automotive aveva decretato dalla sera alla mattina la delocalizzazione delle produzioni.
Ieri la convocazione è stata ufficiale, alla Camera del Lavoro di Firenze, e in videoconferenza c’era il responsabile crisi industriali del Mise, Luca Annibaletti. Ma il risultato non è cambiato di una virgola. A tal punto che, di fronte all’ennesimo silenzio dell’ex advisor Vincenzo Borgomeo sui nuovi soci che dovrebbero affiancarlo nella “mission” di una riconversione che dovrebbe portare dal 2024 alla realizzazione di motori elettrici per macchinari industriali, anche la Fiom Cgil ha preso la stessa posizione della Rsu e del Collettivo di Fabbrica.
“E’ nacessario un nuovo accordo che implementi e completi l’accordo quadro del 19 gennaio che è purtroppo ad oggi largamente disatteso – hanno detto a chiare lettere Simone Marinelli, coordinatore nazionale automotive per la Fiom-Cgil, e Stefano Angelini della Rsu – e questo accordo dovrebbe codificare un cronoprogramma dettagliato relativo alla reindustrializzazione, e formalizzare tutti gli elementi di certezza societaria, finanziaria e di volumi produttivi”.
Tutti elementi che ancora mancano: “Il tavolo al Mise – certificano Marinelli e Angelini – conferma per quanto ci riguarda tutto il grado di incertezza che ancora oggi avvolge il progetto Qf, così come il fatto che l’attuale bozza di piano industriale è una fotografia dall’alto, ancora privo di dettagli e di possibilità di essere discusso e verificato dalle parti sociali. Il grado di incertezza non si riferisce solo ai nomi degli investitori, che in teoria dovrebbero essere rivelati a breve, ma sulla struttura societaria di Qf, sulla linea di credito, sulle commesse e la loro ufficializzazione contrattuale”.
Operai e sindacato sono sempre più dubbiosi: “L’annuncio da parte di Borgomeo della creazione di un consorzio ‘non a scopo di lucro’, non spiega né chiarisce questi elementi. Anzi determina un ulteriore elemento di non chiarezza. Il rischio paventato è che Qf sia una ‘società fabbrica’ funzionante di fatto come un contoterzista di assemblaggio e produzione rispetto a soggetti terzi, senza avere realmente possesso del know how e una finanziabilità chiara del progetto”.
Di qui la convocazione entro breve di un nuovo tavolo tecnico tra Mise, Invitalia, Regione Toscana e Borgomeo. In attesa del quale “qualsiasi atto e annuncio da parte di Qf sarà fatto in maniera unilaterale, e non in base a un processo di discussione e accordo con le organizzazioni sindacali e la Rsu”. Solo Borgomeo, bontà sua, si dice soddisfatto: “Oggi sono stati fatti passi in avanti”. Mentre il Collettivo di Fabbrica, che da oltre un anno presidia lo stabilimento, oggi sarà alla manifestazione di Piacenza a sostegno dei sindacalisti del Si Cobas arrestati solo perché facevano il loro lavoro: “I prossimi potremmo essere noi – avvertono le sempre combattive tute blu Gkn – quelli dopo potrebbero essere tutti coloro che fanno attività sindacale, e quelli dopo ancora semplicemente chiunque provi a fare valere un diritto”.