Dopo i primi 100 giorni della guerra russa contro l’Ucraina, l’opinione pubblica europea è ancora unita nel sostenere la posizione politica e le scelte dell’Unione europea? Quali popolazioni sono più attente ad una risoluzione «giusta» del conflitto, e quali si dicono più «pacifiste» costi quel che costi agli ucraini e ai loro diritti? Quante persone invece preferirebbero una giusta mediazione tra il silenzio delle armi e il ripristino della legalità internazionale?

Il sondaggio pubblicato ieri dall’Ecfr (European Council on Foreign Relations, un tink tank fondato nel 2007 da intellettuali, attivisti e ex membri delle istituzioni di 27 Paesi europei) dal titolo «Pace contro giustizia: l’imminente spaccatura europea sulla guerra in Ucraina», rileva che l’unità dell’opinione pubblica europea inizia a mostrare nuove crepe, nuove fratture che dividono i Paesi e attraversano le stesse nazioni. E che – per quel che ci riguarda – l’Italia è il Paese più «pacifista», ma anche più restio a riconoscere la responsabilità di Putin.

«Oltre l’80% degli intervistati in Polonia (83%), Svezia (83%), Finlandia (90%) e Gran Bretagna (83%) considera la Russia responsabile di questa guerra», è uno dei risultati chiave dell’indagine pan-europea svolta in nove Stati membri dell’Ue (Finlandia, Francia, Germania, Italia, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna e Svezia) e in Gran Bretagna. Una percentuale che si riduce un po’ in Germania (66%) e in Francia (62%), ma crolla decisamente in Italia con un 56%. Inoltre, in tutti i Paesi coinvolti «la maggioranza, o una pluralità di cittadini, vede la Russia come l’ostacolo principale ad eventuali accordi di pace, con alte percentuali in Finlandia (87%), Svezia (82%), Gran Bretagna (76%), Polonia (74%) e Spagna (69%).

Quest’opinione è meno diffusa in Romania (42%) e in Italia (39%), ma è comunque prevalente in entrambi i Paesi. Gli italiani – si legge ancora nel rapporto – sono i più scettici riguardo al ruolo della Russia nello scoppio della guerra: il 35% degli intervistati incolpa l’Ucraina, gli Stati Uniti o l’Ue». Retaggio ideologico o frutto delle politiche sovraniste e anti europee che sia.

Mediamente, tra gli 8.172 intervistati europei tra il 28 aprile e l’11 maggio 2022, «il 35% è a favore della pace ed il 22% della giustizia. Un altro 20% può essere considerato come un gruppo composto da “indecisi”, dove sono inclusi coloro che non sanno scegliere tra gli imperativi di pace e giustizia, ma sostengono comunque ampiamente l’azione dell’Europa in risposta alla guerra». Il gruppo della «pace» è sostenuto, rivela il sondaggio, «principalmente dagli italiani, precisamente il 52%», mentre «i polacchi sostengono fortemente il gruppo della giustizia, con il 41% che desidera punire la Russia ed è a favore del ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina».

In ogni caso, «la maggioranza degli intervistati ritiene che i governi nazionali dovrebbero interrompere le relazioni economiche, diplomatiche e culturali con Mosca». In testa a quest’ultima particolare classifica c’è la Polonia, per ovvie ragioni di affinità e anche perché, spiega il Consiglio europeo delle relazioni estere, il governo di Varsavia ha accolto «più della metà degli ucraini in fuga».

E sulla questione dei profughi, mentre sostiene gli sforzi del proprio governo nazionale per il reinsediamento dei rifugiati ucraini il 91% dei cittadini in Finlandia, il 90% in Svezia, l’83% in Portogallo e Spagna, l’82% in Gran Bretagna e il 76% in Germania, il dato si riduce invece proprio in Polonia, con “solo” il 71% degli intervistati propenso ad accogliere i profughi ucraini, e in Italia con il 75%.

Il 58% degli europei vuole poi che l’Ue riduca la sua dipendenza dal petrolio e dal gas russo, «anche a scapito degli obiettivi climatici». Lo vogliono in particolare coloro che vivono in Finlandia (77%), Paese «che importa la maggior parte del gas dalla Russia».

In generale, sembra però che gli europei inizino ad abituarsi alla guerra e a preoccuparsi soprattutto dell’«interruzione dei commerci, l’aumento dei prezzi dell’energia e l’inflazione». Oltre che delle armi nucleari in mano al Cremlino. Il 42% degli intervistati ha affermato infatti «che i propri governi dedicano troppo tempo alla guerra in Ucraina» invece che ad altri problemi; solo il 4% ritiene che sia troppo poco. Ma la guerra, avverte l’Ecfr, «è come le montagne russe: l’opinione pubblica può cambiare ad ogni svolta, ed è anche un motore estremamente potente».