Un gesto di cortesia. Ma anche il segnale che ormai si è arrivati al traguardo. Nel tardo pomeriggio di ieri guardasigilli Carlo Nordio e il sottosegretario Alfredo Mantovano sono saliti al Quirinale dove hanno incontrato il presidente Sergio Mattarella (e prima il segretario generale Ugo Zampetti) per illustrare i contenuti della prossima ventura riforma della giustizia, che potrebbe finire in consiglio dei ministri già oggi, o al massimo il 3 giugno. Si tratta, per la verità, di un testo molto più morbido di quanto preventivato: la separazione delle carriere si farà, ma solo fino a un certo punto. Non ci sarà infatti lo sdoppiamento del Csm, che rimarrà uno solo, sia pure con due sezioni al suo interno (e sorteggio integrale dei suoi componenti togati). Non ci sarà nemmeno l’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale, punto che in verità già nelle scorse settimane sembrava essere stato archiviato.

«Una vittoria che va nella direzione della tutela dei cittadini e che dedichiamo al nostro leader Silvio Berlusconi», ha detto il leader di Forza Italia Antonio Tajani che, non a torto, vede la riforma come un suo successo personale. All’inizio della legislatura, infatti, il suo partito sembrava essere l’anello debole della coalizione di governo, adesso invece il peso degli azzurri è notevolmente aumentato. E la separazione delle carriere (più o meno) è il sigillo definitivo su questo nuovo status, almeno in attesa delle europee, vera cartina tornasole dello stato delle cose tra le forze di maggioranza.

Dalle parti del Colle non c’è da aspettarsi reazioni veementi: Mattarella, come sua abitudine, non lascerà trasparire molto. Le sue (note) perplessità emergeranno in un altro modo, ovvero le farà emergere il Csm, le cui componenti sono a dir poco critiche verso la riforma di Nordio.

Le toghe, infatti, hanno già in più occasioni espresso la loro ferma contrarietà alla separazione delle carriere e a quel che ne consegue. Non solo la sinistra giudiziaria, ma anche la corrente centrista di Unicost e persino la destra di Magistratura indipendente, di cui peraltro Mantovano fu un importante esponente quando anche lui era uomo di tribunale.

Per quello che riguarda il Quirinale, invece, la reazione andrà cercata sul piano degli atti formali, per esempio con una futura sottolineatura dell’importanza del Csm. È questo il livello su cui si muove di solito Mattarella, il cui attivismo dell’ultimo periodo – tra presenze a varie iniziative, interventi e addirittura commenti sui social – è di per sé una presa di posizione sull’altra riforma costituzionale che il governo Meloni tiene in caldo, quella del premierato. La grande attività pubblica del presidente altro non è che un modo per far notare la sua importanza. Non solo come figura istituzionale, ma anche come simbolo dell’unità nazionale.